Terni, vescovo dai massoni: i frutti della "dottrina Ravasi"
Il vescovo di Terni Soddu partecipa all'inaugurazione della sede della Massoneria, poi replica stizzito parlando di «equivoco», ma non spiega che cosa ha detto ai "grembiulini". La Bussola intervista il gran maestro Bisi che ammette: la lettera di Ravasi "ai cari fratelli massoni" e la frase di Francesco "nessuno si salva da solo" «ci aiutano a superare le crociate». Ecco come i frutti della fratellanza universale senza Cristo portano la Chiesa tra le braccia delle logge.
- INTERVISTA AL GRAN MAESTRO: «CATTOLICI FRA I MASSONI»
La presenza del vescovo di Terni all’inaugurazione della casa massonica cittadina ha letteralmente colto di sorpresa i fedeli, i preti diocesani e la curia che non sapevano nulla dell’iniziativa. L’inaugurazione è avvenuta il 27 settembre scorso, in via Roma (pieno centro cittadino) a Terni, una città che vanta una tradizione di libera muratoria notevole e ha visto la presenza dei grembiulini locali e del gran maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi.
Dopo le indiscrezioni, la notizia della presenza del vescovo è stata confermata da un comunicato pubblicato sul sito del GOI ed è stata rilanciata da diversi siti e blog, primo fra tutti il blog Messa in latino che ha anche pubblicato per primo le foto del taglio del nastro con il prelato che teneva stretta la fascia tricolore durante il taglio alla presenza delle altre autorità. (QUI una rassegna delle principali reazioni alla sua presenza)
Monsignor Francesco Antonio Soddu, nel frattempo, da poco arrivato nella diocesi di San Valentino, ieri ha annusato il probabile incidente diplomatico e ha pubblicato sul sito della diocesi un irritato comunicato di chiarimento: «In merito all’apertura del nuovo ingresso della sede del GOI a Terni, desta stupore, sconcerto e amarezza la lettura strumentale, volutamente equivocata e fraintesa, della presenza del Vescovo Soddu a tale circostanza. La lettura dei fatti, che non ha neanche tenuto conto dei contenuti di quanto il Vescovo ha detto, travisa totalmente il senso della sua presenza che, non identificandosi con un pensiero differente dalla dottrina Cristiana, ha invece ha avuto l’unico scopo di testimoniare la fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, soprattutto in questo tempo del percorso Sinodale che la caratterizza».
In realtà il comunicato non chiarisce proprio nulla anzi, getta il sospetto che «stupore, sconcerto e amarezza» siano una comoda foglia di fico per coprire una presenza che se non malafede, mette sicuramente in evidenza la grande ingenuità del prelato sardo.
Che cosa avrebbe detto di così fedele al Vangelo e alla Chiesa, Soddu? Forse ha citato gli oltre 200 capi di scomunica che nel corso dei secoli le Massonerie, di ogni ordine e rito, hanno accumulato in pronunciamenti ufficiali di Papi e vescovi, così numerosi da essere di gran lunga superiori a quelli collezionati dal comunismo? Oppure ha citato l’ultimo documento della Congregazione per la Dottrina della fede (1983), in cui l’allora cardinal Ratzinger ribadiva che «perstat igitur immutata sententia negativa Ecclesiae circa associationes massonicas» (“permane dunque immutato il giudizio negativo della Chiesa circa le associazioni massoniche poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa”)?
Impossibile saperlo dato che né il sito del GOI né quello della diocesi hanno pubblicato testi o video del vescovo mentre parlava in via Roma il 27 settembre scorso. Tutto si è svolto a braccio.
La Bussola ha chiesto direttamente all’ufficio stampa della diocesi e la risposta non è stata per nulla esauriente: «Ha testimoniato la fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, soprattutto in questo tempo del percorso Sinodale che la caratterizza» ci ha detto la portavoce ripetendo pedissequamente il comunicato. Dunque, il dialogo con i massoni rientra nelle attività del prossimo Sinodo? Non si sa, dato che ci è stato detto senza ripensamenti che il vescovo non è disponibile ad essere intervistato su questo argomento.
