Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Beata Vergine Maria di Lourdes a cura di Ermes Dovico
GUERRA IN EUROPA

Ucraina, cosa c'è dietro l'offerta delle terre rare a Trump

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'Ucraina è ricca di terre rare e, da quando la Cina ha iniziato a limitare le esportazioni negli Usa, Trump ne è improvvisamente interessato. Zelensky intende usarle come merce di scambio per ottenere aiuti.

Esteri 10_02_2025 English
Zelensky e Trump (La Presse)

Donald Trump ha parlato al telefono con il leader russo Vladimir Putin per cercare di negoziare la fine della guerra in Ucraina. Lo ha rivelato ieri lo stesso presidente in un’intervista al New York Post aggiungendo che “è meglio non dire” quante volte i due leader si fossero parlati.

«Facciamo partire queste riunioni. Ogni giorno muoiono delle persone. Giovani bei soldati vengono uccisi. Giovani uomini, come i miei figli. Da entrambe le parti. Su tutto il campo di battaglia». Trump ha dichiarato di voler raggiungere un accordo da 500 milioni di dollari con Zelensky per accedere ai minerali di terre rare e al gas in Ucraina, in cambio di garanzie di sicurezza in un eventuale accordo di pace.

«Probabilmente incontrerò il Presidente Zelensky la prossima settimana e probabilmente parlerò con Vladimir Putin, vorrei vedere che la guerra finisca», aveva anticipato il 7 febbraio Donald Trump a margine dell’incontro con il premier giapponese, Shigeru Ishiba.

L'incontro, ha aggiunto, «potrebbe svolgersi a Washington, non andrò là (a Kiev, ndr). Una delle cose che stiamo perseguendo con Volodymir Zelensky è di garantire i loro asset, hanno tutti questi asset sotto terra, terre rare e altro ma principalmente terre rare. E chiediamo anche al Presidente Zelensky la sicurezza di tutto il denaro che inviamo», ha aggiunto. La prossima settimana Zelensky sarà alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove per l'Amministrazione Usa ci saranno il vice presidente J.D. Vance e l'inviato speciale Keith Kellogg.

Trump ha poi precisato di voler lasciare alla Nato la responsabilità della sicurezza dell’Ucraina aggiungendo che «i contribuenti statunitensi hanno pagato 300 miliardi di dollari all’Ucraina». Cifra di cui «Biden non ha mai negoziato il rimborso» e che ora Trump vorrebbe venisse restituita agli Stati Uniti in termini di sfruttamento delle risorse minerarie ucraine, oggi ancor più necessarie per gli USA dopo che la Cina e la Russia ne hanno ridotto ai minimi l’esportazione.

Il 3 febbraio Pechino ha infatti annunciato controlli sulle esportazioni di cinque minerali: tungsteno, tellurio, bismuto, indio e molibdeno, indispensabili in diversi settori industriali.  La ritorsione costituisce la risposta ai dazi aggiuntivi del 10% imposti dal presidente Trump sui prodotti cinesi. I controlli imposti da Pechino mirano a ritardare il processo di esportazione di questi materiali verso gli Stati Uniti, che non li producono, visto che le aziende che li richiedono dovranno prima chiedere le licenze.

Il tungsteno viene utilizzato per la fabbricazione di componenti elettronici e applicazioni aerospaziali; il tellurio viene utilizzato nella produzione di pannelli solari, leghe metalliche e dispositivi termoelettrici; il bismuto viene usato nelle leghe a basso punto di fusione, nei prodotti farmaceutici e nei cosmetici; l'indio è essenziale per la produzione di touch screen, pannelli solari e semiconduttori e il molibdeno è fondamentale per migliorare la resistenza delle leghe di acciaio e dei componenti elettronici. Secondo Pechino, i controlli serviranno a «garantire la sicurezza e la stabilità delle catene industriali e di fornitura globali».

In questo contesto non sorprende che gli Stati Uniti “scoprano” che l’Ucraina è ricca di minerali (anche se molti giacimenti si trovano ora nei territori occupati dai russi) e che Trump punti a recuperare il denaro fornito dagli Usa a Kiev e che, a seconda dei discorsi pubblici il presidente americano quantifica in 100, 175, 200 o addirittura 300 miliardi di dollari.

Probabilmente Trump intende recuperare il denaro investito dagli Stati Uniti in Ucraina fin dal Maidan (del febbraio 2014) e non si può dimenticare che buona parte degli aiuti militari statunitensi sono in realtà finanziamenti rientrati negli Usa attraverso commesse all’industria della Difesa di Washington, incaricata di produrre armi e munizioni per Kiev o per rimpinguare i depositi delle forze armate statunitensi che erano stati svuotati per armare gli ucraini.

