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LA VERITÀ RICORDATA

Unioni civili «contrarie al bene comune». Firmato Benedetto

Nell’ultimo inedito - pubblicato nella raccolta La vera Europa, con l’introduzione di papa Francesco - Ratzinger sottolinea la gravità dell’approvazione legale delle unioni omosessuali, che produce conseguenze «contrarie al bene comune». Le leggi in tal senso sdoganano una concezione che svilisce la dignità dell’uomo, riducendolo a “prodotto”, e che quindi è contro «l’ecologia dell’uomo», creato a immagine e somiglianza di Dio, dunque indisponibile. Un testo, quello del Papa emerito, che ricorda la verità sempre insegnata dalla Chiesa, ma dimenticata nel recente intervento di Bergoglio sul volo di ritorno dalla Slovacchia.

Ecclesia 24_09_2021 English Español

È uscito il terzo volume della collana Joseph-Ratzinger - Testi Scelti, delle Edizioni Cantagalli, dedicato alle riflessioni del Papa emerito sulla vocazione dell’Europa. Come per il secondo volume, anche questa volta la pubblicazione - intitolata La vera Europa. Identità e missione - è arricchita da un inedito di Benedetto XVI.

Quel “destino” onnisciente e onnipotente che si chiama Provvidenza ha voluto che l’inedito toccasse un punto particolarmente sensibile del tempo presente, ossia quello della «legalizzazione in sedici Stati europei del “matrimonio omosessuale”», scrive nell’inedito Benedetto XVI. Un tema su cui Francesco era intervenuto maldestramente qualche giorno fa, il 15 settembre, durante il volo di ritorno dalla Slovacchia.

L’introduzione al libro è scritta da Sua Santità Francesco. L’inedito è firmato da Sua Santità Benedetto XVI. Per chi ritiene che il Papa debba essere uno solo, trovare due “Santità” a poche righe di distanza l’una dall’altra fa un certo effetto. Quando poi si constata che le due “Santità” la pensano in modo diametralmente opposto sul medesimo tema, difficile non provare una certa perplessità, soprattutto perché la crux philosophorum in oggetto è un tema assolutamente fondamentale della dottrina cattolica e della realtà antropologica.

Interrogato da un giornalista relativamente alle leggi sulle unioni civili, Bergoglio aveva espresso un parere favorevole, dal momento che si tratta di «leggi che cercano di aiutare la situazione di tanta gente, di orientazione sessuale diversa. E questo è importante, ma senza imporre cose che nella Chiesa, per la loro natura, non vanno. Ma se una coppia omosessuale vuole condurre una vita insieme, gli Stati hanno la possibilità civilmente di sostenerli». Una di queste leggi “eccellenti” sarebbe, secondo Francesco, quella francese, della quale però confessa di non saper bene di cosa si tratti. Altro è invece il matrimonio come la Chiesa lo intende; e questo non può essere cambiato. Dunque, la posizione di papa Francesco è quella di una netta separazione tra l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la legislazione dello Stato sulle unioni civili. Quest’ultima è una buona cosa, purché non si esiga «che la Chiesa rinneghi la sua identità». Per lo Stato laicista questa posizione è più che benvenuta: la Chiesa si rintani pure nelle sacristie a celebrare i suoi matrimoni eterosessuali, che a ridefinire il bene comune ci pensiamo noi.

L’esternazione di Bergoglio contraddice nettamente il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003, firmato da Ratzinger e approvato da Giovanni Paolo II. Quel documento, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, ruota tutto attorno all’idea cardine che «si tratta di una materia che riguarda la legge morale naturale» e dunque il bene comune, e non semplicemente una legge interna della Chiesa. L’atteggiamento da avere di fronte al riconoscimento legale di tali unioni è chiaro: «Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza». Cooperare formalmente significa approvare; esattamente quello che ha fatto Francesco.

Invece, secondo il Papa emerito, il fenomeno dell’approvazione legale di queste unioni «non solo è più grave» del comportamento omosessuale come fenomeno privato, «ma acquista una portata assai più vasta e profonda, e finirebbe per comportare modificazioni dell’intera organizzazione sociale che risulterebbero contrarie al bene comune. Le leggi civili sono principi strutturanti della vita dell’uomo in seno alla società, per il bene o per il male». È proprio il bene comune ad essere il grande assente nella risposta di Francesco. E Benedetto XVI, in questo nuovo contributo, torna a ricordarglielo. Perché non c’è che una verità sull’uomo, e non una valida per la Chiesa e l’altra per lo Stato.

Scrive il Papa emerito: «Con la legalizzazione in sedici Stati europei del “matrimonio omosessuale”, il tema matrimonio e famiglia ha assunto una nuova dimensione che non si può certo ignorare. Si assiste a una deformazione della coscienza che evidentemente è penetrata profondamente in settori del popolo cattolico. A questo non si può rispondere con qualche piccolo moralismo e nemmeno con qualche rimando esegetico. Il problema va in profondità e dunque deve essere affrontato in termini di fondo».

Benedetto XVI spiega che l’introduzione della pillola anticoncezionale ha permesso di fatto che la sessualità possa essere separata dalla fecondità. Questa cesura può essere intesa in ambedue le direzioni: sessualità priva di fecondità (gli anticoncezionali), ma anche fecondità senza sessualità, che ha condotto a «pianificare e produrre l’uomo razionalmente». L’uomo come prodotto, da usare, modificare, distruggere; l’uomo che non è più uomo. La questione omosessuale si colloca al centro della domanda antropologica fondamentale: chi è l’uomo? Se la risposta a questa domanda non discende da una dimensione propriamente teologica; se l’uomo non è creato da Dio, maschio e femmina, a Sua immagine e somiglianza, allora è “prodotto”, esito della propria attività, e, come un qualsiasi altro prodotto dell’ingegno umano, manipolabile secondo una logica di potere e utilità. L’ideologia omosessualista afferma proprio questa manipolabilità dell’uomo nella sua sessualità.

«Quando si rinuncia all’idea della creazione - conclude Benedetto XVI -, si rinuncia alla grandezza dell’uomo, si rinuncia alla sua indisponibilità e alla sua dignità che è al di sopra di ogni pianificazione». L’uomo è indisponibile, qualunque sia la possibilità che la tecnologia offre, anche in ambito medico sanitario. E, dati i tempi, è bene ribadirlo. Non riconoscere «l’ecologia dell’uomo», come la chiama Benedetto XVI, «il violentarla o il negarla conduce all’autodistruzione. Proprio di questo si tratta anche nel caso della creazione dell’uomo come maschio e femmina, che viene ignorata nel postulato del “matrimonio omosessuale”».

Il riconoscimento legale delle unioni omosessuali sdogana una concezione dell’uomo contro l’ecologia dell’uomo, cancella nella società il rinvio ad una natura che non è l’uomo a darsi, ma che è frutto dell’opera creatrice di Dio. Benedetto XVI svela, ancora una volta, che il vero garante della dignità umana è quel Dio che si è voluto allontanare dall’agorà degli uomini, senza il quale l’uomo diventa succube di ogni potere che ha come regola solo i limiti della propria capacità di imporsi. La Chiesa ha sempre fatto da argine a questi deliri di onnipotenza, rifiutandosi di farsi rinchiudere nelle sacristie. Benedetto lo ha detto di nuovo, chiaramente. Anche a Francesco.