Una tregua di 30 giorni? Conviene a Zelensky, non a Putin
Ascolta la versione audio dell'articolo
L'intesa raggiunta tra Washington e Kiev lascia fuori il secondo interlocutore: la Russia. Se agli ucraini può giovare uno stop che dia loro il tempo di riorganizzarsi, Mosca non è certo pronta a tutto per fermare una guerra che sta vincendo sui campi di battaglia. E accetterà solo alle sue condizioni.
- Da Starlink a Eutelsat, le conseguenze per l'Ucraina, di Daniele Ciacci

La Russia accetterà la tregua di 30 giorni sui fronti ucraini su cui sembrano aver trovato un accordo a Gedda, in Arabia Saudita, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il segretario di Stato statunitense Marco Rubio?
L’interrogativo è probabilmente mal posto poiché finora la propaganda ucraina e occidentale ha enfatizzato la raggiunta intesa tra Washington e Kiev e la disponibilità ucraina a un cessate il fuoco temporaneo per poter avviare negoziati. Non sono però stati forniti dettagli di nessun tipo e appare inutile continuare a discutere opzioni d’intesa tra ucraini e occidentali quando gli interlocutori con cui interfacciarsi restano i russi.
Inoltre appare chiaro che Mosca non è certo pronta a tutto per fermare una guerra che sta vincendo sui campi di battaglia.
A tal proposito nelle ultime ore i russi hanno guadagnato ancora terreno in Donbass e sembrano sul punto di cacciare gli ucraini dalla regione russa di Kursk, dove le truppe di Kiev erano penetrate nell’agosto scorso lasciando sul campo 70 mila morti e feriti in sette mesi, secondo fonti russe.
In attesa di una risposta da Mosca, che probabilmente richiederà qualche giorno, gli analisti cercano di interpretare la volontà di Vladimir Putin che secondo fonti di Bloomberg accetterà probabilmente la tregua ma alle sue condizioni, cercando di ritardare l'accordo per assicurarsi le condizioni più favorevoli. Per queste fonti il Cremlino ritiene inaccettabili le condizioni concordate a Gedda e potrebbe chiedere la sospensione delle forniture di armi all'Ucraina come condizione per il cessate il fuoco.
«Donald Trump ha confermato che una delle cause profonde (del conflitto ucraino) è stata l'espansione della Nato, che ha creato una minaccia per la sicurezza russa. In proposito, vorrei sottolineare che nelle nuove circostanze dopo il 20 gennaio, l'importanza dell'Ucraina per la sicurezza russa è di gran lunga maggiore dell'importanza della Groenlandia per la sicurezza degli Stati Uniti», ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un'intervista con i blogger statunitensi Mario Nawfal, Larry Johnson e Andrew Napolitano.
Un modo indiretto per sottolineare che Mosca non accetterà un accordo qualsiasi anche ricordando le beffe subite da parte dei leader europei negli Accordi di Minsk per far cessare le ostilità nel Donbass e che sia Angela Merkel che François Hollande ammisero essere solo degli escamotage per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di prepararsi militarmente alla guerra contro la Russia.
«Ci aspettiamo che il segretario di Stato Marco Rubio e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Walz ci informeranno nei prossimi giorni attraverso diversi canali dei negoziati che si sono svolti e degli accordi presi», ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, circa l’ipotesi di una tregua di 30 giorni.
La posizione assunta dagli Stati Uniti nelle trattative ha determinato il caos in Europa. Zelensky ha detto di aspettarsi nuove pressioni statunitensi su Mosca e ulteriori sanzioni in caso di rifiuto. Da Washington giunge la notizia che sono ripresi gli aiuti militari a Kiev interrotti dopo la furiosa litigata in diretta televisiva tra Donald Trump e Zelensky.
Il viceministro della Difesa polacco Pawel Zalewski ha confermato in un post su X che gli aiuti militari statunitensi a Kiev sono ripresi attraverso l'importante hub polacco di Jasionka, nei pressi della città di Rzeszow, dove affluisce la gran parte degli aiuti militari occidentali diretti all’Ucraina.
Il Parlamento Europeo dibatte invece del voltafaccia di Trump, accusato senza mezzi termini da molti in Europa di essere filo-russo e putiniano. L’Ue i suoi Stati membri sono ora i principali alleati strategici dell'Ucraina e devono restare il suo maggiore donatore, in seguito «all’apparente cambio di posizione degli Stati Uniti» sulla guerra di cui Trump ha incolpato apertamente Kiev. «Per sostenere il diritto all'autodifesa dell'Ucraina, la Ue e i suoi Stati membri devono aumentare in modo significativo la necessaria assistenza al Paese», afferma una risoluzione non vincolante della plenaria di Strasburgo del Parlamento Ue approvata con 442 voti a favore, 98 contrari e 126 astensioni.
