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Recovery Fund

Vertice Ue, accordo con Polonia e Ungheria. Soros si infuria

I capi di Stato e di Governo europei hanno trovato l’accordo su Recovery Fund, Next Generation EU e Obiettivi Climatici. Il bisogno di soldi da parte di tutti i Paesi ha avuto la meglio, con la mediazione della Merkel, su chi vuole imporre l’ideologia Lgbt e immigrazionista a Polonia e Ungheria. Ora manca la ratifica del Parlamento, che non è scontata. Perché Soros ha avanzato le sue minacce.

Attualità 12_12_2020

I capi di Stato e di Governo europei hanno trovato l’accordo su Recovery Fund, Next Generation EU e Obiettivi Climatici nel Consiglio europeo (in presenza) del 10 e 11 dicembre. La ragionevolezza e il bisogno di soldi da parte di tutti i Paesi hanno avuto la meglio su folli impuntature e vendette ideologiche. Unico fortemente critico contro Angela Merkel e apocalittico sul futuro europeo dopo l’intesa raggiunta? George Soros, che farà di tutto per far saltare il banco dell’intesa. Il veto polacco e ungherese contro il totalitarismo ideologico è stato superato grazie alla mediazione della Merkel, la battaglia vinta da Orban e Morawiecki riconferma libertà e dignità a tutti gli Stati europei.

La Merkel si conferma un gigante rispetto ai nani della Commissione e del Parlamento europeo che sino alla mattina di giovedì sbraitavano contro ogni mediazione, tra tutti i socialisti David Sassoli (presidente del Parlamento) e Iratxe Garcia (Capogruppo Soc al Parlamento) e i commissari Didier Reynders (Giustizia) ed Helena Dalli (Uguaglianza), tutti a minacciare il pandemonio se il pre-accordo di un mese fa fosse stato cambiato anche di una sola virgola. La colpa di Polonia e Ungheria? Sempre la stessa. Rifiutano l’ideologia Lgbt, promuovono una visione e cultura cristiane e impediscono l’invasione migratoria. Nonostante queste dimostrazioni di ottusità politica, l’intesa trovata dalla Merkel con l’ungherese Orban e il polacco Morawiecki ha avuto il via libera nella notte di giovedì.

Un accordo che salva la faccia a burocrati e parlamentari forcaioli ma che in sostanza riconosce le ragioni e preoccupazioni polacco-ungheresi. Nel merito, si conferma la procedura attuale (“la procedura per affrontare le violazioni dei valori dell’Unione di cui all’articolo 2 del TUE è l’articolo 7”) e non il regolamento sul regime di condizionalità per la protezione del bilancio UE, che esiste ma deve essere applicato “nel pieno rispetto delle identità nazionali degli Stati membri relative alle loro strutture politiche e costituzionali fondamentali”. Lo stesso regolamento e il meccanismo di condizionalità (non ancora scritto) saranno utilizzabili solo per tutelare i fondi del bilancio comunitario e non per le altre violazioni del c.d. “Stato di diritto” per le quali i trattati prevedono già una procedura. Nessuno Stato membro sarà quindi costretto a piegarsi a richieste che non riguardano il bilancio europeo. Per garantire questi principi la Commissione UE dovrà sviluppare, consultandosi con gli Stati membri, precise linee guida sulle modalità di applicazione dello stesso regolamento, ovvero su come intende individuare e perseguire le violazioni (dello Stato di diritto in relazione al bilancio): linee guida in assenza delle quali non potrà proporre né adottare alcuna misura contro alcuno Stato membro.

Nel caso in cui (nel frattempo) uno Stato membro dovesse proporre ricorso contro il regolamento, o parte di esso, la Commissione dovrà sospendere il procedimento di elaborazione delle linee guida per attendere l’esito del giudizio al fine di conformarle alle pronunce (punto 2, lett. c). Dunque, nessuna sanzione potrà essere attivata prima dell’adozione delle linee guide, a sua volta subordinata agli eventuali pronunciamenti della Corte di Giustizia sul regolamento, e comunque “qualsiasi procedura deve essere preceduta da un dialogo approfondito con lo Stato membro interessato in modo da dargli la possibilità di porre rimedio alla situazione” (punto 2, lett. g).

