Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL CASO SIRACUSA

Operazione Loggia, l'abbraccio tra Chiesa e Massoneria

Il convegno di Siracusa del Grande Oriente segna una svolta: Chiesa e Massoneria alla ricerca di punti in comune. Nel segno del dialogo e del "guardiamo più a quello che ci unisce". L'"Operazione Loggia" è partita con un convegno e un articolo ben piazzato su Avvenire, pur con i dovuti distinguo. E il vescovo invitato a parlare ai venerabili, alla Nuova BQ dichiara: "Non so nulla di Massoneria, annuncerò il messaggio cristiano, saranno loro a decidere in che cosa sono vicini o lontani". Ma quale annuncio potrà mai esserci se manca un giudizio sulla realtà? 

Ecclesia 06_11_2017
L'immagine del Cristo creatore utilizzato nelle miniature medievali e che la Massoneria strumentalizza

L’immagine che ha destato più scalpore è il Cristo col compasso. Si parla di compasso e si pensa alla Massoneria. Infatti i grembiulini siciliani ne hanno approfittato subito e per pubblicizzare l’incontro, unico per certi versi, tra Chiesa e logge del Grand’Oriente, hanno utilizzato proprio quell’immagine del Cristo ricurvo intento a disegnare il mondo. Ovviamente l’immagine è del ‘200, raffigura il Dio creatore in imago Christi ed è una miniatura medievale ad illustrazione del della Bible moraliseè, la cosiddetta biblia pauperum, di cui quell’immagine è frontespizio. Non c’entra nulla con la Massoneria che avrebbe fatto capolino sulla scena solo 400 anni dopo, 300 anni fa. Ma le logge se ne sono appropriate per portare avanti l’idea che ci potesse essere una sorta di avvicinamento, o di compatibilità tra l’essere massone e cattolico al tempo stesso. Compatibilità che la Chiesa ha invece sempre rifiutato, sdegnata e risolutamente ferma con innumerevoli encicliche, dichiarazioni e atti ufficiali. 

Invece è tornata fuori. Complice l’evento che si svolgerà a Siracusa il 12 novembre prossimo nel salone Borsellino di piazza Duomo con organizzatore il Grande Oriente d’Italia e ospite d’onore un vescovo e un monsignore teologo. Se l’immagine era provocatoria, ancor di più lo è il titolo: “Chiesa e Massoneria. Così vicini, così lontani?”. Titolo ambiguo, e non solo per il punto interrogativo, ma perché se è vero che sulla lontananza non c’è granché da discutere, è sulle ragioni della vicinanza che l’interesse si fa più acceso e i sospetti più scuri. A parlare con gran maestri e venerabili del Grande Oriente, ci saranno il vescovo di Noto Antonio Staglianò e monsignor Maurizio Aliotta dell’Arcidiocesi di Siracusa.

Ovviamente sui siti la cosa è esplosa, le telefonate di protesta in diocesi sono arrivate e i siti ne hanno parlato. Un abbraccio mortale nei confronti di un'associazione condannata dalla Chiesa più e più volte e definita senza mezzi termini inimica vis? Un’organizzazione che, anche nel sud Italia ha a che fare con il potere, spesso occulto e che, tra riti e fratellanze ha sempre avuto un aspetto esoterico mai compiutamente noto? Oppure un dialogo sincero portato avanti nella verità? La Nuova BQ lo ha chiesto ad uno dei diretti interessati, ponendogli la domanda più semplice: la lontananza è facile da immaginare, ma la vicinanza su che cosa si basa?

“Non ho scelto io il titolo – spiega Staglianò alla Nuova BQ – sono stato interpellato per un dibattito culturale e quando ho accettato sono andato a rileggermi quell’articolo del cardinal Ravasi sul Sole 24 Ore in cui si chiedeva di andare oltre i pregiudizi. Ravasi fece in quell’occasione una recensione ad un libro sulla Massoneria e delineava bene quali fossero i punti di contatto tra Chiesa e logge”.

Chiediamo quali. La risposta non si fa attendere: “Ravasi, citando quel libro, indicava il comunitarismo, e qui immagino intendesse l’opposizione all’individualismo esacerbato, l’antimaterialismo, laddove si accenna ad una certa idea di spiritualità e poi accennava alla filantropia, cioè all’aspetto solidaristico”.

Ovviamente per ognuna di queste istanze la Chiesa ha già dato una risposta negativa, ad esempio indicando in questi tentativi di avvicinamento il rischio di una metodologia relativista e deista, ma ormai il processo di abbraccio è avviato e lo testimonia un contributo esterno su Avvenire in cui si fa riferimento a uno “scandaloso” dialogo, dove le virgolette giustapposte a scandaloso danno il segno che qualche cosa da sdoganare ci dovrà pur essere per stare al passo coi tempi e “intraprendere percorsi autentici di servizio al bene comune e all’impegno trasparente e responsabile per la giustizia sociale”. Ovviamente nel quadro di una inconciliabilità di fondo, che però...grazie al dialogo. Insomma: da cosa nasce cosa.

Secondo Staglianò il criterio di fondo che animerà la sua partecipazione è quello delineato da San Giovanni XXIII nel celebre “cerchiamo più quello che ci unisce piuttosto che quello che ci divide”. Bene, nonostante le innumerevoli condanne, culminate nelle encicliche di Leone XIII Humanum genus e nella lettera Inimica vis e poi fino ai giorni nostri con l’ultima dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della fede nel 1983, la Chiesa ha condannato la Massoneria “ma questo non significa che non si possa dialogare con loro ad esempio se questi massoni dovessero organizzarsi per lottare contro l’ingiustizia”.

