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Vaccino, Pfizer alla sbarra negli Usa. Italia ancora ferma al palo

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Il Procuratore generale del Kansas cita in giudizio il colosso: «Ha ingannato su efficacia ed effetti avversi». Nell'atto di accusa danni su donne gravide, miocarditi e decessi, oltre alla censura sui social per nascondere le critiche. In Italia invece la Commissione Covid è ferma al palo della melina parlamentare. E Schillaci ignora ancora i danneggiati. 

Attualità 19_06_2024 English

In Italia la notizia è praticamente passata in sordina, ma questo non significa che non sia rilevante. Il procuratore generale repubblicano del Kansas Kris W. Kobach ha citato in giudizio la Pfizer per «aver nascosto i dati sugli effetti avversi dei vaccini anti covid 19». Mentre nel Vecchio continente procede a rilento lo sviluppo del cosiddetto Pfizergate, che vedrà implicata a dicembre prossimo in tribunale in Belgio la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen per la nota vicenda dell’acquisto via sms delle dosi per l’Europa, oltre oceano, un Procuratore comincia a chiedere conto al colosso farmaceutico della mancata comunicazione in ordine all’efficacia e alla sicurezza del vaccino sviluppato in partership con Biontech.

Il procuratore ha iscritto la causa presso il tribunale distrettuale della Contea di Thomas. In particolare, come ha spiegato nel corso di una conferenza stampa, Kobach ha individuato sei capi di imputazione a carico del colosso di Big Pharma, che nel corso della campagna vaccinale di massa tra il 2021 e il 2022 è stato il principale fornitore di vaccini per la maggior parte degli stati nel mondo.

La prima accusa è quella di «aver ingannato il pubblico affermando di avere un vaccino Covid 19 “sicuro ed efficace”; la seconda di «aver dichiarato che il vaccino fosse sicuro pur sapendo che si stavano sviluppando eventi avversi, tra cui miocarditi e pericarditi, gravidanze fallite e decessi» e di «averlo nascosto all’opinione pubblica».

Terza accusa: «Aver dichiarato che il suo vaccino fosse efficace, pur sapendo che si esauriva nel corso del tempo e non proteggeva dalle varianti». Informazioni, queste, poi tenute nascoste all’opinione pubblica.

Il quarto capo di imputazione è l’aver sostenuto che il vaccino avrebbe «impedito la trasmissione del Covid 19 pur sapendo di non avere mai studiato l’effetto del proprio vaccino sulla popolazione» e il quinto è relativo all’attività di censura per evitare che il pubblico venisse a conoscenza della verità: «Pfizer – dice il Procuratore – si è adoperata per censurare tutte quelle informazioni che sui social media mettevano in dubbio le affermazioni di Pfizer».

C’è anche spazio, nella sesta accusa, per fare i conti in tasca al colosso: «Le false dichiarazioni di Pfizer su un vaccino “sicuro ed efficace” hanno portato ad un fatturato record dell’azienda di circa 75 miliardi di dollari in soli due anni».

L’atto di citazione si compone di oltre 174 pagine ed è stato presentato all’opinione pubblica per tutti i passaggi di legge.

Inutile aggiungere che Pfizer, dal canto suo, si è limitata a dire di poter dimostrare in giudizio la completa estraneità dei fatti. Quello che è certo è che ora sarà un giudice a doversi esprimere e non è improbabile che si possa scatenare un effetto valanga. Nel corso della presentazione, infatti, il Procuratore generale ha annunciato che molti altri stati americani si stanno organizzando con azioni giudiziarie di questo tipo. Inoltre, Kobach ha rivendicato la giurisdizione del Kansas per il semplice motivo che Pfizer ha commercializzato il suo prodotto anche in Kansas e per effetto delle leggi locali è autorizzata dall’8 giugno 1993 a commercializzare i prodotti nel paese americano.Sarà dunque difficile sostenere la tesi di una improcedibilità per incompetenza nel luogo dove si svolge l’azione penale. Il Procuratore, infatti ha ricordato che in Kansas sono stati somministrati 3 milioni e 350mila vaccini Pfizer, il 60% di tutti i vaccini somministrati nel Paese.

Nel corposo atto d’accusa, i sei capi di imputazione vengono sviluppati analiticamente e con una solida letteratura scientifica di supporto. A cominciare dal problema del controllo. «Pfizer ha rifiutato i finanziamenti governativi per “liberare” i suoi scienziati dalla supervisione governativa sullo sviluppo dei vaccini. Poiché non accettava finanziamenti governativi – prosegue l’atto di accusa – il governo aveva una visibilità limitata su ciò che accadeva a Pfizer».

