Un romanzo con più osterie che chiese, il perché di una scelta
I promessi sposi incarnano la fede di Alessandro Manzoni, eppure vi si dedica più spazio alle osterie che alle chiese. Cerchiamo di capirne il motivo.
Chiunque si avventuri per la prima volta nella lettura de I promessi sposi non può che rimanere colpito dal fatto che un romanzo che incarna pienamente la fede del Manzoni riservi poco spazio alle chiese mentre ne dedica tanto alle osterie. Si stampano nella mente di tutti quella del paese dei due giovani fidanzati in cui Renzo dà appuntamento a Tonio e a Gervaso per organizzare il matrimonio di sorpresa, quella di Milano in cui il giovane si ferma a mangiare e a dormire la sera del tumulto di san Martino, quella di Gorgonzola in cui Renzo si rifocilla per poco tempo, il 12 novembre, prima di fuggire verso l’Adda.
Perché le pagine dedicate al mondo dell’osteria sono così numerose? Cosa vuole comunicarci Manzoni?
La Chiesa e il matrimonio di sorpresa
Agnese si fa promotrice del matrimonio di sorpresa tra Renzo e Lucia. Ma questa modalità è lecita o è solo figlia della fantasia di Manzoni?
Lo scontro tra don Rodrigo e fra Cristoforo
Manzoni descrive l’incontro tra il frate e il meschino signorotto, il quale non sa ascoltare la voce della sua coscienza.