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NUOVO INTERVENTO

Viganò: «Il Papa non risponde? Chi tace acconsente»

In un nuovo documento, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò riprende le accuse a papa Francesco di avere promosso il cardinale McCarrick malgrado fosse a conoscenza delle accuse a suo carico. E fa poi appello al cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha una grande mole di documenti sul caso, perché esca allo scoperto e dica la verità su quanto è accaduto. E riguardo alle accuse di aver violato il "segreto pontificio" risponde affermando che scopo del segreto «è di proteggere la Chiesa dai suoi nemici, non di coprire e diventare complici in crimini commessi da qualche suo membro».

Ecclesia 28_09_2018
L'arcivescovo Carlo Maria Viganò

A un mese dalla sua prima testimonianza, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha rotto il silenzio con un documento inviato a LifeSiteNews e ad Aldo Maria Valli (qui il testo in italiano), in cui ribadisce le accuse al Pontefice riguardo l’affare McCarrick, e aggiunge altri particolari alla sua deposizione iniziale. 

E’ un documento di quattro pagine, in cui l’ex nunzio risponde anche alle recenti omelie di papa Bergoglio, in cui il papa sembrava porre se stesso nel ruolo di Cristo, e Viganò in quello del “Grande Accusatore”, cioè di Satana. «Forse Cristo è diventato invisibile al suo vicario? – chiede Viganò -. Forse è tentato di cercare di agire come un sostituto del nostro solo Maestro e Signore?». L’arcivescovo spiega di aver sentito il dovere di parlare, a dispetto del giuramento di mantenere il “segreto pontificio” aggiungendo che «lo scopo di ogni segreto, incluso quello pontificio, è di proteggere la Chiesa dai suoi nemici, non di coprire e diventare complici in crimini commessi da qualche suo membro».

L’ex nunzio ribadisce con vigore che «almeno dal 23 giugno 2013 il Papa sapeva da me quanto perverso e malvagio era McCarrick nelle sue intenzioni e nelle sue azioni, e invece di prendere le misure che ogni buon Pastore avrebbe preso, il papa ha fatto di McCarrick uno dei suoi principali agenti nel governo della Chiesa, riguardo agli Stati Uniti, la Curia e persino la Cina, come stiamo vedendo in questi giorni con grande preoccupazione e ansietà per la Chiesa martire». Ricorda l’iniziale risposta del Pontefice di «non dire una parola», ma nota che si è contraddetto, paragonando «il suo silenzio a quello di Gesù di Nazareth davanti a Pilato», e Viganò «al Grande Accusatore, Satana, che semina scandalo e divisione nella Chiesa, senza neanche pronunciare il mio nome».

Viganò poi mette in luce la preoccupazione relativa alle rivelazioni in base a cui papa Francesco ha giocato un ruolo coprendo, o bloccando, indagini nei confronti di altri preti e prelati, fra cui padre Julio Grassi, don Mauro Inzoli e il cardinale Murphy O’Connor. Inoltre afferma che fu il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi che gli disse delle sanzioni di Benedetto contro McCarrick (nella prima testimonianza aveva detto di averlo saputo dal cardinale Giovanni Battista Re). Adesso Viganò si rivolge direttamente a Ouellet: «Lei ha a completa disposizione i documenti chiave che incriminano McCarrick e molti nella Curia per la loro copertura. Vostra Eminenza, la esorto a dare testimonianza alla verità».

 Aggiunge l’arcivescovo: «La mia decisione di rivelare quei gravi fatti è stata per me la più seria e dolorosa decisione mai presa nella mia vita». E continua: «L’ho presa dopo una lunga riflessione e preghiera, durante mesi di profonda sofferenza e angoscia, durante un crescendo di notizie continue di eventi terribili, con migliaia di vittime innocenti distrutte e le vocazioni e vite di giovani preti e religiosi messe in pericolo».

Così continua la nuova testimonianza dell’ex nunzio: «Il silenzio dei Pastori che avrebbero potuto fornire un rimedio e prevenire nuove vittime è diventato indifendibile in maniera crescente, un crimine devastante per la Chiesa». Non è stato un passo compiuto con leggerezza: «Ben conscio delle enormi conseguenze che la mia testimonianza potrebbe avere, perché stavo per rivelare il coinvolgimento del successore di Pietro in persona, nondimeno ho scelto di parlare per proteggere la Chiesa, e dichiaro con chiara coscienza davanti a Dio che la mia testimonianza è vera».

Viganò infine esorta i fedeli a «non essere mai scoraggiati. Fate vostro l’atto di fede e completa fiducia in Cristo Gesù, nostro Salvatore, di San Paolo nella seconda lettera a Timoteo, Scio cui credidit (So a chi ho creduto), di cui ho fatto il mio motto episcopale. Questo è un tempo di pentimento, di conversione, di preghiere, di grazia per preparare la Chiesa, la sposa dell’Agnello, a essere pronta a combattere e vincere con Maria la battaglia contro l’antico drago».