Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Angela Merici a cura di Ermes Dovico
CONTRO IL GLOBALISMO/1

Terremoto Milei a Davos spara ad alzo zero contro la rivoluzione woke

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il presidente argentino scuote Davos con un discorso contro la rivoluzione woke. Bordate contro le manie del nuovo secolo, dall'ambientalismo al transgenderismo, passando per l'agenda abortista. Primo di due articoli sulla rivoluzione del buon senso.

Economia 27_01_2025
Javier Milei parla a Davos (La Presse)

«Quanto è cambiato in così poco tempo...», inizia così il discorso di Javier Milei, presidente dell’Argentina, tornato a Davos dopo un anno dal discorso dirompente del 18 gennaio 2024 in cui aveva messo in guardia l’Occidente dal suicidio culturale ed economico prodotto dalle pseudo-élites globaliste dominanti, liberal e collettivistiche.

Se un anno fa aveva colpito a sciabolate, quest’anno Milei ha tirato fuori l’iconica motosega. E non ha più parlato come uno sconosciuto economista divenuto presidente di un Paese latinoamericano in stato pluridecennale di default cronico. Ora ha parlato forte degli straordinari successi economici prodotti dalle sue politiche e la platea, su invito del Presidente del Wef, Børge Brende, l’ha pure applaudito! Chi avrebbe potuto immaginarlo lo scorso anno? La forza di Milei dipende ovviamente dal fatto che fa parte, insieme al Presidente Meloni, dell’entourage trumpiano, e infatti entrambi erano stati invitati alla cerimonia di giuramento di Trump-Vance lunedì 20 gennaio. Proprio il giorno in cui partiva il Forum economico a Davos, dove hanno dovuto ripiegare gli altri principali leader mondiali, “col viso basso e di baldanza raso”. Milei parla quindi in scia alla storica vittoria di Donald J. Trump, che sta già cambiando gli equilibri a livello globale, con l’ideologia che si scioglie come neve al sole del ritorno al buon senso comune, invocato da Trump nel suo discorso inaugurale.

E infatti Milei ha detto che ora non si sente «più così solo perché…si è formata lentamente un'alleanza internazionale di tutte quelle nazioni che vogliono essere libere e che credono nelle idee di libertà. E lentamente, quella che sembrava un’egemonia assoluta a livello globale della sinistra woke nella politica, nelle istituzioni educative, nei media, nelle organizzazioni sovranazionali o nei forum come Davos, si è incrinata e si comincia a intravedere una speranza per il futuro». Senza mezze parole attacca «i protagonisti e promotori dell'agenda woke che tanti danni sta facendo all'Occidente... c’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle idee che sono state promosse in forum come questo». «La grande epidemia del nostro tempo che va curata, il cancro che va rimosso è il virus mentale dell’ideologia woke. Questa ideologia ha colonizzato le istituzioni più importanti del mondo, dai partiti e Stati dei Paesi liberi dell’Occidente, alle organizzazioni di governance globale, passando per le istituzioni non governative, le università e i media, oltre a segnare il corso del dibattito globale degli ultimi decenni».

«L’Occidente rappresenta l’apice dell’umanità: la terra fertile dove l’eredità greco-romana e i valori giudeo-cristiani hanno piantato i semi di qualcosa di inedito nella storia. Dopo aver prevalso in modo definitivo sull’assolutismo, l’umanità è entrata in una nuova era. In questo nuovo quadro morale e filosofico, che metteva la libertà individuale al di sopra dei capricci del tiranno, l’Occidente ha potuto liberare la straordinaria capacità creativa dell’uomo, dando inizio a un processo di generazione di ricchezza senza precedenti».

