Un sondaggio sui vescovi. Con qualche distinguo
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Un sito americano lancia un questionario su fiducia e ortodossia attribuita al proprio vescovo. Ma chi garantisce che il giudicante sia ortodosso?
Prendiamolo con le pinze, ma prendiamolo. Il sito statunitense Complicit Clergy – progetto dell’Istituto Lepanto – ha lanciato un questionario ai propri lettori composto solo da due semplici domande. Eccole:
1. Quanto ti fidi del tuo vescovo?
2. Qual è la tua opinione personale sull'ortodossia del tuo vescovo (coerenza con gli insegnamenti della Chiesa cattolica)?
Per ogni domanda l’intervistato poteva assegnare un punteggio da 0 a 5, dove zero indicava una valutazione pessima e 5 una valutazione ottima. Sono pervenute in totale 5.782 risposte al sondaggio, risposte che hanno riguardato 180 vescovi, quasi la totalità dei vescovi statunitensi. Il sondaggio non permetteva di votare più volte.
Il sito ci informa che «complessivamente i vescovi hanno ottenuto un 1,97 in termini di fiducia e 2,50 in termini di ortodossia. Quasi il 65% degli intervistati non si fida del proprio vescovo (punteggio di 2 o inferiore […]). [E un] 46% degli intervistati ritiene che i propri vescovi abbiano opinioni non ortodosse (punteggio di 2 o inferiore)». I migliori sono stati Strickland, Cordileone, Lopes e Sample. I peggiori, McElroy, Cupich, Gregory, Tobin e Stowe. Il sito rileva anche «che più in alto sale un vescovo nella gerarchia, più bassi sono i suoi punteggi». Un conferma della previsione evangelica “i primi saranno gli ultimi”.
In merito a tale questionario il primo dubbio che sorge è il seguente: per giudicare l’ortodossia dei vescovi il giudicante deve essere lui stesso ortodosso dottrinalmente. Altrimenti il giudizio è falsato. E come facciamo a sapere se i votanti che hanno partecipato a questo sondaggio hanno le idee chiare sulla dottrina cattolica? Lo possiamo solo presumere, dato che sono lettori di un sito ben orientato.
A rovescio, se il sondaggio fosse stato promosso da Famiglia Cristiana per i vescovi italiani, i vincitori sarebbero stati Zuppi e Paglia. Inoltre è bene ricordare che, dato che i votanti esprimono un’appartenenza ben precisa all’interno della Chiesa, non sono un campione rappresentativo dei fedeli a stelle e strisce. C’è infine da aggiungere che alcuni vescovi hanno ottenuto chi 100, chi 200 voti ed altri un solo voto. Insomma una votazione non numericamente omogenea e quindi poco probante.
Fatti tutti questi distinguo che ci inducono a ritenere che il sondaggio non abbia rigorosissimi profili di scientificità, lo stesso però si offre a qualche considerazione. Il metro è custodito presso l’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure di Sèvres. Il metro della verità è custodito presso la Chiesa cattolica. È il Magistero perenne della Chiesa cattolica, in specie il Magistero ordinario universale e quello solenne, a fungere da unità di misura quando un vescovo (ma anche un sacerdote e un laico naturalmente) apre bocca o lancia una particolare iniziativa. I 5.700 votanti evidentemente conoscono la dottrina, insomma sanno quanto è lungo davvero il metro della fede e della morale, e da buoni sarti hanno preso le misure ai propri vescovi. Lo possiamo dedurre dai vincitori e dai perdenti: i primi, in linea generale, misurano un metro giusto giusto. I secondi eccedono di molto, o per eccesso o per difetto.
Questo sondaggio poi, per paradosso, ci fa ringraziare che, almeno nei tempi odierni, il vescovo non debba essere scelto in cabina elettorale. Già ora i vescovi della nostra penisola ne dicono delle belle su fede e morale, figuratevi cosa dovremmo udire se un prelato dovesse candidarsi allo scranno episcopale offrendosi al giudizio della base elettorale, dato che il credente medio italico ha un orientamento nettamente progressista. Infatti un recente sondaggio commissionato dalla rivista il Timone per Euromedia Research ci informa che il cattolico della Domenica vota rivolto a sinistra.
Facile allora prevedere che gli aspiranti vescovi ne sparerebbero di grosse per accattivarsi il consenso: benedizioni gay, fivet negli ospedali cattolici, corsi per divorziare e per cambiare sesso, comunione ai divorziati risposati, eutanasie caritatevoli, dispenser di preservativi all’entrata delle chiese, catechismi ecologici (ossia con dottrina biodegradabile). Cosa dite? Che tutte queste cose, più o meno, i vescovi già le fanno e proprio per ottenere il consenso dei fedeli? Avete ragione. Ci eravamo sbagliati.
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