Ma è alla domanda su quale sia il bene comune portato avanti dalle logge oggi, nell’anno del Signore 2017, che Staglianò ammette la sua “incompetenza”: “Guardi, io non so nulla di Massoneria, mi sto documentando ora con la Dichiarazione della Cdf e credo che su questo, cioè sulla condanna delle tesi massoniche, non si possa avere un’opinione diversa. Dirò di più: è la prima volta che mi trovo a dover parlare con personaggi della Massoneria e credo che inizierò la mia trattazione proprio dal saggio di Hans Kung sul Flauto Magico di Mozart, il quale era massone e cristiano al tempo stesso, però non possiamo non tenere conto della Chiesa come istituzione burocratica all’epoca del genio di Salisburgo. O no?”

Difficile pensare che un vescovo del calibro di Staglianò possa essere un incompetente in materia. E’ invece tutt’altro che uno sprovveduto, teologicamente molto attrezzato, ad esempio il suo libro su Gioacchino da Fiore ha avuto successo tra gli addetti ai lavori. In più è quel genere di vescovo brillante e sagace, che ama cantare Mengoni o Francesco Gabbani con la sua Amen, dove trovare una teologia popolare a portata di tutti: "Cala il vento nessun dissenso di nuovo tutto tace, ditemi se non c’è ottima teologia in questo verso?".

Infatti il suo dichiararsi ignorante in materia massonica serve – dice lui - a far esaltare il messaggio cristiano: “La materia che conosco bene è il cattolicesimo, come potrei essere strumentalizzato? In questi giorni ho ricevuto molte mail di scandalo per la mia partecipazione, anche per l’immagine della locandina, ma io non mi scandalizzo: forse che anche Ario non ha attribuito a Gesù caratteristiche cosmogoniche da demiurgo? Semmai l’errore di Ario è stato quello di non aver attribuito al demiurgo le caratteristiche di Dio”.

Così si delinea il senso della sua partecipazione: “Non farò altro che fare come Gesù che andava dai pubblicani e dalle prostitute, annuncerò Cristo, il kerygma, l’annuncio cristiano, poi saranno loro, i massoni, a stabilire quanto sono lontani o vicini da questo annuncio. Dirò perché non potrò mai essere massone, altro che essere accusato di cercare agganci con loro, che modo stupido, superficiale e integralista di affrontare le cose! Io voglio soltanto dare fiducia, rendere ragione della speranza che è in me, mettere in atto quello che chiede Papa Francesco quando dice di uscire verso le periferie esistenziali e la Massoneria mi sembra che lo sia. E poi saranno stati travolti anche loro dalla secolarizzazione, per questo dico che se dialogo deve esserci questo va fatto approfondendo le differenze e se possibile trovare qualche vicinanza, ma non tocca a me trovarle perché sarebbe una vicinanza nella distanza abissale che pure esiste tra di noi”.

Inutile dunque citare le invettive più critiche dell’Humanum genus dove si sottolinea lo scopo “essenzialmente malvagio e la natura di tali sette” tanto che “non può essere lecito aiutarle in qualsivoglia maniera” anche perché a fronte di obiezioni del genere si ripeterà che “io sono un vescovo della Chiesa cattolica nato nel 1959 e cresciuto con le affermazioni del Concilio Vaticano II. Come non posso più citare il Sillabo di Pio IX per parlare di progresso (sic!), così è per la Massoneria, quindi, con tutto il rispetto per Leone XIII, parlerò invece di Paolo VI e San Giovanni Paolo II”. Insomma: scurdammoce o' passato. 

Si riparte dunque dal Kerygma, dall’annuncio cristiano che Staglianò promette di fare il 17 novembre ai massoni. Anche se restano tutte le ambiguità di fondo dell’”Operazione loggia”: nell’annuncio, nel kerygma, è già contenuta una capacità di giudizio sulla realtà. Come può esserci annuncio se si ammette di non conoscere nulla della realtà con la quale si dialoga? Se San Paolo avesse detto di non conoscere nulla dei pagani cui andava a fare l’annuncio del Risorto e si fosse lasciato trasportare da “quello che ci unisce” come sarebbe stato credibile agli occhi dei corinzi, ad esempio? Non sarebbe diventato che un annuncio astratto, svuotato, senza uno sguardo deciso sulla realtà, in definitiva, relativista. Invece la forza del kerygma risiede proprio nella sua capacità di leggere tutta la realtà, senza infingimenti di sorta.

Intanto però dopo anni di silenzio e di assenza di studi organici da parte della Chiesa sulla Massoneria e di come questa abbia preso sempre più potere nelle democrazie occidentali fino a dettarne l’agenda e sposando le cause della rivoluzione antropologica, il dossier Massoneria fa di nuovo capolino, ma inserito già nell’ottica della dittatura del dialogo, nel percorso obbligato del “salvare il salvabile” di un rapporto che la Chiesa ha sempre definito impossibile proprio perché foriero di rischi per la fede del popolo. Ed è con la scusa del dialogo, parola che evangelica non lo è mai stata, che dopo i Radicali, dopo i protestanti, dopo gli atei anticlericali e dopo le elite plutocratiche, la Chiesa si affaccia a sdoganare l’ultimo tabù, quello delle logge un tempo nemiche e oggi soltanto diverse.