«Promuovendo un’agenda socialista ma operando astutamente all’interno del paradigma liberale, questa classe politica ha distorto i valori fondamentali del liberalismo. La libertà è stata sostituita con una falsa idea di liberazione, utilizzando il potere coercitivo dello Stato per redistribuire la ricchezza generata dal capitalismo…Questo è, in sostanza, il wokismo: il risultato dell'inversione dei valori occidentali. Ogni pilastro della nostra civiltà è stato trasformato in una versione distorta di sé stesso attraverso l'introduzione di meccanismi culturali manipolatori. Dai diritti “negativi” alla vita, alla libertà e alla proprietà, siamo passati a un'infinita quantità artificiale di diritti “positivi”, che possono essere garantiti solo attraverso l’infinita espansione dello Stato. In altri termini, dal concetto di libertà come tutela fondamentale dell'individuo contro l'intervento del tiranno, si passa al concetto di liberazione attraverso l'intervento dello Stato. Su questa base è stato costruito il wokismo, un regime di pensiero unico, sostenuto da diverse istituzioni il cui scopo è quello di penalizzare il dissenso: il femminismo, la diversità, l’inclusione, l’equità, l’immigrazione, l’aborto, l’ambientalismo, l’ideologia di genere, tra gli altri, sono teste di una stessa creatura il cui scopo è giustificare l'espansione dello Stato attraverso l'appropriazione e la distorsione di cause nobili».

Attaccando frontalmente l’ideologia dell’ambientalismo radicale e del cambiamento climatico, Milei afferma che «il wokismo è riuscito a stravolgere quell’idea elementare di preservare l’ambiente per il godimento degli esseri umani, e siamo passati a un ambientalismo fanatico in cui gli esseri umani sono un cancro che deve essere eliminato, e lo sviluppo economico è poco meno che un crimine contro la natura… non a caso gli stessi promotori di queste narrative sono anche i principali sostenitori dell’agenda sanguinaria e distruttiva dell’aborto, un’agenda basata sulle premesse malthusiane secondo cui la sovrappopolazione distruggerà la Terra e, di conseguenza, è necessario adottare meccanismi di controllo demografico».

«Dalle stesse istituzioni si promuove anche l’agenda LGBT, cercando di imporci che le donne siano uomini e gli uomini siano donne solo perché così si auto-percepiscono». Sul tema dell’immigrazione afferma che «dal tentativo di attrarre talenti stranieri per promuovere lo sviluppo, si è passati all’immigrazione di massa motivata non dall’interesse nazionale ma dal senso di colpa. Poiché l’Occidente è la presunta causa di tutti i mali della storia, deve redimersi aprendo le sue frontiere al mondo intero, culminando necessariamente in una colonizzazione al contrario, che sembra più un suicidio collettivo».

«Dominando le cattedre delle università più prestigiose del mondo, il wokismo sta addestrando le élites dei nostri Paesi a sfidare e negare la cultura, le idee e i valori che ci hanno reso grandi, danneggiando ulteriormente il nostro tessuto sociale. Cosa ci resta per il futuro se insegniamo ai nostri giovani a vergognarsi del nostro passato? Tutto questo è stato incubato e sviluppato in modo sempre più evidente negli ultimi decenni, dopo la caduta del Muro di Berlino. Curiosamente, i Paesi liberi hanno iniziato ad autodistruggersi proprio quando non avevano più avversari da sconfiggere. La pace ci ha resi deboli, sconfitti dalla nostra stessa compiacenza. Queste, e molte altre aberrazioni che per ragioni di tempo non possiamo elencare, sono ciò che oggi minaccia l’Occidente. Purtroppo, sono anche le credenze che istituzioni come questa hanno promosso per quarant’anni. Nessuno qui può fingere innocenza: per decenni avete venerato un’ideologia sinistra e assassina come se fosse un vitello d’oro, e avete mosso cielo e terra per imporla sull’umanità». Su quest’ultima affermazione non sono partiti gli applausi della platea…

A Milei non manca certamente la parresia: una condanna così forte dell’iniziativa del “Great Reset” di Davos non si era ancora sentita. E l’attacco frontale, e brutale, prosegue: «Questa stessa organizzazione, e anche le organizzazioni sovranazionali più influenti, sono state promotrici di questa barbarie... Se sei bianco, allora devi essere razzista. Se sei uomo, sicuramente sei misogino o membro del patriarcato. Se sei ricco, sei un crudele capitalista. Se sei eterosessuale, devi essere etero normativo, omofobo o transfobico. Per ogni obiezione, hanno pronta un’etichetta, che cercano poi di censurare sia con mezzi di fatto che attraverso vie legali. Perché sotto il discorso sulla diversità, sulla democrazia e sulla tolleranza che dichiarano di difendere, si nasconde in realtà il desiderio manifesto di eliminare il dissenso, la critica e, in ultima analisi, la libertà».