Non è certo un caso che, lo stesso giorno dell’annuncio di Pechino, il presidente Trump abbia dichiarato di voler negoziare un "accordo" con l'Ucraina affinché offra una "garanzia" sulle sue terre rare in cambio degli aiuti americani. «Stiamo cercando di trovare un accordo con l'Ucraina in base al quale loro porterebbero in garanzia le loro terre rare e altre cose in cambio di ciò che noi diamo loro», ha affermato Trump parlando con i giornalisti nello Studio Ovale. «Vogliamo fare un accordo con l'Ucraina in cui Kiev potrà assicurarsi quello che diamo loro grazie alle loro terre rare e altro. Chiediamo una garanzia», ha dichiarato Trump,

Secondo il New York Times, una delegazione del governo ucraino aveva incontrato imprenditori Usa a Washington presentando loro possibili accordi con l'inclusione dell'acquisizione delle licenze di produzione di minerali critici, direttamente o attraverso partnership con i proprietari di licenze. E fonti ucraine citate dal Kiev Times precisano che accordi sulle terre rare con gli alleati sono parte del "Piano per la vittoria" messo a punto da Zelensky per porre fine alla guerra.

Il portavoce del presidente russo Dmitri Peskov ha affermato che i piani di Trump per i minerali dell'Ucraina rappresentano un'offerta a Kiev per acquistare aiuti dagli Stati Uniti, piuttosto che la disponibilità di Washington a fornirli gratuitamente o in altro modo. «Probabilmente, se chiamiamo le cose con il loro nome, questa è una proposta per acquistare aiuti, cioé non continuare a fornirli gratuitamente o in altro modo, ma fornirli su base commerciale», ha detto Peskov, sottolineando che la proposta «non mira a contribuire alla fine del conflitto». La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto di non essere stupita dalla richiesta statunitense a Kiev.

Se il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump «è interessato alle terre rare trovate nel sottosuolo ucraino, l'Ucraina è aperta agli investimenti statunitensi. Abbiamo abbastanza terre rare e la Russia occupa i nostri territori dal 2014. In alcuni posti ci sono davvero grandi depositi di minerali. Siamo aperti al loro sviluppo da parte dei nostri partner». Ieri Zelensky ha aggiunto che «abbiamo risorse minerarie, ma questo non significa che facciamo regali a qualcuno, compresi i partner strategici. Si tratta di partnership. Metti i tuoi soldi qui, investi, sviluppiamo insieme e guadagniamo insieme. La cosa più importante è che tutto questo non vada a quei ladri, alla Russia e ai suoi alleati», ha ammonito.

Zelensky ha inoltre affermato di essere pronto a sedersi al tavolo delle trattative con Vladimir Putin per porre fine alla guerra in un'intervista con il giornalista britannico Piers Morgan, trasmessa su Youtube. «Se questa è l'unica soluzione per portare la pace ai cittadini ucraini.... Non sarò gentile con lui. Lo considero un nemico - ha aggiunto il leader ucraino - e a dire il vero, credo che anche lui mi consideri un nemico».

Meno entusiasti degli affari che Trump vuole fare in Ucraina sono gli europei, ormai a tutti gli effetti tagliati fuori dalla gestione della crisi e della guerra. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ormai in uscita, ha criticato la proposta del presidente Usa Donald Trump di subordinare ulteriori aiuti militari all'Ucraina ai diritti di accesso ai minerali rari presenti nel Paese. «Sarebbe molto egoistico e molto egocentrico utilizzare le risorse del Paese per finanziare il sostegno alla difesa. Si tratta di mettere l'Ucraina in grado di finanziare la propria ricostruzione. Le risorse del Paese dovrebbero quindi essere utilizzate per finanziare tutto ciò che è necessario dopo la guerra. Tuttavia, la fine della guerra non è ancora in vista, ed è per questo che l'Ucraina vuole urgentemente più aiuti militari dall'Occidente», ha dichiarato Scholz.

L'Ucraina vanta circa 20mila depositi minerali di almeno 116 diversi tipi di minerali rari, soprattutto nelle regioni di Donetsk e Luhansk, annesse dalla Russia e quasi del tutto occupate dalle truppe di Mosca (Luhansk integralmente, Donetsk al 70%). Il loro valore è stimato in 3,8 trilioni di dollari a Luhansk e 3,2 trilioni a Donetsk mentre la vicina regione di Dnipro (i cui confini distano pochi chilometri dall’avanzata delle truppe russe) ne disporrebbe per 3,5 trilioni. L'esercito russo si sta avvicinando a un grande giacimento di litio nella regione di Donetsk (nei pressi di Pokrovsk), dopo aver assunto il controllo del giacimento di Krouta Balka, nella regione meridionale di Zaporizhzhia.