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CRISI NUCLEARE

Vaso di coccio. L'Ue è stretta fra Usa e Iran

L’Iran ha annunciato la volontà di ritirarsi parzialmente dall'accordo sul nucleare, in risposta alle sanzioni imposte da Washington. Gli Usa hanno già denunciato unilateralmente l'accordo sul nucleare iraniano. L'Ue vuole mantenerlo a tutti i costi, ma si trova stretta fra le sanzioni americane e le minacce iraniane.

Esteri 11_05_2019
Mike Pompeo

Cresce la tensione tra Iran, Stati Uniti ed Europa in merito all’accordo sul nucleare. Uno scontro verbale che, negli ultimi giorni, si è trasformato in una vera e propria guerra a colpi di ultimatum.

Lo scorso 8 maggio, in occasione del primo anniversario del ritiro dall’accordo degli Stati Uniti, l’Iran ha annunciato la volontà di ritirarsi parzialmente dal patto, in risposta alle sanzioni imposte da Washington al Paese e alla mancata tutela dell’accordo da parte dell’Europa. Il presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha dichiarato che, pur nei limiti previsti dall’accordo, Teheran avrebbe iniziato a conservare l’uranio arricchito e l’acqua pesante, al posto di venderli alle altre nazioni. Secondo il leader iraniano, questo sarebbe stato solo il primo di una serie di provvedimenti che avrebbero portato a una più grave frattura con i Paesi firmatari dell’accordo.

Giovedì 9 maggio, l’Unione europea, insieme ai ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania, ha ribadito fermamente la volontà di preservare l’accordo sul nucleare. Rispondendo all’ultimatum lanciato il giorno precedente da Teheran, il Vecchio continente ha garantito il suo impegno nel “continuare gli scambi commerciali consentiti con l’Iran”.

Il Joint Comprehension Plan of Action (Jcpoa), l’accordo sul nucleare sul quale si accumulano le tensioni degli ultimi giorni, era stato firmato il 14 luglio 2015 da Iran, Germania e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu - ovvero Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. Il patto prevedeva la sospensione di tutte le sanzioni nucleari imposte precedentemente all’Iran dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite e dagli Usa, in cambio della limitazione delle attività nucleari da parte del Paese mediorientale. 

Lo scorso anno, il presidente americano, Donald Trump, ha deciso, unilateralmente, di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo, ripristinando le sanzioni contro il Paese mediorientale. Washington era intimorita dalla libertà che il patto garantiva all’Iran nello sviluppo del proprio programma missilistico.

Tuttavia, il ripristino delle sanzioni americane, mirate a colpire le esportazioni e il commercio dell’Iran, ha contribuito ad acuire la crisi economica già in corso nel Paese. Non solo: durante lo scorso anno, gli Stati Uniti hanno anche esercitato pressione sull’Europa, spingendola ad adottare una linea aggressiva contro Teheran, e hanno minacciato che quanti avrebbero aiutato Teheran ad aggirare le sanzioni “non avrebbero più potuto concludere affari con gli Stati Uniti”.

Pur messa alle strette da Washington, l’Europa si è sempre dichiarata a favore della salvaguardia del patto sul nucleare, temendo ricadute economiche e sulla sicurezza qualora l’accordo fosse stato superato. Tuttavia, stando alle ultime dichiarazioni di Rouhani, l’impegno del Vecchio continente non sarebbe stato sufficiente, dal momento che l’Europa non avrebbe difeso a sufficienza l’accordo sul nucleare.

A un anno di distanza dall’imposizione delle sanzioni americane e di fronte all’acuirsi della crisi economica, dunque, il leader iraniano ha lanciato un ultimatum ai Paesi europei, appellandosi ai punti 26 e 36 dell’accordo sul nucleare, che consentono a Teheran di  ridurre i propri impegni nel caso in cui le altre parti risultino inadempienti ai loro obblighi.

Se gli Stati firmatari non troveranno un modo per proteggere l’economia iraniana dalle sanzioni americane entro 60 giorni - eliminando le sanzioni bancarie e permettendo all'Iran di esportare nuovamente greggio -, l’Iran non manterrà l’arricchimento dell’uranio al 3,67 percento e completerà il reattore ad acqua pesante di Arak, dal cui combustibile esaurito potrebbe estrarre plutonio arricchito. Un passo che avvicinerebbe l’Iran alla realizzazione della bomba atomica.

L’Europa si trova in bilico tra  Stati Uniti e Iran, e seppur sempre più convinta di voler tutelare l’accordo sul nucleare, fatica a trovare un modo per compensare le sanzioni americane e proteggere il commercio con l’Iran. In un colpo solo, con l’uscita cioè dall’accordo sul nucleare, Washington avrebbe così centrato due obiettivi in una mossa sola: allontanare l’Iran dall’Europa e contrastarne l’ingerenza nella regione mediorientale. Stando a quanto è trapelato delle recenti affermazioni del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, gli Stati Uniti avrebbero utilizzato il ritiro dall’accordo sul nucleare proprio per arginare il ruolo di crescente importanza giocato dall’Iran con i Paesi confinanti, in particolare in Siria e in Iraq.