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Vincent, la vita in balia di medici inesperti

I tre medici scelti dal tribunale francese per valutare le condizioni del tetraplegico Vincent Lambert hanno scritto una lettera nella quale annunciano di ritirarsi dall’incarico affidato loro. Ma il tribunale dovrà decidere. 

Vita e bioetica 20_06_2018

Solo qualche giorno fa avevamo dato notizia del ricorso degli avvocati dei genitori e di due fratelli di Vincent Lambert per rifiutare l’équipe medica nominata dal tribunale di Châlon-en-Champagne; le ragioni di questa nuova azione legale risiedevano nel fatto che nessuno dei tre medici era specializzato per pazienti in stato vegetativo e pauci-relazionale. Il tribunale, il 5 giugno, ha deciso di non tener conto di questa richiesta, ma un nuovo colpo di scena sembra dar ragione ai legali che stanno cercando di difendere il diritto alle cure ed alla vita di Vincent. I tre medici scelti hanno infatti scritto una lettera, nella quale annunciano di ritirarsi dall’incarico affidato loro dal tribunale, cioè quello di redigere una nuova perizia sulle condizioni di Vincent. Alla luce di questi nuovi fatti, il tribunale ha previsto una nuova udienza per il prossimo 20 giugno.

Il tono della lettera lamenta il clima poco sereno, riferendosi evidentemente alla richiesta di “rifiuto” da parte degli avvocati Jérôme Triomphe e Jean Paillot. Queste pressioni legali, affermano i tre medici, “danno la sensazione di una grande confusione, che non ci sembra propizia per il buon svolgimento di una perizia”.

Ovviamente la maggior parte della stampa francese ha fatto da cassa di risonanza a queste “lamentazioni”, per accusare di intromissione e di pressione quanti stanno semplicemente tutelando il diritto di un uomo ad essere nutrito ed idratato, trascurando alcuni passaggi importanti della lettera, che di fatto danno invece ragione ai genitori di Vincent e ai loro legali. Nella lettera, i tre medici affermano infatti che “il collegio di esperti non può che prendere atto di non avere l’autorità per resistere a questi tentativi di manipolazione ed alle diverse critiche”.

Scremata dal risentimento e dalla scocciatura, questa affermazione significa molto semplicemente che i tre medici non sono in grado di affrontare gli innumerevoli colleghi specialisti (vedi qui), che negli ultimi mesi hanno alzato la loro voce in difesa di Vincent, chiedendo esplicitamente al dott. Sanchez, che ha in carico Vincent all’ospedale di Reims, di permettere al giovane tetraplegico di lasciare l’ospedale, per essere accolto in strutture specializzate ed adatte a casi come il suo. Perché è bene ricordare che non sono solo i tre medici nominati dal tribunale a non essere esperti di situazioni in stato vegetativo e pauci-relazionale, ma nemmeno il dott. Sanchez, che intende mettere a morte Vincent dall’alto delle sue competenze geriatriche.

A conferma del fatto che il paradosso della situazione legale di Vincent sta nel fatto che a scrivere una perizia siano stati incaricati tre imperiti, i tre medici dimissionari arrivano persino a consigliare al presidente del tribunale di Châlon-en-Champagne “per portare a buon fine questa perizia, di costituire un collegio di esperti che diano prova di un’autorità assolutamente incontestabile”, specificando anche la necessità che Vincent sia accolto in una struttura adeguata da parte di uno di questi medici specialisti, affinché la perizia possa essere svolta con tempo e modalità congrue. Elementare, Watson! Perché allora prendersela con dei legali che da tempo non stanno chiedendo altro, adempiendo semplicemente al loro dovere con grande buon senso?

Orazio parlava dell’irritabile genus vatum, ma anche i medici, quanto a permalosità, non sembrano secondi a nessuno.