«E che tipo di società può nascere dal wokismo? Una società che ha sostituito il libero scambio di beni e servizi con la distribuzione arbitraria della ricchezza sotto la minaccia delle armi, ha rimpiazzato le comunità libere con la collettivizzazione forzata, e ha scambiato il caos creativo del mercato con l’ordine sterile e sclerotico del socialismo. Una società piena di risentimento, divisa in due categorie: da una parte i contribuenti netti, dall’altra i beneficiari dello Stato. E non mi riferisco a chi riceve un sussidio per sopravvivere, ma a corporazioni privilegiate, banchieri salvati durante le crisi dei mutui subprime, alla maggior parte dei media, ai centri di indottrinamento travestiti da università, alle burocrazie statali, ai sindacati, alle organizzazioni sociali, alle imprese assistite dallo Stato e a tutti quei settori che vivono delle tasse pagate da chi lavora». Ce n’è per tutti…

«Il wokismo non è altro che un piano sistematico del “partito dello Stato” per giustificare l’intervento statale e l’aumento della spesa pubblica. Questo significa che la nostra prima crociata, la più importante se vogliamo recuperare l’Occidente del progresso e costruire una nuova epoca d’oro, deve essere la drastica riduzione delle dimensioni dello Stato. Non solo nei singoli Paesi, ma anche di tutti gli organismi sovranazionali. È l’unico modo per troncare alla radice questo sistema perverso, togliendogli le risorse, restituendo ai contribuenti ciò che è loro e mettendo fine alla vendita di favori. Non esiste metodo migliore che eliminare la burocrazia statale, perché solo così si potrà impedire la possibilità stessa di vendere tali favori. Le funzioni dello Stato devono essere nuovamente limitate alla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Qualsiasi altra funzione che lo Stato si arroghi sarà a scapito del suo compito fondamentale e porterà, inevitabilmente, al Leviatano onnipresente che oggi tutti subiamo».  

«Siamo di fronte a un cambiamento epocale, un vero e proprio giro copernicano: la distruzione di un vecchio paradigma e la costruzione di uno nuovo. Se le istituzioni di influenza globale, come questa, vogliono voltare pagina e partecipare in buona fede a questo nuovo paradigma, dovranno assumersi la responsabilità del ruolo che hanno svolto negli ultimi decenni e riconoscere pubblicamente quel mea culpa che la società richiede». 

Oltre a Milei, in presenza, a Davos hanno dovuto sorbirsi anche la videoconferenza di Trump, ancora più minacciosa: a questa sarà dedicato un secondo articolo. Per la prima volta, Klaus Schwab fa quasi compassione.



SUD AMERICA

Milei, il presidente libertario che ha già cambiato l'Argentina

12_12_2024 Stefano Magni

Javier Milei, il primo presidente libertario dell'Argentina, ha cambiato profondamente il paese in appena un anno di governo. In meglio o in peggio? Nonostante un coro di critiche, ci sono primi segnali di miglioramento.

ASSEMBLEA GENERALE

Tutti vogliono riformare l'Onu, anche Meloni. Ciclone Milei

27_09_2024 Stefano Magni

La 79ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata caratterizzata da una comune voglia di riformare il sistema Onu. La Meloni vuole più democrazia, Milei attacca direttamente la sua ideologia.

ARGENTINA

Primi successi di Milei, un esperimento opposto a quello europeo

23_02_2024 Stefano Magni

Nel primo mese di presidenza di Milei, l'Argentina registra il primo avanzo finanziario in 12 anni. È una prima conferma di una politica economica opposta a quella dell'Ue.

WEF

Milei a Davos, una voce fuori dal coro

19_01_2024 Stefano Magni

Il neopresidente argentino Javier Milei a Davos si scaglia contro la filosofia dominante del World Economic Forum. Un'arringa contro il socialismo, il femminismo e l'ecologismo, in difesa della libertà.

- E il Papa (argentino) scrive a Schwab di Marco Lepore
- La lettera debole di Francesco di Stefano Fontana