Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
UNIONE EUROPEA

Uno pseudo accordo sul gas. E l'Ue celebra il "successo"

Dopo mesi di attesa viene annunciato un accordo Ue per affrontare la crisi energetica. Si celebra la vittoria, soprattutto in Italia: è l'ultimo successo di Draghi. Ma realmente cosa si è ottenuto? Un accordo su risparmi e approvvigionamento in termini così vaghi che sarà necessario un nuovo vertice per definire i dettagli. 

Economia 22_10_2022
Gasdotto

Dopo una lunga giornata di trattative e mesi di attesa, alle due di notte di giovedì è arrivato l'accordo fra i Capi di Stato e di governo europei sulle ‘misure urgenti’ per contenere il prezzo del gas. Nulla di definito, solo piccoli ed incerti passi avanti. Urge una svolta di serietà. Una vittoria per Draghi? Sì, se consideriamo che le proposte italiane e di diversi altri Paesi, come abbiamo descritto su LaBussola, ora sono all’ordine del giorno. No, se invece guardiamo ai fatti e alla problematica posizione di paesi come Olanda e Germania che hanno imposto vaghezza sui tempi e genericità nelle determinazioni delle misure di emergenza. In poche parole, come si legge anche su Politico ed Euronews, è stata una soluzione all’europea, tutti felici degli impegni generici, tutti pronti a infilzarsi sin dalle prossime settimane, quando si entrerà nei dettagli, con la Germania che ha già fatto sapere che potrebbe esser necessario un vertice straordinario a novembre dei capi di governo europei per una decisione finale.

Il documento conclusivo della riunione è chiaro, nella sua disarmante genericità, 9 misure aggiuntive (ai tagli di energia e riscaldamento nelle ore della giornata, riduzione del periodo di riscaldamento e della gradazione) e diversi richiami  ad impegni futuri. Tra le misure c’è l'acquisto congiunto volontario di gas, a partire da una soglia minima obbligatoria del 15% ed accelerazione (senza tempistica) nei negoziati sui prezzi con Paesi produttori "affidabili" come Norvegia e Stati Uniti, per "sfruttare il peso economico" dell'Unione piuttosto che competere come singoli Stati sul mercato mondiale. Si chiede alla Commissione di presentare una proposta precisa su “un nuovo parametro di riferimento complementare (al Ttf olandese) entro l'inizio del 2023 che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas». Poi due tetti al prezzo del gas, il primo sarà “un corridoio dinamico di prezzo”, temporaneo, per le transazioni di gas naturale allo scopo di limitare i prezzi eccessivi del gas e una secondo “quadro temporaneo dell'Ue per fissare un tetto al prezzo del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica”, compresa un'analisi costi-benefici.

Poi ci si impegna a: “migliorare il funzionamento dei mercati dell'energia per accrescere la loro trasparenza, alleviare lo stress di liquidità ed eliminare i fattori che amplificano la volatilità dei prezzi del gas”; “velocizzare “la semplificazione delle procedure autorizzative” per la “diffusione delle energie rinnovabili e delle reti, anche con misure di emergenza”; promuovere misure sia di “solidarietà energetica in caso di interruzioni dell'approvvigionamento di gas a livello nazionale, regionale o dell'Unione, in assenza di accordi bilaterali di solidarietà” sia per “maggiori risparmi energetici”. Infine l’impegno a “mobilitare gli strumenti pertinenti a livello nazionale e dell'Ue... per proteggere le famiglie e le imprese e per... preservare la competitività globale dell'Unione”. Poi si rafforzerà “ulteriormente il coordinamento, al fine di fornire una risposta strategica determinata e agile”; aumenteranno “gli investimenti nell'efficienza energetica, nelle infrastrutture energetiche... le interconnessioni e lo stoccaggio e nelle tecnologie innovative per le energie rinnovabili”. Infine l’invito (ulteriore) alla Commissione ad “accelerare i lavori sulla riforma strutturale del mercato dell'energia elettrica e...ulteriori progressi verso la realizzazione di una piena Unione dell'energia al servizio del duplice obiettivo della sovranità energetica e della neutralità climatica a livello europeo”.

E’ molto probabile che nel prossimo novembre i capi di dei governi europei si incontrino di nuovo per valutare i dettagli delle decisioni genericamente prese nei giorni scorsi e le proposte che la pavida Commissione vorrà dettagliatamente presentare. L'annuncio dell’accordo fatto dal Presidente del del Consiglio Charles Michel, è il simbolo del dramma che viviamo, un successo l’aver ottenuto il "forte e unanime impegno ad agire congiuntamente per raggiungere tre obiettivi: prezzi più contenuti, garanzie alla continuità delle forniture e proseguimento del lavoro per ridurre la domanda". Successo? Con le bollette cresciute del 400% al mercato speculativo di Amsterdam, a fronte di prezzi reali aumentati mediamente del 35%, il documento sarebbe un successo? Sono tanto generiche le decisioni prese che i ministri dell'energia europei si riuniranno già il prossimo 25 ottobre. La Presidente della Commissione von der Leyen, invece, ha detto di avere ora una “solida road map” per agire e assicurato di poter mobilitare sino a “40 miliardi di euro di fondi di coesione per aiutare chi è stato più colpito dall'incremento dei prezzi dell'energia” da dare agli Stati membri per “aiutare le famiglie vulnerabili, le piccole e medie imprese, ma anche quelle più grandi".

Se teniamo conto che la Germania ha approvato, ieri lo ha fatto il parlamento, un piano nazionale di 200 miliardi per il proprio Paese, lo sforzo della von der Leyen appare per quello che è: un ennesimo sberleffo. E’ vero, nel documento finale c’è una fessura per aiuti e debito comune ma nulla che assomigli al programma SURE, pensato per contrastare la disoccupazione durante la pandemia da Covid-19. Il documento europeo è tanto risibile, non certo per colpa di Draghi, che tutte le borse europee ieri hanno chiuso in negativo: allarme recessione. A poco serve l’autocelebrazione dei leader europei per l’invio di ulteriori  18 miliardi di aiuti all’Ucraina, quando se ne daranno forse 40 a tutti gli europei. E’ troppo chiedere una seria attenzione, almeno da parte dei leader europei, per i nostri Paesi e per l’intera Europa?