Di fronte alla chiusura a riccio del prelato ternano, però, c’è da registrare l’assoluta apertura dei grembiulini, come dimostra l’intervista in esclusiva che il Gran maestro del GOI Stefano Bisi ha rilasciato alla Bussola e che trovate QUI.
Intervista significativa, nella quale per la prima volta il “venerabile” ai vertici della Massoneria italiana giustifica gli incroci pericolosi tra Chiesa e logge al motto di «le crociate sono finite» e delinea un quadro molto chiaro di quella che la Bussola a suo tempo aveva definito Operazione Loggia, cioè la partecipazione pubblica della Chiesa ad appuntamenti massonici all’insegna di dialogo, incontri, conferenze e presenza al motto di “è più quello che ci unisce di quello che ci divide”. Certo che, se a unire non è Cristo, allora il legame è ben poca cosa.
Ma soprattutto, l’intervista è servita per conoscere il pensiero di Bisi su quelle che il GOI considera delle vere e proprie aperture della Chiesa nei confronti dei massoni e che gli fanno dire che «il tempo delle crociate è finito» pur auspicando una celebrazione comune della Breccia di Porta Pia.
I messaggi visti dalle logge come apertura di un credito sono la lettera del cardinale Ravasi pubblicata sul Sole 24 Ore nel 2016 (“Cari fratelli massoni”) e la frase di Papa Francesco «nessuno si salva da solo» pubblicata sull’enciclica Fratelli tutti e pronunciata qualche mese prima nel corso della preghiera in Piazza San Pietro in piena pandemia: sono questi per Bisi messaggi chiari di amicizia che cancellano in un colpo solo tre secoli di “oscurantismo”.
L’articolo del 2016 scritto dal prefetto vaticano della Cultura (la Bussola se ne occupò subito) partiva dai tanti ostacoli dottrinali, dalle condanne del passato più e più volte dichiarate dalla Chiesa per arrivare a un dialogo: «Queste varie dichiarazioni di incompatibilità tra le due appartenenze alla Chiesa e alla massoneria, non impediscono, però, il dialogo in ambiti specifici di confronto come la dimensione comunitaria, la beneficienza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca».
Insomma: il classico dialogo che si fa non un mezzo, ma un fine. Grazie a questo “mandato” di Ravasi, in questi anni Bisi ha promosso inviti e ricevuto in molti casi (Gubbio, Massa Marittima, Bolzano, Pinerolo, Siracusa, Arezzo, Ravenna e ora Terni) le prime risposte positive in un ideale giro d'Italia che ha conosciuto una sosta soltanto durante la pandemia. È la dimostrazione che l’assist di Ravasi ha colto nel segno, tanto che Bisi lo ha rimarcato nell’intervista ed è diventata una vera e propria dottrina: la Dottrina Ravasi.
Il secondo via libera, la Massoneria ha detto di averlo trovato nella frase di Papa Francesco pronunciata in piena pandemia. Una frase che Bergoglio ha utilizzato anche nel corso di un evento con il presidente Mattarella a proposito delle religioni di pace. Una frase quasi sfuggita ai cattolici, ma recepita e valorizzata dai grembiulini proprio perché, non legando la salvezza in alcun modo a Cristo, si presta facilmente a tessere le lodi della fratellanza universale che le logge ricercano come obiettivo.
Non nel nome di Dio, però, ma dell'essere supremo che nulla ha del Dio cristiano. Fare chiarezza su questa frase, dunque, che è presa dalla Massoneria come un invito alla fratellanza universale non in Cristo, ma nel nome dell'uomo o di un ente superiore, diventa quanto mai impellente da parte della Chiesa. Come si è visto qualcuno, furbescamente, ne sta già approfittando. L'ingenuità e la mancanza di argomenti di molti vescovi, unite ad un certo lassismo dottrinale, hanno fatto il resto e l'Operazione loggia ha aggiunto così un'altra tappa alla sua marcia.