Nel Parlamento come nella Commissione Ue dilaga la narrazione dei “russi alle porte”. Ieri con sprezzo del ridicolo, il commissario europeo per la Difesa, il baltico Andrius Kubilius, ha detto che la Russia potrebbe essere pronta per uno scontro con la Nato tra cinque anni o meno. Stime di altri esponenti europei avevano detto che i russi ci attaccheranno tra tre o quattro anni ma né loro né Kubilius hanno mai spiegato in base a quali dati o informazioni potessero fare una simile previsione.
Quanto agli Stati Uniti, anche se Rubio ha fatto sapere che degli accordi minerari con l’Ucraina si parlerà in altra occasione, l’impressione è che la benevolenza dell’Amministrazione Trump nei confronti di Kiev sia legata più alla priorità di stipulare un accordo che permetterà agli Stati Uniti di rientrare con lauti interessi dalla pioggia di miliardi stanziati dall’Amministrazione Biden per sostenere l’Ucraina che da un sentimento di vicinanza con la sua causa.
Il segretario di Stato ha dichiarato ieri che un accordo sui minerali darebbe agli Stati Uniti un «interesse diretto» nella protezione dell'Ucraina ma non ha promesso garanzie formali di sicurezza. «Non lo presenterei come una garanzia di sicurezza, ma certamente, se gli Stati Uniti hanno un interesse economico che generi entrate per il nostro popolo e per il popolo ucraino, avremmo interesse a proteggerlo», ha detto Rubio ai giornalisti.
Un po’ poco per Zelensky che pretendeva garanzie militari contro nuovi attacchi russi, ma di più Trump e la sua squadra non sono disposti a offrire a Kiev.
In termini militari una tregua di 30 giorni può giovare solo agli ucraini che avranno tempo di riorganizzarsi dopo le batoste subite su tutti i fronti che li vedono perdere posizioni ormai da un anno e mezzo. Sarebbe oggi ancor più importante dopo la disfatta subita nella regione russa di Kursk che rischia di demolire il morale già compromesso delle truppe di Kiev.
Mosca vuole un’altra Yalta, una conferenza che ridisegni una cornice di sicurezza ai suoi confini occidentali. Difficile credere che gli americani possano farsi illusioni: la posizione di Mosca è nota da anni ed è contraria a tregue e a favore solo di un accordo che concluda il conflitto rispettando le pretese russe di cessione territoriale di almeno quattro regioni (più la Crimea), di neutralità e disarmo dell’Ucraina in cui non dovranno venire schierati a nessun titolo militari di nazioni della Nato.
Opzioni di minore portata o tregue furbesche difficilmente potranno convincere Putin così come le minacce di ulteriori sanzioni economiche rischiano di rivelarsi, come in questi ultimi anni, armi spuntate. Arduo credere che l’offerta di una tregua, per giunta il giorno dopo un attacco in massa di centinaia di droni ucraini contro Mosca e altre città, possa indurre i russi ad accontentarsi di meno.
Ucraina, da Starlink a Eutelsat? Ecco le conseguenze
L’eventuale interruzione di Starlink in Ucraina rappresenterebbe un punto di svolta critico nel conflitto con la Russia, con significative implicazioni operative, economiche e geopolitiche. Vediamole.
L'Ue rafforza i debiti, ma non le capacità militari
Il Rearm Europe non è un piano militare, ma finanziario che indebiterà ulteriormente gli stati membri e diminuirà la sovranità delle nazioni. E a Kiev andrebbe soltanto il 20% del piano che sarà comunque insufficiente. Il tutto per paura di un'aggressione russa che non è nemmeno nei rapporti di intelligence.
Quattro verità che la vicenda ucraina rivela
La strategia del presidente americano Trump nel conflitto russo-ucraino fa emergere alcuni fatti che finora sono stati nascosti dalla propaganda. Tra cui la constatazione che gli interessi nazionali vengono prima dei valori che si proclamano.
Ucraina, stop agli aiuti militari dagli USA. L’Ue pensa al riarmo
Trump ha annunciato lo stop alle forniture di armi statunitensi a Kiev. Von der Leyen ha presentato un piano in cinque punti per il riarmo dell’Unione europea, che però è spaccata al suo interno. E la NATO è sconcertata dalla “coalizione dei volenterosi” ventilata da Londra e Parigi.