USA, riecco la Marcia per la Vita: per i nascituri e le mamme
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Si è svolta ieri, a Washington, l’annuale March for Life dei pro vita statunitensi. Rinnovato l’impegno a favore dei bambini nel grembo e delle loro mamme. Tanti i repubblicani presenti, mentre i democratici continuano a promuovere l’aborto.
Ieri, a Washington, si è svolta la Marcia per la Vita statunitense. Nonostante una gelida giornata, il calore contagioso di diverse migliaia di giovani, scolaresche, famiglie, associazioni di diversi Stati ed esponenti delle diverse chiese cristiane degli USA, ospiti stranieri, insieme a tantissimi deputati e senatori repubblicani, tra cui il presidente della Camera Mike Johnson, ha scaldato i cuori per le vie imbiancate dei palazzi del potere. «Noi mai, mai e poi mai verremo meno alla difesa e promozione della vita del concepito e delle madri americane!», questa la promessa che il parlamentare Chris Smith ha gridato a nome di tutti i colleghi tra gli applausi della folla.
Quest’anno – dopo un 2023 che ha visto centinaia di violenze, aggressioni e atti vandalici contro i centri pro vita di tutti gli Stati Uniti – a Washington si è voluto rendere omaggio ai pro life che stanno «con ogni madre per ogni figlio». Si è cioè riconosciuto, come ha detto la presidente della manifestazione Jeanne Mancini, «il lavoro eroico dei centri di cura per la gravidanza e delle case di maternità».
Nel 2024 si decideranno non solo la presidenza degli Stati Uniti e le maggioranze di Camera e Senato, ma anche una decina di referendum per confermare le restrizioni o, al contrario, costituzionalizzare il diritto all’aborto negli Stati federati.
Intanto, in questo mese di gennaio ci sono state la discussione e l’approvazione, su iniziativa dei deputati repubblicani, di due progetti di legge a favore di maternità e vita nascente. Un primo progetto di legge impedirà di discriminare i centri di aiuto alla vita e l’altro fornirà assistenza alle studentesse universitarie incinte.
Il “Supporting Pregnant and Parenting Women and Families Act” garantisce infatti che i centri di gravidanza non possano essere discriminati nel ricevere finanziamenti di assistenza temporanea per famiglie bisognose (Tanf), come vorrebbero invece Joe Biden e il Partito Democratico.
Il “Pregnant Students’ Rights Act” prevede che le università informino le studentesse incinte dei loro diritti rispetto agli orari a cui partecipare alle lezioni e a giustificare le assenze per le visite mediche, nonché di altre agevolazioni per condurre a termine la gravidanza e gli studi. Il testo prevede inoltre che le università inviino alle studentesse le informazioni anche sulle risorse dei campus per sostenere la loro gravidanza e su come denunciare le discriminazioni subite.
I repubblicani in massa hanno votato a favore di entrambi i progetti di legge, mentre i democratici si sono espressi contro. A conferma di questa determinata volontà dei Dems di strumentalizzare e promuovere anche per il 2024 la liberalizzazione totale dell’aborto, lo stesso 18 gennaio in cui la Camera approvava le norme pro life, Joe Biden e Kamala Harris comunicavano tramite la Reuters che la prossima settimana inizierà una «campagna per i diritti dell’aborto», in occasione del 51° anniversario della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti Roe vs Wade, sentenza che pure è stata totalmente annullata dalla Dobbs vs Jackson il 24 giugno 2022. Tra le iniziative previste ci sono i discorsi del presidente Biden e della vicepresidente Harris e annunci pubblicitari federali, incentrati sulle donne colpite dai divieti di aborto promossi dai repubblicani.
Nessuna menzione da parte dei democratici riguardo ai dati parziali che stanno emergendo in queste prime settimane di gennaio, parziali perché finora solo 32 Stati li hanno pubblicati, nei quali si segnala un totale di 424.242 aborti legali nel 2022, con una diminuzione stimata di 31.951 aborti rispetto al 2021, pari a un calo dell’8% del tasso di aborto nei 32 Stati. Dati in diminuzione che dovrebbero essere motivo di incoraggiamento, visto il fatto che anche lo scorso anno l’aborto ha rappresentato la principale causa di morte nel mondo, con circa 44,6 milioni di bambini uccisi nel grembo materno, secondo le stime di Worldometer.
Nemmeno i nuovi sondaggi inducono i democratici a un ripensamento. Due sondaggi, in particolare, hanno accompagnato le ore precedenti la grande manifestazione pro life di Washington. Il primo (Students for Life of America - YouGov) dimostra che il 65% degli elettori di età compresa tra 18 e 42 anni sostiene alcuni limiti all’aborto, il 54% ritiene che i diritti umani dovrebbero iniziare nel grembo materno e il 75% ha sostenuto le restrizioni nel periodo subito prima o dopo la possibilità di vita autonoma del feto, in aumento del 10% rispetto al 2023. Il secondo sondaggio (Cavalieri di Colombo - Marist College) ha rilevato che il 66% degli americani ritiene che «dovrebbero essere posti dei limiti quando è consentito l’aborto» e solo il 33% ritiene che «l’aborto dovrebbe essere consentito senza alcun limite». Quando vengono date le due opzioni, inoltre, l’84% dei repubblicani è favorevole ad alcuni limiti all’aborto, così come il 49% dei democratici e il 66% degli indipendenti. Solo il 9% totale degli intervistati, d’altra parte, ritiene che non dovrebbe essere consentito in nessuna circostanza.
I pro vita non demordono nemmeno in Europa. Domani, 21 gennaio, a Parigi scenderanno in piazza giovani e associazioni a difesa della vita e della maternità e contro la follia di costituzionalizzare l’aborto da parte del liberal-massonico Emmanuel Macron.
USA, le speranze pro vita nella prima Marcia post-Roe
Il 20 gennaio si è tenuta a Washington la prima Marcia per la Vita dopo lo storico annullamento della sentenza abortista Roe vs Wade (1973). Circa 100 mila i partecipanti, tra leader cristiani, politici e attivisti pro life. Rinnovato l’impegno a combattere, in primis legislativamente, per proteggere i nascituri. Biden e i Dem proseguono invece l’alleanza con l’industria dell’aborto.
Aborto, la Corte Suprema USA cancella la Roe. Ora decidono gli Stati
Con un voto di 6-3 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la Roe contro Wade, la sentenza che nel 1973 aveva imposto l’aborto in tutta la nazione. Con essa decadono anche le decisioni collegate, come la Casey contro Planned Parenthood. Il diritto di decidere in materia viene così restituito ai singoli Stati e ai loro rappresentanti eletti. Dichiarazioni infuocate e irresponsabili da parte del gotha del Partito Democratico e dello stesso Biden, disposti a tutto pur di reimporre l’aborto nell’intero Paese. Chiese e centri pro vita temono per la “Notte di rabbia” annunciata dai terroristi pro aborto.
- IL VIDEO: GRAZIE ANCHE A TRUMP, di Riccardo Cascioli
- LA VIGNETTA, di Federico Cesari