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CASO WILMER

Vescovo eretico candidato a custode dell'ortodossia, rischio scisma

Monsignor Heiner Wilmer è dato per favorito alla guida del Dicastero per la Dottrina della Fede, malgrado il chiaro dissenso con il magistero. Il solo fatto che il Papa abbia pensato a lui sembra un assist al controverso Synodaler Weg, di cui Wilmer è esponente di punta, per ciò che pensa e ciò che fa.
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Ecclesia 25_01_2023 English

Non è necessario essere teologi di spiccata ortodossia per capire che la favorita nomina a prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede (DDF) di monsignor Heiner Wilmer, vescovo di Hildesheim, spalancherebbe le porte dell’eresia. E dello scisma.

Una nomina del genere non sarà infatti facilmente digerita da tutto quel fronte a cui almeno una parvenza di coerenza interna della Chiesa pare necessaria. E da quello, già ampiamente contrariato dalle restrizioni liturgiche di Francesco, in patente rottura rispetto al predecessore, che non ha alcuna intenzione di piegarsi di fronte allo sdoganamento dell’errore e dell’immoralità.

Perché Wilmer è uno dei vescovi più favorevoli al rovesciamento dell’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale, a partire dall’omosessualità. È il vescovo che si è indispettito di fronte all’opposizione di oltre un terzo dei vescovi tedeschi al testo base sulla sessualità umana, durante la quarta assemblea generale del sinodo della Chiesa in Germania; testo che conteneva giusto qualche “svista”, come le benedizioni delle coppie dello stesso sesso e la valutazione positiva dell’omosessualità.

La posizione del Sinodo tedesco in materia di sessualità aveva confermato il Prefetto uscente del DDF nell’impressione che, secondo la maggioranza dei vescovi tedeschi, «nella dottrina della Chiesa non ci sia quasi nulla da salvare». Le perplessità sollevate lo scorso novembre dai cardinali Ladaria e Oullet, insieme all’importante richiesta di moratoria per giungere ad una «revisione sostanziale» dei documenti del sinodo, erano state prontamente respinte dal Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons. Georg Bätzing. Il cardinale Oullet aveva espresso preoccupazione «per l’unità della Chiesa», gravemente minacciata dalle posizione approvate dal sinodo.

La nomina di Wilmer, che, dopo una temporanea battuta d’arresto, sembra essere più che probabile, indica che non erano evidentemente “solamente” i due terzi dei vescovi tedeschi a voler spingere per la rottura dell’unità della Chiesa, ma lo stesso papa Francesco. È il Papa a volere con forza la nomina di questo giovane vescovo, classe 1961, “enfant prodige” che nel 2015 diventa superiore generale dei Dehoniani, tre anni dopo viene nominato vescovo di Hildesheim ed ora è pronto a spiccare il volo per Roma. Francesco lo stima per la sua vicinanza al gregge; e pare che sia talmente tanto l’odore delle pecore che emana da questo vescovo da coprire il ben più evidente odore di eresia. Questione di olfatto.

Il punto non è però solo quello che Wilmer pensa, ma quel che Wilmer fa. E lascia fare. Nella sua diocesi, infatti, dove ci sono solo 600 mila battezzati su oltre 5 milioni di abitanti, è normale amministrazione la benedizione delle coppie omosessuali. Quando il 22 febbraio 2021, l’allora CDF pubblicò il contestatissimo Responsum, numerose associazioni diocesane risposero, il 31 marzo 2021, con la Hildesheimer Erklärung (Dichiarazione di  Hildesheim), dall’eloquente titolo: Segen für diese Welt (benedizioni per questo mondo). Un’opposizione netta al no della CDF, una presa di posizione che ostentava quanto già si faceva – e si continua a fare – nella diocesi di Wilmer: «Rendiamo nota la prassi nella diocesi di Hildesheim, in molti luoghi e in molte comunità, istituzioni e associazioni: le persone, indipendentemente dalla loro identità sessuale, hanno parità di diritti nella Chiesa. La benedizione di Dio vale per loro e per le loro relazioni tra partner, perché la benedizione di Dio è per tutte le relazioni d’amore, senza eccezione». Normale prassi, insomma. In confronto, il cardinale Zuppi pare uno scolaretto.

La Dichiarazione continua puntando il dito contro la Congregazione, la quale, negando le benedizioni alle coppie dello stesso sesso, appare incapace di confrontarsi «con i modelli delle scienze umane», così che «la sua autorità appare danneggiata». Rifiuto netto anche per «l’etica sessuale sottostante e l’argomentazione teologica» presentata nel Responsum. Secondo i firmatari, la benedizione non può essere negata a queste coppie, in quanto si tratterebbe di una «conferma di ciò che già sono: una benedizione per questo mondo». Tutte le associazione firmatarie intendono, «in dialogo con il vescovo Heiner», lavorare affinché «il Magistero della Chiesa recepisca le conoscenze delle scienze umane e teologiche, che portano a una nuova valutazione e sviluppo dell’insegnamento della Chiesa». Mons. Wilmer ha salutato queste proposte (vedi qui) come un importante contributo per il cammino sinodale della Chiesa in Germania, aggiungendo che «si tratta di valorizzare le odierne realtà di vita di comunità dello stesso sesso, senza per questo mettere in discussione il sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna». La solita solfa.

Il solo fatto che Francesco abbia potuto pensare ad un vescovo con queste posizioni per metterlo a capo del DDF ha il sapore di uno schiaffo sonoro ai cardinali Ladaria e Oullet; una scelta, per ora non ancora definitiva, che può spiegare le ragioni della sua assenza in occasione dell’incontro tra i vescovi tedeschi in visita ad limina e i due cardinali. Francesco probabilmente non voleva dare l’impressione di avvalorare le prese di posizione di questi ultimi nei confronti del Synodaler Weg, già sapendo in cuor suo (forse ne avrà parlato con il cardinale Marx?) che avrebbe cercato di dare al sinodo tedesco un aiuto ben più grande della sua approvazione verbale: un prefetto della DDF che di quel sinodo è uno dei più ferventi sostenitori. Vedremo come andrà a finire.