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clima incandescente

Test psicologici ai giudici, torna l'idea del Cavaliere

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Riproposta al Senato la valutazione psicoattitudinale degli aspiranti magistrati. Toghe inalberate, ma all'estero lo si fa già. Ed è una garanzia per i cittadini.

Politica 01_03_2024
IMAGOECONOMICA - SARA MINELLI

In Italia è sempre complicato affrontare con obiettività e sereno distacco le vicende che riguardano la magistratura. Gli esempi di toghe politicizzate che hanno contribuito negli anni ad avvelenare il clima istituzionale sono innumerevoli. Lo scontro tra destra e sinistra si è polarizzato su questi temi, benché spesso siano stati anche politici di sinistra (non solo quelli di destra) a denunciare la faziosità di certi magistrati e le ingiustizie subite.

Lo scontro sulla magistratura ha innegabilmente toccato il suo apice negli anni del berlusconismo più accentuato. Il compianto Cavaliere tentò più volte di ridimensionare lo strapotere di alcune procure e arrivò a proporre anche un test psicoattitudinale per selezionare i magistrati. Le reazioni a quella sua idea furono veementi da parte delle associazioni delle toghe.

Ora che lui non c’è più quella proposta sembra avere più chance di diventare realtà. In questo caso l'iniziativa è stata promossa dal capogruppo di Forza Italia in commissione Pierantonio Zanettin, che ha trovato sostenitori e oppositori, generando un dibattito acceso sulle implicazioni e la necessità di tale misura. Il via libera della commissione Giustizia del Senato all’introduzione della valutazione psicoattitudinale per i candidati che entrano in magistratura è arrivato nelle ultime ore.

Nel 2019 l’allora ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, aveva dichiarato la volontà di sottoporre a test psicologici gli aspiranti magistrati e di cambiare i criteri di reclutamento. Infatti, secondo la Bongiorno, i magistrati sono troppo legati ad un sapere nozionistico, spesso lontano dalle concrete complessità della carriera in magistratura. A questo proposito, i test psicologici dovrebbero essere funzionali a verificare la stabilità emotiva, l’empatia ed il senso di responsabilità, caratteristiche imprescindibili della professione di chi ha in mano le chiavi della libertà personale di milioni di individui.

Già anni fa, però, l’Associazione nazionale magistrati (Anm) si inalberò di fronte a tale ipotesi, ritenendola offensiva nei confronti delle toghe. Non si capisce perché dovrebbe risultare offensiva, visto che per tante altre categorie che svolgono funzioni delicate come quella dei magistrati vengono certamente monitorati, attraverso colloqui mirati, la stabilità emotiva e l’equilibrio personale. Come sostiene da anni l’attuale ministro della giustizia, Carlo Nordio, «il test psicoattitudinale è previsto per la polizia giudiziaria, non sarebbe uno scandalo se fosse esteso ai PM che ne sono i capi».

Peraltro va detto che mentre nel nostro Paese la proposta di introdurre test psicoattitudinali per i candidati che desiderano accedere alla magistratura è stata più volte respinta con sdegno, in altre nazioni europee come Francia, Germania, Olanda, Austria e Ungheria i test psicoattitudinali per i magistrati sono ormai una pratica consolidata. In queste nazioni l'accesso alla magistratura richiede il superamento di prove e colloqui con gli psicologi, al fine di valutare non solo le competenze tecniche ma anche le caratteristiche personali e psicologiche. Questa pratica è considerata parte integrante del processo di selezione e contribuisce a garantire la qualità e l'imparzialità della magistratura. Ciò solleva inevitabilmente importanti interrogativi sulle differenze di approccio e mentalità tra le diverse realtà giuridiche europee, e sulla necessità di valutare attentamente le pratiche adottate altrove per informare il dibattito nazionale.

Sul punto va registrato anche il parere favorevole del presidente dell'Unione delle Camere penali Francesco Petrelli, che sottolinea la sua non contrarietà ai test anche se ritiene che prima sia necessaria «la modifica del concorso, inadeguato a individuare i più meritevoli, con risultati affidati più al caso che alla competenza». Inoltre, secondo Petrelli, bisogna «rendere effettiva la valutazione che dovrebbe essere effettuata sui magistrati in tirocinio, per escludere quanti non abbiano dato prova non solo di competenze professionali, ma ancor prima di doti di equilibrio, che sono il presupposto per l'esercizio delle funzioni giurisdizionali». Chi invece osteggia i test psicoattitudinali sostiene che essi potrebbero alterare il funzionamento della giustizia e minare l’indipendenza della magistratura.

Il clima rimane incandescente e il percorso di approvazione di questa importante novità nella selezione dei futuri magistrati rimane scivoloso. Viste tutte le mine che s’intravvedono sul cammino della maggioranza di governo, a cominciare dalle prove con le urne regionali, non è affatto detto che la proposta possa giungere alla sua approvazione definitiva.