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LA TESTIMONIANZA

«Vi racconto mia sorella, suor Luisa Dell’Orto»

Una vita da missionaria, accanto ai più abbandonati, in Camerun, Madagascar e, infine, Haiti. La “Casa Carlo” (Kai Chal) ricostruita a Port-au-Prince, dove formava centinaia di bambini. L’insegnamento in seminario. L’abbandono alla Provvidenza, l’invito ad aprirsi al perdono, pregando come Gesù in croce. Suor Luisa sapeva di essere a rischio, ma non voleva lasciare Haiti perché, scriveva, «non si può tacere l’amore di Dio». Alla Bussola il ricordo del fratello della religiosa uccisa, padre Giuseppe Dell’Orto.

Ecclesia 19_07_2022

Pubblichiamo di seguito la testimonianza-ricordo scritta per la Bussola dal sacerdote barnabita Giuseppe Dell’Orto, fratello di suor Luisa, la missionaria delle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld originaria di Lomagna (Lecco) e uccisa ad Haiti, nella capitale Port-au-Prince, il 25 giugno scorso. La salma della religiosa, dal 15 luglio, si trova in Italia e oggi dovrebbe essere eseguita l’autopsia (red.).

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«La mia vita scorre in una calma incomparabile. È così dolce sentirsi nelle mani di Dio, sorretti da questo Creatore che è bontà suprema, amore - Deus caritas est - che è l’amore, l’amante, lo Sposo delle nostre anime nel tempo e nell’eternità; è così dolce sentirsi sorretti da quella mano attraverso questa breve vita, verso l’eternità di luce e d’amore per la quale ci ha creati …» (S. Charles de Foucauld, Pensieri, 49).


Il 15 maggio scorso è stato proclamato santo fr. Charles de Foucauld, il «fratello universale», che si era immerso nella quotidianità, nelle vite, nei rapporti e affetti di uomini e donne poveri e semplici; un’immersione radicale che incarnava la comunione di Dio con l’umanità dell’uomo e che lo condusse alla morte il 1° dicembre 1916, colpito da un colpo di fucile. Solo quaranta giorni dopo la suddetta canonizzazione, il 25 giugno scorso, nelle strade di Port-au-Prince, in circostanze singolarmente simili a quelle di fratel Charles, è stata uccisa suor Luisa Dell’Orto, che dal 1984 apparteneva alla Congregazione delle Piccole Sorelle del Vangelo.

La vita di suor Luisa non scorreva certo nella «calma incomparabile»; a Kay Chal (“Casa Carlo”), ricostruita in uno dei sobborghi più poveri della Capitale dopo il terremoto del 2010, formava giovani animatori e insegnanti locali per fornire un’istruzione di base a centinaia di bambini che non potevano accedere al sistema scolastico; all’educazione affiancava attività sportive, ricreative e di lavoro manuale, per offrire ai ragazzi del quartiere un’alternativa alla vita di strada. E poi c’era l’insegnamento della Filosofia nel Seminario di Haiti...

Nei suoi occhi si leggeva sempre e solo dolcezza e nel suo sorriso tenerezza e accoglienza. Ogni sua parola era improntata a serenità, fiducia, abbandono alla Provvidenza, infondendo pace e coraggio in chi la incontrava. Raffinata, colta, infaticabile, testimoniava il Vangelo nella quotidianità, nello stare accanto alle persone, in punta di piedi, senza clamori.

Per vent’anni (era andata ad Haiti nel 2002), come prima in Camerun e in Madagascar, ha vissuto accanto ai più poveri e ai più abbandonati del Paese dei Caraibi, in un contesto in cui «la tensione per gli attacchi, bloccando gli spostamenti, blocca la circolazione degli approvvigionamenti alimentari e anche di benzina, così tutto diventa più caro… una fatica accresciuta nella fatica già quotidiana di questo paese»; così scriveva lo scorso Natale.

Di fronte alla salma (rientrata in Italia solo venerdì 15 luglio), il fratello e le due sorelle Maria Adele e Carmen [nella foto, insieme durante un viaggio in Terrasanta, con suor Luisa a sinistra] si sono posti la domanda che, peraltro, era già stata fatta a suor Luisa quando era viva: «Ma vale la pena rimanere in questo luogo?». «Certo che vale la pena - rispondeva - testimoniare l’amore di Dio; nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Luisa non sapeva del complotto di esecuzione perpetrato contro di lei, ma ha donato liberamente la sua vita.

Nessuno ha ascoltato le parole da lei pronunciate nel Sabato Santo del 2022, dopo un efferato omicidio in una famiglia di Haiti. In quel caso ella disse: «Sabato santo… giorno a cui si ripensa alla sofferenza vissuta, attraversata e si resta in silenzio perché è davvero difficile trovare una spiegazione alla crudeltà, alla violenza che l’uomo può infliggere al proprio fratello». E invitava a pregare con le Parole di Gesù in croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». E ripetendo questa frase, il cuore di quella famiglia di Haiti non si è indurito, la grazia del perdono è entrata in loro… Sì, perché il perdono è di Dio, di un Dio che muore per amore nostro. È questa grazia che il Signore ha donato a quella famiglia haitiana, che ha deciso di non vendicarsi, ma di pregare, di non continuare una spirale di morte, ma di scegliere la Vita. Suor Luisa applicava questa forte ed esemplare esperienza alla propria vita, commentando: «Sono rimasta senza parole davanti a tanta forza, a tanta fede vissuta semplicemente, silenziosamente, vivendo la Parola. Che la Misericordia avvolga la nostra miseria e ci faccia risorgere! Con questa fiducia nel cuore continuiamo la nostra presenza accanto alla gente del quartiere!».

Ѐ in questa testimonianza autobiografica che possiamo trovare la risposta a tutti i nostri interrogativi, perché siamo venuti a conoscenza di “chi era” e “chi è” la Piccola Sorella Suor Luisa:

- una “umile serva del Signore”, suo Sposo, al quale ha consacrato tutta la sua vita;

- una fedele discepola del suo Maestro, san Charles de Foucauld, «il Fratello universale» morto martire il 1° dicembre 1916 e canonizzato da Papa Francesco il 15 maggio 2022;

- la Piccola Sorella del Vangelo è diventata per tutti «la Sorella universale»; «è stata una di quelle donne che vanno a seminare parole di Vangelo, perché anche ai Paesi disperati si aprano vie di speranza» (mons. Mario Delpini).

Il Suo Nome sia in Benedizione e la sua morte insegni a noi come vivere cristianamente. «Mi direte che sono un po’ folle - scriveva suor Luisa - perché restare qui? Perché esporsi al “rischio”?». Perché, rispondeva, non si può tacere «quello che abbiamo visto e ascoltato, non si può tacere l’amore di Dio».

E nella Liturgia dei Martiri risuona questa bellissima antifona, che bene si addice alla nostra cara sorella Sr. Luisa: «Veni, sponsa Christi, accipe coronam, quam tibi Dominus praeparavit in aeternum». Vieni, sposa di Cristo, ed accetta la corona che il Signore ti ha preparato per l’eternità.

Suor Luisa in Terrasanta, alla fontana di Siloe