Questi accordi di riservatezza però sono serviti a Pfizer per schermarsi di fronte ai problemi. Dice il procuratore: «Pfizer ha utilizzato gli accordi di riservatezza per nascondere i dati critici relativi alla sicurezza e all’efficacia del vaccino» perché il contratto stipulato col governo americano prevede che le informazioni rimanessero segrete per dieci anni. In pratica, la casa farmaceutica «aveva vero e proprio diritto di veto sulle comunicazioni del Governo federale».

Governi ostaggio di Big Pharma? Quante volte abbiamo sentito questa frase in bocca a qualche “complottista”. Ora lo stesso concetto è messo nero su bianco da un organo inquirente della giustizia a stelle e strisce, che punta il dito anche contro le agenzie di controllo del farmaco: «Le aziende farmaceutiche stanno raccogliendo grandi profitti senza un adeguato controllo indipendente delle loro affermazioni scientifiche: lo scopo dei regolatori (come l’americana FDA ndr.) non è quello di danzare al ritmo delle società globali e arricchirle ulteriormente, ma di proteggere la salute della popolazione».

Parole come macigni, che si aggravano quando si passa a elencare le accuse sulle omissioni relative agli effetti avversi, secondo il Procuratore volutamente tenute in un cassetto.

Avendo somministrato il vaccino anche ai componenti la sperimentazione che avevano ricevuto il placebo, i dati sono stati tutti falsati perché si è inquinato il gruppo di controllo. Anche questo era, durante la campagna vaccinale di massa, sulla bocca del giornalismo indipendente tacciato di complottismo. Ora è parte integrante di un atto giudiziario ufficiale. A questi si aggiunge il fatto che la sperimentazione è stata fatta solo su soggetti sani, andando a escludere nell’ordine tutti quelli a cui era stata diagnosticato il covid 19, gli immunocompromessi, le donne in gravidanza o in allattamento, i sanitari che erano particolarmente esposti al contagio e tutti quei pazienti che avevano fattori di rischio che poi a contatto col vaccino si sono rivelati fatali.

Inoltre, si scopre che al 28 febbraio 2021 «separatamente dal Vaers, Pfizer ha mantenuto un proprio database di eventi avversi che però non ha mai reso noto. «A fine febbraio 2021 (quindi a campagna vaccinale appena iniziata ndr) – prosegue Kobach – il database degli eventi avversi di Pfizer conteneva 158.893 eventi avversi e 1.223 decessi avvenuti in seguito all’inoculazione del vaccino». Un numero così elevato di segnalazioni che costrinse la casa farmaceutica a dover assumere 600 persone in più a tempo pieno e altre 1800 entro giugno 2021 per la raccolta dei dati e la loro analisi.

Kobach sostiene, inoltre, che in ragione di questo Pfizer fosse a conoscenza nell’aprile 2022 «di decine di migliaia di eventi avversi correlati al vaccino Covid».

Come si evince da questo scarno resoconto, la mole a disposizione del giudice è enorme e per la prima volta sarà Pfizer a doversi difendere dalle accuse.

E in Italia? Con le Procure praticamente imbrigliate, un’azione del genere ad oggi sarebbe impensabile anche considerando il fatto che i primi a non voler mettere il naso negli affari dei colossi farmaceutici sono proprio i politici. Ad oggi la tanto sbandierata commissione di inchiesta covid è ancora ferma al palo. Le opposizioni non hanno ancora nominato i loro membri, pertanto sarà ora compito dei presidenti delle Camere procedere d’ufficio. Ma siamo praticamente alle porte della chiusura estiva di agosto e questa melina potrebbe costare cara; quindi, non resta che sperare in settembre, quando alla Commissione finalmente insediata resteranno poco meno di 3 anni di legislatura per poter portare a termine l’ambizioso compito che si è dato.

A questo si aggiunga il fatto che il ministro Schillaci non ha ancora realizzato la promessa che aveva fatto nel corso di una intervista a Mario Giordano a Fuori dal Coro: quella di istituire una commissione scientifica sugli effetti avversi. Ad oggi, a parte un breve incontro con qualche associazione, peraltro neanche tanto rappresentativa sul territorio dato che Ascoltami, il Comitato che riunisce il maggior numero di danneggiati (oltre 4000), non è stato nemmeno ricevuto, non c’è nulla all’orizzonte. Intanto il lontano Kansas sembra non mostrare quella sudditanza che dalle nostre parti è invece così bene rappresentata.



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