Ungheria, le dimissioni e il senso di responsabilità della Novák
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La presidente ungherese Katalin Novák si è dimessa dopo aver concesso un indulto di un anno e mezzo – su 22 grazie totali – a un uomo condannato per una tentata copertura di abusi. Ha chiesto scusa per l’errore di giudizio. Un senso di responsabilità raro in politica.
La presidente ungherese Katalin Novák si è dimessa sabato 10 febbraio. In un discorso alla nazione ha riconosciuto di aver commesso un errore di giudizio nel concedere la grazia l’anno scorso ad un uomo che stava scontando la pena per aver tentato di persuadere una vittima, un ragazzino, a ritrattare la denuncia per un abuso subito.
Coloro che hanno chiesto le dimissioni in piazza sono gli stessi che sostengono le sanzioni di Bruxelles e la diffidenza di Washington perché l’Ungheria difende l’integrità dei bambini e dei diritti dei genitori contro la voglia malsana di promuovere nella scuola pubblica l’ideologia Lgbt. «Come ungherese, mi aspetterei che il presidente dell'Ungheria non commettesse errori. Se li facesse, mi aspetterei che ne rendesse conto e se ne assumesse la responsabilità. Anche dimettendosi dalla carica di presidente dell'Ungheria. (...) Oggi è l'ultima volta che mi rivolgo a voi in qualità di presidente dell'Ungheria. Mi dimetto da presidente», ha detto la Novák nel suo discorso di commiato dal popolo ungherese dopo 21 mesi di incarico.
L'indulto in questione è uno dei 22 che ella ha concesso in occasione della visita di papa Francesco nel suo Paese nell'aprile 2023. Il beneficiario era il vicedirettore di un istituto per bambini a Bicske, a 30 chilometri da Budapest, dove il suo superiore, direttore e capo del centro, abusava sessualmente di minori. Il direttore pedofilo era stato denunciato, rimosso dall'incarico, perseguito e condannato. Il vicedirettore, invece, è stato accusato e condannato per aver cercato di far dire a una delle vittime di aver mentito sui fatti, su richiesta del suo superiore. È stato dichiarato colpevole e stava scontando la condanna dal 2020, dichiarandosi innocente e facendo ricorso in secondo e terzo grado. Quando ha ricevuto la grazia, al vicedirettore mancava da scontare un anno e mezzo della sua pena.
Nel suo discorso la presidente Novák ha spiegato che «il potere di grazia è forse il più delicato di tutti. Perché è una decisione che riguarda la vita di un essere umano, basata sulla richiesta di clemenza e sulle informazioni disponibili in quel momento. Non concederei mai la grazia a nessuno che pensassi abbia abusato fisicamente o psicologicamente di bambini». Nello stesso tempo la presidente ha riconosciuto di aver «commesso un errore, perché la decisione di concedere la grazia e di non comunicarne le ragioni ha permesso di sollevare dubbi sulla politica di tolleranza zero sugli abusi sessuali sui minori. Tuttavia, non c'è spazio per i dubbi qui, e non possono esserci. Era così allora e rimane così oggi. (...) Chiedo scusa a coloro che ho offeso e a tutte le vittime che potrebbero aver pensato che ho fallito nel difenderle. Ho difeso le famiglie e i bambini in passato, li difendo oggi e li difenderò domani».
Katalin Novák negli ultimi anni è stata una delle figure politiche femminili considerate più antipatiche in Ungheria per il suo franco e serio impegno nel predisporre, promuovere le politiche familiari e per la natalità; è stata il motore trainante del successo della politica pubblica a favore della famiglia promossa dal governo Orbán e, da presidente della Repubblica, ha ribadito le sue convinzioni e presentato i successi ungheresi in ogni consesso internazionale, senza lasciarsi intimidire né condizionare dal ruolo che ricopriva.
Lo stesso giorno delle dimissioni della presidente della Repubblica, un’altra donna di grande competenza, Judit Varga, si è dimessa da capolista dei candidati al Parlamento europeo di Fidesz e da parlamentare nazionale, perché all’epoca dei fatti era ministro della Giustizia, aveva approvato la grazia e ne aveva controfirmato la decisione. Un simile senso di responsabilità e delle istituzioni sarebbe impensabile per molti politici liberali, socialisti o pseudo-democristiani ungheresi e in generale europei, visto che nell’Unione europea molti politici continuano a mascherare le proprie responsabilità.
Ora il presidente del Parlamento ungherese, László Kövér, farà le veci del presidente della Repubblica sino alla prossima elezione, che si terrà presumibilmente nel mese di marzo. C’è da notare che a seguito dello scoppio dello scandalo dell’indulto, emerso con le manifestazioni di piazza nei giorni scorsi con la complicità del movimento politico Momentum, legato a filo doppio a George Soros e ad ambienti liberal americani, Viktor Orbán ha approvato la presentazione di un emendamento costituzionale per rendere impossibile la grazia a chi commette un reato contro un minore.
Da parte loro, i leader di Momentum, Anna Donáth e il deputato Dávid Bedő – che accusano l’ex presidente Novák, l’ex ministro Varga e l’intero partito Fidesz di essere incoerenti e falsamente impegnati nella protezione dei bambini – in realtà sostengono legislazioni Lgbt, anche nel campo massmediatico ed educativo, il transgenderismo, i cosiddetti “matrimoni” e le adozioni per le coppie gay: tutte cose che danneggiano innanzitutto i bambini. Inoltre, i leader di Momentum sostengono tutte le procedure di infrazione e il blocco dei fondi che Bruxelles deve al proprio Paese.
A Budapest si tenta insomma il colpo di mano, con il sostegno dei tanti commissari europei, burocrati, partiti liberali e socialisti che hanno preso di mira l’Ungheria conservatrice, il suo schierarsi a favore della famiglia e dell’identità cristiana, la porta aperta per una pace russo-ucraina, il piglio di non rassegnarsi all’omologazione globalista. Socialisti, liberali e lobbisti di ogni genere brindino pure alle dimissioni di Novák e Varga, ma il senso di responsabilità dimostrato da queste due donne ungheresi sarà una pietra di paragone per tutti.