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Roma parla, ma il Sinodo tedesco non si ferma

Nessun comitato sinodale è superiore ai vescovi: i cardinali Parolin, Ladaria e Ouellet confermano a cinque presuli tedeschi perplessi che non sono obbligati a parteciparvi. Ma il fronte sinodale va dritto per la sua strada, replica mons. Bätzing.

Ecclesia 25_01_2023

La lettera è del 16 gennaio, ma è stata resa pubblica solo ieri. Firmata dai cardinali Parolin, Ladaria e Oullet, è una risposta ad una richiesta che cinque vescovi tedeschi – l’arcivescovo di Colonia, il card. Rainer Woelki, i vescovi mons. Gregor M. Hanke, mons. Beretram, J. Meier, mons. Stefan Oster, e mons. Rudolf Voderholzer, rispettivamente vescovi delle diocesi di Eichstätt, Augusta, Passau e Ratisbona – avevano rivolto a Roma il 21 dicembre 2022.

I presuli domandavano se fossero tenuti a partecipare al Consiglio permanente del Cammino sinodale, approvato a maggioranza lo scorso settembre, che avrebbe un ruolo di governo superiore a quello dei singoli vescovi nelle proprie diocesi e della stessa Deutsche Bischofskonferenz e che per ora è provvisoriamente anticipato nel Comitato sinodale.

La risposta (qui l’originale e la traduzione italiana) indirizzata a mons. Georg Bätzing, in qualità di presidente della DBK, “assolve” i vescovi dal dovere di partecipare a questo Comitato e solleva perplessità proprio sulla sua natura decisionale, che appare sovrastante l’autorità di ciascun vescovo e dei vescovi riuniti collegialmente nella propria Conferenza episcopale.

La natura del Comitato/Consiglio permanente, formato da 27 vescovi, altrettanti membri eletti dalla potente ZdK (Comitato centrale dei cattolici tedeschi) ed altri 20 membri che saranno eletti nella prossima Assemblea sinodale, andrebbe in tal modo a contraddire l’insegnamento di Lumen Gentium, 21 sull’ufficio del vescovo di governare, che egli acquisisce in forza della consacrazione episcopale e riceve dal Romano Pontefice, in comunione con il quale la esercita. La lettera, approvata dal Papa in forma specifica, precisa altresì che «né il Cammino sinodale, né alcun organismo da essa istituito, né alcuna Conferenza episcopale ha la competenza di istituire il “Consiglio sinodale” a livello nazionale, diocesano o parrocchiale».

Ancora una volta, com’era già capitato per le obiezioni sollevate da Ladaria e Oullet lo scorso novembre, mons. Bätzing comunica che proseguirà dritto per la strada segnata dal Sinodo. Nella sua replica, dichiara «infondata» la preoccupazione sollevata dai tre firmatari, in quanto la delibera approvata per costituire il Consiglio permanente si muoverebbe all’interno del diritto canonico vigente.

E mette in chiaro che la lettera romana verrà percepita alla maniera tedesca: «Per noi in Germania, il documento di Roma significherà che penseremo molto più intensamente alle forme e alle possibilità della consultazione sinodale e del processo decisionale per sviluppare una cultura della sinodalità». Nel mentre, «gran parte del Consiglio permanente» ha «ribadito la volontà di attuare la decisione dell’Assemblea sinodale sul Comitato sinodale e di avviare le deliberazioni».
Roma ha parlato, la Germania pensa, la causa continua.