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FRANCIA

La vita di Vincent Lambert affidata a mani inesperte

Vincent Lambert, il 41enne francese ricoverato a Reims a cui vorrebbero interrompere idratazione e nutrizione, ora è appeso di nuovo a un filo. I genitori e il loro avvocato protestano perché il tribunale, per decidere sulla sua vita, ha nominato una commissione di tre medici non specializzati in casi simili al suo.

Vita e bioetica 14_06_2018
Vincent Lambert

Le ultime notizie sul caso Lambert avevano permesso ai genitori di Vincent di prendere una boccata d’aria fresca, dopo mesi di assedio, con la spada di Damocle che pendeva sulla testa del loro figlio. Il tribunale amministrativo di Châlon-en-Champagne, aveva infatti disposto “una perizia medica preliminare, che tenga conto delle specificità di pazienti come Vincent Lambert”, da parte di tre medici, nominati dal tribunale il 2 maggio; questa decisione aveva temporaneamente congelato la risoluzione dell’ospedale CHU di Reims di interrompere l’idratazione e la nutrizione di Vincent. Ma appunto di una boccata d’aria si è trattata, breve quanto un respiro.

Già il 24 maggio scorso, infatti, la famiglia Lambert era dovuta tornare a diffondere un comunicato stampa, nel quale annunciava che gli avvocati dei genitori di Vincent, di un fratello e di una sorella, avrebbero depositato una richiesta di rifiuto dei tre esperti nominati dal presidente del tribunale di Châlon-en-Champagne. La motivazione di questa istanza: i tre medici non sono specializzati nella cura di pazienti in situazione pauci-relazionale, come Vincent; essi inoltre rifiutano un confronto con altri medici specialisti, in particolare quelli che da tempo stanno supportando la famiglia Lambert, e con gli stessi famigliari. Viene contestata “la loro determinazione di realizzare una perizia in un solo giorno per deporre il loro rapporto in modo precipitoso”. Uno degli avvocati della famiglia, Jean Paillot, si era lamentata del fatto che, proprio la non specializzazione della commissione dei tre medici, nominata dal tribunale, inficiava fin dall’inizio il risultato della perizia: “non ci si permette di fare quel che vogliamo, e cioè una perizia veramente adeguata, e non una perizia approssimativa”.

Il 5 giugno scorso, il tribunale ha previsto un dibattito sul caso, decidendo però di respingere la richiesta di rifiuto dei tre esperti. E’ ancora Jean Paillot a rilasciare una dichiarazione: «Questa decisione molto sorprendente denota la non volontà di conoscere la realtà delle condizioni di salute di Vincent Lambert». Due giorni dopo la decisione del tribunale, il 7 giugno, Viviane, la madre di Vincent è tornata a farsi sentire, scrivendo nuovamente una lettera al Presidente francese Emmanuel Macron. Alla prima lettera, del 16 aprile, il Presidente non si è degnato di dare risposta. Ora Viviane torna alla carica “perché sono preoccupata […] Mio figlio rischia di essere condannato a morte, sebbene non sia oggetto di alcun accanimento irragionevole, ma sia semplicemente alimentato e idratato con un sondino”. Dopo aver lamentato che Vincent “vive rinchiuso nella sua camera d’ospedale, senza cure adeguate alla sua condizione: non viene mai alzato, non fa sedute di kinesiterapia, non viene rieducato alla deglutizione”, Viviane, con l’estrema franchezza che gli è propria, ricorda che “nel momento in cui la legge sull’agricoltura, in discussione nell’Assemblea nazionale, è stata l’occasione di parlare della salute degli animali, del trattamento degli animali nei mattatoi e del divieto di tenere i conigli in gabbia, non ho potuto fare a meno di pensare a mio figlio, che è meno protetto di tanti animali”.

La vita di Vincent è nelle mani di una perizia medica e della decisione di un giudice, cioè dell’arbitrio, più o meno illuminato e comprensivo, di essere umani. Questo è l’esito inevitabile di un’ideologia che ha deciso di poter negoziare sulla vita delle persone; e non c’è praticamente più nessuno in grado di resistere, nessuno che faccia katechon, se non la buona volontà di tanti uomini e donne che continuano a pensare che i valori non negoziabili rimangano sempre gli stessi, anche se qualcuno pensa di poterli barattare con i nuovi totem dell’europeismo e dell’immigrazione.