Politica vince, cornacchie burocratiche perdono. Ovviamente, c’è pieno rispetto del principio fondamentale di sussidiarietà. Infine, le possibili violazioni dello Stato di diritto - che il regolamento prevederà - dovranno avere interpretazione unica e su un elenco fisso, senza che variabili maggioranze politiche possano (per i propri interessi) tentare di imporre sanzioni o ideologie ad altri; le sanzioni dovranno essere relative al prossimo Bilancio pluriennale (2021-2027). Niente retroattività, dunque, nessuna concessione all’ipotesi di sanzioni politico-ideologiche verso Paesi cristiani.

Una vittoria di Polonia e Ungheria? Certo, ma i polacchi e gli ungheresi - che in passato hanno combattuto per l’intero continente contro l’invasione turca e il comunismo - adesso hanno prevalso contro i nuovi mostri totalitari della burocrazia, dell’antipolitica e delle lobby di Bruxelles, e la loro vittoria è una riconquista per la libertà di tutti. È comprensibile dunque la soddisfazione di Orban, come è condivisibile quella del polacco Morawiecki che hanno ottenuto (insieme alla Repubblica Ceca) anche la possibilità di vedersi incrementare gli aiuti per la transizione energetica in vista degli obiettivi climatici europei del 2030.

Sì, venerdì i capi di Stato e Governo europei hanno raggiunto anche un accordo sul Green Deal, ovvero quella folle pretesa di farci tutti devoti della “Madre Terra”. La discussione sul punto, con maestria politica posticipato e vincolato da Polonia e Ungheria alla previa intesa su Bilancio Pluriennale e Recovery, si è risolta dopo più di 10 ore di trattative dalla serata di giovedì sino alla mattinata di venerdì. Purtroppo si è avuta la conferma della proposta della Commissione dello scorso settembre, con un incremento dal 40% al 55% dell’obiettivo di ridurre le emissioni rispetto al 1990 e di raggiungere la piena neutralità entro il 2050. La presidente Ursula von der Leyen ha subito espresso la propria soddisfazione su questa intesa, in coerenza con il suo allucinante discorso dei mesi scorsi, in cui presentava la rivoluzione verde come l’inizio della “costruzione di una nuova società”.

Tuttavia, viste le resistenze di diversi Stati membri (Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria), la Commissione terrà conto delle specifiche situazioni nazionali al momento di stabilire le misure finanziarie da adottare per il sostegno del perseguimento degli obiettivi a favore dei singoli Stati. Nel merito, si conferma anche la possibilità di usare l’energia nucleare e il gas naturale per sostituire i combustibili fossili più sporchi (tema che stava molto a cuore a Francia, Italia e Paesi dell’Europa centrorientale) e una maggiore flessibilità per trasporti, agricoltura e silvicultura nelle regioni più arretrate. Nelle conclusioni del Consiglio anche interessanti paragrafi sul Mediterraneo, un richiamo alla Turchia e il sostegno totale verso Cipro e Grecia sui giacimenti di gas prossimi alle loro coste, il rilancio della collaborazione con gli Usa, l’attesa sulla Brexit e l’impegno a migliorare il coordinamento sanitario contro il Covid-19.

In fondo tutti d’accordo sul corposo testo conclusivo, dalla Francia all’Italia, tranne i pasdaran del neo totalitarismo europeo che siedono al Parlamento che si riunirà la prossima settimana per la ratifica dell’intesa sottoscritta ieri al Consiglio europeo, dove - manco a dirlo - il gruppo della Sinistra e alcuni esponenti liberali hanno già urlato il loro dissenso. Ci si può aspettare di tutto. A poche ore dalla conclusione del Consiglio europeo, Soros ha pubblicato un articolo pieno di livore contro Angela Merkel e l’accordo raggiunto con Polonia ed Ungheria.

Parole di fuoco di Soros che sino a sette giorni orsono pretendeva che l’Europa cacciasse fuori i due Paesi e che si sottoscrivessero bond perpetui (di cui lui era il principale beneficiario e noi i perenni schiavi) per un piano alternativo tra soli 25 Paesi. “Posso solo esprimere l’indignazione morale che devono provare le persone che hanno creduto nell’UE come protettrice dei valori europei e universali. Voglio anche avvertire che questo compromesso potrebbe intaccare gravemente la duramente conquistata fiducia che le istituzioni dell’Unione hanno acquisito con la creazione del fondo per la ripresa”. Ormai siamo alla pubblica minaccia di speculazioni internazionali, alla guerra dichiarata… Si può sapere chi lo ha eletto a padrone del mondo? Vedremo se esiste ancora un barlume di buonsenso anche al Parlamento europeo o se i deputati “di Soros” saranno tanto potenti e numerosi da distruggere la stessa Europa.