Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
DIPLOMAZIA

Ultimatum dell'Ue all'Iran. Accordo sul nucleare in crisi

Se Teheran continua a violare l'accordo sul nucleare (Jcpoa), l'Ue minaccia di ritirarsi. Si negozia ancora, ma è un serpente che si morde la coda: Teheran continuerà a non rispettare i suoi impegni se gli Usa non ritireranno le sanzioni e gli Usa non le ritireranno se Teheran non tornerà a rispettare gli impegni presi con il Jcpoa.

Esteri 29_09_2019
Conferenza stampa di Rouhani, presidente iraniano

Gran Bretagna, Francia e Germania hanno lanciato un ultimatum all’Iran, minacciandolo di ritirarsi dall’accordo sul nucleare a partire da novembre, nel caso in cui Teheran continui a ridurre gli impegni assunti nel quadro dell’accordo sul nucleare (JCPOA).

Mercoledì scorso (25 settembre), i Paesi europei firmatari dell’accordo hanno avvertito che, se l’Iran compirà violazioni significative del patto, saranno costretti a sottoporre la questione alla Commissione congiunta designata a risolvere la controversia, dando il via a un meccanismo che potrebbe portare al collasso dell’accordo e alla reintroduzione di sanzioni contro Teheran.

Una misura estrema, che l’Europa ha cercato in ogni modo di evitare. Dal maggio 2018 – mese in cui il Presidente americano, Donald Trump, ha unilateralmente deciso di ritirarsi dall’accordo sul nucleare -, i Paesi europei hanno sempre respinto la richiesta degli Stati Uniti di fare altrettanto, temendo ricadute economiche e sulla sicurezza qualora il patto fosse stato superato. Tuttavia, negli ultimi tempi, il crescendo di tensione nel Golfo e la riduzione degli impegni presi da parte di Teheran stanno mettendo alle strette l’Europa.

Un ultimo tentativo di mediazione tra gli Stati Uniti e l’Iran è stato fatto nei giorni scorsi dal presidente francese, Emmanuel Macron, il quale, in occasione dell’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite (23-26 settembre), ha tentato di negoziare un nuovo accordo tra le due parti. Secondo il piano di Parigi, Teheran si sarebbe impegnato a rispettare i termini del JCPOA e Washington avrebbe revocato le sanzioni economiche contro l’Iran.

Macron sperava di sfruttare positivamente l’escalation di tensione tra Stati Uniti, Iran, Arabia Saudita e alcuni Stati europei – innescata dagli attacchi che lo scorso 14 settembre hanno colpito il cuore dell’economia saudita -. Pur essendo ancora in corso le verifiche sulla responsabilità dell’attacco contro gli impianti petroliferi sauditi e nonostante la rivendicazione ufficiale avanzata dagli Houthi – una delle fazioni della guerra civile yemenita - Riad, Washington, Londra, Parigi e Berlino avevano già puntato il dito contro la Repubblica Islamica.

Le speranze di Macron, tuttavia, sono state disattese. Gli Stati Uniti non hanno acconsentito a sollevare le sanzioni prima di incontrare i funzionari iraniani e Teheran ha rifiutato la proposta di avere qualsiasi contatto con Washington prima che le sanzioni venissero sollevate. Negli ultimi mesi, sono continuate le violazioni del JCPOA da parte dell’Iran. A maggio, il presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha annunciato la volontà di Teheran di ritirarsi parzialmente dal patto sul nucleare; il mese successivo, all’inizio di giugno, la graduale riduzione degli impegni assunti nel quadro dell’accordo. Teheran ha annunciato tali misure in risposta alle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti dopo il ritiro dall’accordo sul nucleare e all’incapacità dell’Europa di potenziare il commercio con il Paese per compensare i danni causati dalle misure restrittive americane. Secondo Rouhani, infatti,  l’Europa non avrebbe difeso a sufficienza l’accordo sul nucleare.

Finora, la Repubblica Islamica ha già completato tre fasi nel processo di riduzione degli impegni assunti nel quadro dell’accordo sul nucleare e ha minacciato di avviare la quarta a partire dal 7 novembre. Teheran, infatti, avrebbe superato il limite delle riserve di uranio a basso arricchimento consentito dall’accordo sul nucleare (300 chilogrammi) e arricchito l’uranio oltre il limite del 3,67%. La terza fase, che prevedeva l’installazione di nuove centrifughe e l’avvio di attività di ricerca, sarebbe stata completata all’inizio di settembre. Fasi “annunciate, reversibili e calibrate” – secondo il governo iraniano -, che allontanano Teheran dai principi dell’accordo sul nucleare, sebbene senza comprometterlo in maniera definitiva con gravi violazioni. Il problema, tuttavia, è che, nonostante l’Iran sostenga che le misure adottate siano reversibili, le stesse potrebbero portare alla realizzazione dell’arma atomica; ed è questa eventualità, il vero spettro che si allunga su ogni tentativo negoziale.