La diocesi si fa indottrinare da massoneria e geova
Bolzano. Il tour diocesano per conoscere Massoneria, Rosacroce, Avventisti e Testimoni di Geova. Quando? Nell'anniversario dell'apparizione a Fatima: "Era l'unica data disponibile per non intralciare le loro attività", dicono dall'ufficio per il dialogo. La nuova Chiesa smette di evangelizzare, insegnare e convertire per informare e offrire religioni e sette à la carte.
-E IN FRANCIA SI CHIEDONO SE DIO AMA I MASSONI di Angela Pellicciari
Finirà che a forza di dialogare diremo messa in loggia e faremo la comunione nella sala del Regno. Forse quel momento è arrivato. Se per “Conoscere per allargare lo sguardo” ci si deve spingere a fare pellegrinaggi in casa della Massoneria o dei Testimoni di Geova, significa che siamo arrivati al capolinea. Succede in diocesi a Bolzano ed è la nuova – mirabolante – iniziativa nel segno del dialogo.
Al momento – ci dicono dall’ufficio per il dialogo della Diocesi di Bolzano – gli iscritti sono appena 16. Ma è un programma per palati esigenti. Agli stoici partecipanti verrà concessa però una possibilità unica: un multipellegrinaggio in casa degli “avversari”. Per evangelizzarli? Ma neanche per idea. Per conoscerli e magari lasciarsi convincere da loro dato che la parola proselitismo va ormai bandita.
Ergo: quale dovrebbe essere l’utilità di andare in casa della Massoneria per conoscerla? “Perché nessuno dice mai nulla su di loro. Ci sono i libri, ma c’è poco”, risponde l’ideatore di questo curioso viaggio alla scoperta delle diverse “comunità religiose” (sic) presenti in provincia di Bolzano. Per la verità la Chiesa sono 300 anni che scrive e parla di Massoneria, ovviamente male. Ma per Martin Petzei, laico, responsabile per la Diocesi dell’Ufficio per il dialogo, deve essere troppo poco. O troppo duro per lui, insegnante di religione che vuole offrire la possibilità ai fedeli bolzanini di conoscere le altre comunità religiose. Le chiama proprio così: comunità religiose: parliamo di due sette, quella Avventista del settimo giorno e i Testimoni di Geova e due società segrete: i Rosacroce e appunto la loggia massonica di Bolzano.
Dialogo dunque. Per fare cosa? E con quali frutti? Il primo è quello di cancellare quel che resta del cristianesimo nella giornata del 13 maggio che, solitamente ci ricorda di quell’avvenimento non certo irrilevante del 1917 in quel di Fatima in cui la Madonna si prese la briga di ricondurre al vero Dio tutti gli uomini. Anche quelli che 102 anni dopo prenderanno il pulmino su e giù per le Dolomiti credendo di fare una cosa cristiana andando a casa dei grembiulini per non si sa bene che cosa.
Il programma è serrato: alle 17.30 gli interessati si incontrano presso il Centro Pastorale. Dopo una breve introduzione i partecipanti partiranno a bordo di un minibus alla volta delle sedi delle comunità religiose. Alle 18 è programmata la visita alla Massoneria, la presentazione sarà in tedesco, alle 18.30 ci si reca dai Rosacroce e la presentazione sarà in lingua italiana. Un’ora dopo è il turno degli Avventisti del Settimo Giorno. Gran finale alle 19.45: la strada ci porta dai Testimoni di Geova. Al termine i partecipanti verranno riportati al Centro Pastorale con il minibus.
Verrebbe da chiedere al termine del tour che cosa rimarrà della propria appartenenza alla Chiesa, soprattutto dopo aver visitato sette e settine. Ma la parola è già contestata in partenza: “Nessuna comunità in se stessa si chiama setta, perché una parola del genere non conviene, se si parla di una setta allora dobbiamo dire che di sette vere e proprie ne abbiamo – spiega Petzei alla Nuova BQ -. La parola setta serve poco, serve solo per dare a una comunità uno stigma negativo che non serve a niente, ciò che serve è l’informazione oggettiva, è quello il grande aiuto che serve oggi ai cattolici e questa iniziativa cerca di andare nei luoghi e sentire ciò che i responsabili dicono”.
Chiedere oggettività dai Testimoni di Geova o dalla Massoneria è come pretendere da Bakayoko di ammettere di aver sbagliato: tempo sprecato. Che poi i cattolici oggi abbiano bisogno come “grande aiuto” di una lezione di indottrinamento dei grembiulini, la dice lunga non solo su quale sia il tenore della preparazione culturale e teologica di queste guide, ma anche su quanto i vescovi siano confusi nell’approvare queste iniziative.
A incuriosirci è la data: il 13 maggio. “Era l’unica data disponibile in grado di conciliare le esigenze di tutti – spiega Petzei – bisogna incontrarci in una data in cui non disturbare le loro funzioni religiose”. Decisamente geniale: per non sacrificare il loro “culto”, è stato sacrificato il 13 maggio mariano. “Ma se uno vuole andare a messa può andarci prima”, rassicura - bontà sua - il responsabile del dialogo che insiste: “Il dialogo serve a conoscere meglio il mio prossimo e anche ad avere un aiuto nell’ambito pastorale per conoscere meglio certi movimenti e gruppi”.
Per evangelizzare? Chiediamo… “No, per informarci. Dobbiamo informarci, non evangelizzare. I responsabili ci parleranno delle loro realtà e non ci sarà tempo per porre domande”. Tradotto: in casa d’altri, per conoscerli e non per portare loro Cristo. E se scappa una domanda, bocca mia stai muta. Dall’evangelizzazione all’informazione: ecco i frutti del multireligionismo in cui l'obiettivo non è più annunciare Cristo sui tetti, ma trovarsi d'accordo su parole talismano come bontà e fraternità. E poi, dopo aver guardato il menu, si sceglierà il meglio che offre il mercato. La chiamavano fede fai da te. Oggi, semmai, è la fede da banco: sono due etti di spiritualità e mezzo kg di buonismo, che faccio? Lascio? Solo che il salumiere adesso è la Chiesa.