Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
OBAMACARE

Usa, una vittoria pro-life resa possibile da Trump

L'amministrazione Trump ha emesso una ordinanza che mette fine all’obbligo di passare preparati contraccettivi e abortivi come fossero semplici cachet nel pacchetto delle polizze sanitarie. E' una prima e tanto attesa riforma della Obamacare, frutto di anni di battaglie per la libertà di religione.

Libertà religiosa 09_10_2017
Trump incontro le Piccole Sorelle dei Poveri

Vittoria schiacciante. Negli Stati Uniti lo Stato non costringerà più i cittadini ad abiurare, a rinnegare la fede e a calpestare la coscienza come aveva imposto il presidente Barack Obama. Venerdì 6 ottobre l’Amministrazione retta dal presidente Donald J. Trump ha emesso una ordinanza che mette fine all’obbligo di passare preparati contraccettivi e abortivi come fossero semplici cachet nel pacchetto delle polizze assicurative accese per i propri impiegati da ordini religiosi, istituzioni quali università e ospedali rette da loro o da enti d’ispirazione religiosa, organizzazioni di ben preciso orientamento quali i comitati promotori delle marce per la vita e aziende che sollevino eccezioni morali.

L’obbligo era stato imposto per legge federale dal “Patient Protection and Affordable Care Act”, ovvero la riforma della Sanità firmata da Obama il 23 marzo 2010 e soprannominata “Obamacare”, in stile perfettamente totalitario e burlandosi della Costituzione federale che, con il Primo Emendamento, base gloriosa di tutte le libertà civili e politiche dei cittadini statunitensi, garantisce certamente la libertà di credere ma soprattutto il rilievo pubblico della fede, difendendo come pilastro del bene comune e dell’ordine sociale la fede che si fa cultura e addirittura politica. La giornata del 6 ottobre è dunque una grandiosa vittoria sia per il diritto alla vita, visto che la misura dell’attuale governo americano rende più difficile l’accesso agli anticoncezionali, alle pillole killer dei “giorni dopo” e all’aborto chirurgico, sia per la libertà religiosa senza la quale da un lato non vi è merito nell’adorare Dio e dall’altro lo Stato, o chi per esso, finisce addirittura per sostituirsi, inevitabilmente in modo sempre tirannico, a Dio. La fine del dispotismo obamiano muove cioè un passo in più sulla strada della costruzione di «[...] una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio» - come con espressione mirabile per efficacia e pregnanza diceva, sin dal 1981, Papa san Giovanni Paolo II - e quindi contribuisce a fare di un governo di uomini un governo un po’ più giusto, dunque più legittimo, quindi migliore oltre che sul piano umano anche in una prospettiva trascendente. Impossibile sottovalutarne la portata.

L’atto del governo Trump s’intitola Religious Exemptions and Accommodations for Coverage of Certain Preventive Services under the Affordable Care Act ed è un regolamento di svariate pagine emesso congiuntamente dall’Internal Revenue Service (l’Agenzia delle Entrate), dall’Health and Human Services Department (HHS, il ministero della Salute) e dall’Employee Benefits Security Administration (la divisione del ministero del Lavoro per la previdenza sociale). Secondo The New York Times, uno dei principali artefici ne è l’avvocato Matt Bowman dell’Alliance Defending Freedom, forse oggi la principale organizzazione americana che si batte, in tutto il mondo, per la liberà religiosa e tra i critici più duri dei diktat dell’“Obamacare”. E i vescovi cattolici lo definiscono «[...] un ritorno al senso comune» che «corregge un errore anomalo dei legislatori federali che non avrebbe mai dovuto verificarsi e che non si dovrà mai ripetere».

Quando, sette anni e mezzo fa, Obama finse di garantire l’assistenza sanitaria “a tutti” e impose l’immoralità per legge fu subito affrontato da una “Vandea di popolo” che scatenò un profluvio di denunce e di processi, i più noti dei quali sono quelli intentati dalle Piccole Sorelle dei Poveri (un ordine di suore fondato nel 1839 in Bretagna da santa Maria della Croce [Jeanne Jugan, 1792-1879] per la cura degli anziani) e da Hobby Lobby Stores Inc., la catena di hobbistica e oggettistica di Oklahoma City gestita dai milionari protestanti evangelical David e Barbara Green (600 esercizi per 28mila assunti) cui peraltro nel 2014 la Corte Suprema federale ha dato ragione. Ma adesso l’Amministrazione Trump ha cestinato tutto con un atto d’imperio. Sono sempre stati i giacobini di ogni tempo e latitudine a cancellare le meravigliose e sagge protezioni giuridiche delle libertà che le società cristiane hanno saputo produrre nella storia; ora è lo spirito della civiltà autentica a cancellare i giacobinismi.

Come sottolinea don Frank A. Pavone, battagliero fondatore dei “Priests for Life” e tra i consiglieri cattolici del presidente, è una promessa elettorale mantenuta. Tutto è iniziato il 4 maggio, che negli Stati Uniti marcava la Giornata della preghiera nazionale, quando nel giardino antistante la Casa Bianca, dopo preghiere e invocazioni, Trump firmò in pubblico il decreto esecutivo a difesa della libertà di religione e di espressione; molti conservatori criticarono quel provvedimento perché ancora insufficiente, ma sono le nuove regole diramate venerdì a dimostrare che si sbagliavano.

In maggio Trump invitò le Piccole Sorelle dei Poveri sul podio presidenziale in quello che sul finire si trasformò in un happening emozionante a cui ha partecipato pure Alveda King, nipote protestante di Martin Luther King, impegnatissima a difendere la vita nascente, Trump dalle false accuse di razzismo e la verità dal movimentismo nero ideologizzato. In quell’occasione il presidente disse: «Nessun americano deve essere costretto a scegliere fra quanto stabilisce il governo federale e i princìpi della propria fede». Un’affermazione basilare di statesmanship: lo Stato deve favorire la socialità politica che deriva dall’espressione pubblica della fede e dal suo farsi cultura, e se non ne è del tutto convinto quantomeno assecondarla. La vera laicità è questa. Sempre allora alle suore Trump promise: «Non permetteremo più che i credenti diventino un bersaglio, siano vittime di bullismo o vengano zittiti». È stato un suo impegno sin dall’inizio, da oggi è una misura concreta.

Ora bisogna andare avanti. Un momento decisivo verrà a breve, quando sarà nominato il nuovo ministro della Salute. Tom Price, contrario ad aborto, “matrimoni” omosessuali e ricerche sulle staminali, si è dimesso il 28 settembre per avere usato mezzi di trasporto troppo costosi... Lo ha sostituto ad interim il vice, Donald J. Wright, in attesa di un nuovo ministro a pieno titolo. Candido come una colomba e astuto come un serpente, don Pavone, consigliere del presidente, ha domandato in pubblico a Trump una nomina nettamente pro-life. I precedenti sono incoraggianti. Il 28 aprile Trump ha infatti scelto Charmaine Yoest, già leader dell’organizzazione antiabortista Americans United for Life, come nuova incaricata degli affari pubblici di quel ministero.

La Casa Bianca non è ancora riuscita a smantellare l’“Obamacare”, ma le sue imposizioni più odiose sono solo un triste ricordo.