Trump ammonisce Putin: accordo sull'Ucraina o nuove sanzioni
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L'ultimatum del neo-presidente Usa sembra dimenticare l'inefficacia delle politiche sanzionatorie sull'economia russa. Mosca sta vincendo sul campo di battaglia e difficilmente accetterà un negoziato che non soddisfi tutte le sue richieste.
Dopo aver minacciato di dazi l’Europa e la Cina, dopo aver ventilato la “riconquista” di Panama e l’annessione di Canada e Groenlandia, Donald Trump ha lanciato un monito a Vladimir Putin: se non accetterà di negoziare per porre fine alla guerra in Ucraina gli Stati Uniti porranno nuove ulteriori sanzioni alla Russia e ai suoi alleati.
Due giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, in un messaggio pubblicato su Truth Social, Trump ha affermato di aver «sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente Putin. Non voglio danneggiare la Russia. Farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin, un grandissimo favore. Raggiungete un accordo ora e fermate questa ridicola guerra! Non potrà che peggiorare!». Mostrando aperture verso Mosca Trump ha aggiunto che «non dobbiamo mai dimenticare che la Russia ci ha aiutato a vincere la Seconda Guerra Mondiale, perdendo quasi 60 milioni di vite umane». Una gaffe storica non proprio edificante per il neo-presidente e il suo staff.
Trump aveva definito l'Ucraina «un Paese raso al suolo dalla guerra», sottolineando l'enorme tributo di sangue che il conflitto è costato ad entrambi i belligeranti e auspicando che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, voglia porre fine quanto prima al conflitto, ma aggiungendo che per conseguire tale obiettivo è necessaria una reale apertura al dialogo da parte di Putin.
Le esternazioni del neo-presidente statunitense, come spesso accade sopra le righe, sembrano in realtà mostrare la raggiunta consapevolezza che la sua mediazione non potrà fermare la guerra in Ucraina “in 24 ore” come aveva affermato in campagna elettorale. Come ha detto nel discorso di insediamento, Trump vorrebbe passare alla Storia come “il pacificatore” ma sa bene che a lui non attribuiranno il Nobel per la Pace “sulla fiducia” come accadde a Barack Obama.
Eppure il suo appello minaccioso a Putin rischia di apparire inefficace, non solo perché dieci anni di sanzioni occidentali finora non hanno piegato la Russia e la sua economia. Anzi, proprio mentre Trump scriveva il suo messaggio su Truth, l’agenzia Bloomberg certificava come nel dicembre scorso le entrate dello Stato russo avessero stabilito un record assoluto.
Questo non significa ovviamente che Mosca non paghi un tributo elevato al conflitto in Ucraina ma Trump sembra non vedere che i russi stanno vincendo sui campi di battaglia e difficilmente accetteranno un negoziato che non soddisfi tutte le loro richieste: annessione di 4 regioni ucraine e un assetto che veda Kiev priva di armi offensive, neutrale e senza la presenza di forze della NATO sul suo territorio.
La risposta di Mosca a Trump è stata affidata al portavoce Dimitri Peskov. «Non vediamo in particolare alcun elemento nuovo. Sapete che Trump, nel primo mandato della sua presidenza, è stato il presidente americano che più spesso ha fatto ricorso a misure sanzionatorie. A lui piacciono questi metodi. Almeno gli piacevano durante la sua prima presidenza», ha dichiarato Peskov ribadendo che «la Russia è pronta per un dialogo paritario con gli Stati Uniti e attende segnali da Washington ma questi non sono ancora arrivati».
Peskov ha poi corretto Trump ricordando che durante la Seconda Guerra Mondiale i russi uccisi furono 27 milioni (non 60) ma a Mosca anche altri hanno commentato la velata minaccia del presidente USA.
Per il vicepresidente del Consiglio della Federazione, Konstantin Kosachev, Trump «dimostra la sua totale mancanza di comprensione dell'essenza e delle cause del conflitto ucraino» oltre che «una mancanza di comprensione del corso e dei risultati della Seconda Guerra Mondiale»
Leonid Ivlev, ex generale e deputato della Duma, valuta che Trump abbia scelto una strategia sbagliata e senza uscita nel rapportarsi con la Russia a suon di ultimatum.
Valutazioni che tengono peraltro conto del fatto che i più interessati a chiudere il conflitto dovrebbero essere gli ucraini e gli europei mentre al Forum economico di Davos il presidente Zelensky ha utilizzato la solita retorica avvertendo Trump che «Putin non vuole porre fine alla guerra perché il suo sogno è distruggere l’Ucraina».
Zelensky sembra puntare sull’Europa per continuare la guerra ed evitare trattative con la Russia. «Trump ascolterà l'Europa o negozierà con Russia e Cina senza l'Europa? L'Europa deve imparare a prendersi cura di sé stessa, cosicché il mondo non possa più permettersi di ignorarla», ha detto puntando a evidenziare i timori europei che Trump chiuda un accordo con Putin penalizzante per Kiev.
Zelensky stuzzica il tentativo di protagonismo europeo dopo che Francia, Gran Bretagna e altre nazioni hanno indicato la disponibilità a inviare “forze di pace” in Ucraina in caso di accordo per il cessate il fuoco.
Zelensky ha affermato che in tal caso occorrerebbero «almeno 200 mila militari europei» invitando anche gli americani a schierare forze per il peacekeeping. Appare chiaro che 200 mila militari sarebbero decisamente troppi per una “forza di pace” che dovrebbe eventualmente pattugliare una zona smilitarizzata che separi russi da ucraini.
Soprattutto, appare evidente che una tale forza di interposizione (secondo fonti del Financial Times Kiev conterebbe sull'invio di 40-50mila militari occidentali) non potrà mai essere composta da eserciti di nazioni alleate né dei russi né degli ucraini, ma solo di nazioni neutrali.
Assurdo ritenere che Mosca non voglia truppe della NATO in Ucraina ma sia pronta ad accettarle sotto forma di “forza di pace. «L'intervento delle forze NATO in Ucraina minaccia un'escalation incontrollata del conflitto ed è categoricamente inaccettabile per la Russia», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, opponendosi all'idea del dispiegamento di un contingente occidentale di interposizione.
Nonostante recessione, caro-energia, debolezza militare, crisi politiche e governi traballanti in diversi Stati membri, in ambito UE il dibattito più intenso riguarda le spese militari da gonfiare per sostenere il confronto con la Russia. «Il presidente Trump ha ragione a dire che non spendiamo abbastanza per la Difesa, è ora di investire», ha detto Kaja Kallas, Alta rappresentante dell'Ue per la Politica di sicurezza.
Un altro baltico, il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, si è spinto addirittura oltre la richiesta di Trump agli europei di spendere addirittura il 5 per cento del PIL per la Difesa, definendo necessario l'impegno di arrivare a spendere il 5-6% nei prossimi anni: «Se non faremo nulla, la Russia potrebbe attaccarci» nei prossimi cinque anni, ha sottolineato riprendendo l'avvertimento lanciato nelle ultime settimane dal segretario generale della Nato, Mark Rutte. «Non dovrebbero esserci dubbi sulle intenzioni di Putin, che potrebbe non fermarsi all'Ucraina. Vuole riportare indietro le lancette dell'orologio, non di 20 anni, ma di 40 anni o più, all'Unione Sovietica, all'Impero russo», ha aggiunto Kubilius.
Un dibattito in cui l’impressione più netta è che, da Trump a Kubilius, l’Occidente si stia ponendo di fronte alla più grave crisi di sicurezza in Europa degli ultimi 80 anni con un approccio semplicistico se non improvvisato e con leader e argomenti inadeguati.
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