Terapie intensive e decessi, le anomalie dei dati ufficiali
Il ministro Speranza ha detto nei giorni scorsi che i 2/3 dei ricoverati in terapia intensiva e il 50% nei reparti sono non vaccinati. Le sue parole risultano vere leggendo gli ultimi dati dell’Iss. Ma dai rapporti ufficiali emerge anche un numero di decessi tra i vaccinati superiore (e non di poco), sebbene solo in valore assoluto, a quello dei non vaccinati. Perché, a parità di casi di ricovero ordinario, muoiono di più i vaccinati? Due ipotesi…
Nell’attesa che l’AIFA pubblichi, anche se con ritardo, il rapporto (trimestrale) contenente i dati degli eventi avversi da vaccino (difficile poi parlare di qualcosa di diverso dalla diffusione del virus, dall’efficacia del vaccino, dai ricoveri e dai decessi per Covid-19 se le autorità pubbliche e i mezzi di comunicazione diffondono quotidianamente soltanto questo tipo di informazioni), facciamo un controllo dei dati ufficiali sull’evolversi dell’epidemia nel confronto fra vaccinati e non vaccinati.
Chi di noi non rammenta le parole rilasciate dal ministro della Salute Roberto Speranza alla stampa al termine del Consiglio dei ministri del 5 gennaio 2022 che ha inasprito le misure in tema di obbligo vaccinale e green pass e ha introdotto, tra l’altro, l’obbligo vaccinale per gli over 50. Le riportiamo: «Le scelte che stiamo facendo sono di restringere il più possibile l’area dei non vaccinati, perché è quella che provoca un peso sanitario sui nostri sistemi ospedalieri. Ad oggi i 2/3 dei ricoverati in terapia intensiva e il 50% dei pazienti nei reparti ordinari sono non vaccinati». Queste argomentazioni sono state ribadite dal ministro della Salute e confermate dal presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso della conferenza stampa tenutasi il 10 gennaio 2022. Chiara, dunque, la spiegazione su cui il Governo ha fondato le misure approvate: i non vaccinati sono i responsabili dell’emergenza sanitaria e in particolare della sofferenza del sistema sanitario su cui graverebbe il 50% dei ricoveri nei reparti ordinari e 2/3 di ricoveri in terapia intensiva.
Per scrupolo, andiamo a verificare questi dati con quelli ufficiali pubblicati dall’Istituto Superiore della Sanità. Ci soffermiamo sull’ultimo rapporto ISS del 5 gennaio 2022 nella sezione “Impatto delle vaccinazioni nel prevenire nuove infezioni, infezioni gravi e decessi” (pp. 21 e ss.). A pag. 23 troviamo una tabella (Tabella n.5) contenente i dati della popolazione di età superiore o uguale a 12 anni, per stato vaccinale, suddivisa per fasce di età e il numero assoluto di casi di infezione da Covid-19, di casi ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti negli ultimi 30 giorni. Esaminiamo i dati contenuti in codesta Tabella 5, consapevoli che i dati ivi riportati sono in valore assoluto, e dei limiti che incontra un confronto tra numeri espressi nel loro valore assoluto, per via dell’effetto paradosso. Per un confronto di tali dati con la popolazione (vaccinata e non) si rimanda alla successiva Tabella n. 6 contenente l’indicazione del maggior tasso di ricoveri ordinari e in terapia intensiva per 100.000 abitanti dei non vaccinati rispetto ai vaccinati (dati mostrati anche dal ministro della Salute nella conferenza stampa del 10 gennaio).
Ebbene, guardiamo la sottostante Tabella 5, e concentriamoci sui casi di ospedalizzazione (ricoveri nei reparti ordinari) e sui ricoveri in terapia intensiva dell’ultimo mese rilevato (19.11.2021-19.12.2021), tralasciando i dati relativi agli infettati (diagnosi di Covid-19). Operiamo una semplificazione delle suddivisioni per stato vaccinale come riportate dall’ISS e omettiamo di calcolare i dati dei vaccinati con ciclo incompleto, ben potendo gli stessi essere considerati, per aver ricevuto una sola dose di vaccino, una categoria intermedia fra vaccinati e non vaccinati. Riuniamo poi i dati riguardanti i soggetti vaccinati riportati in tabella 5 negli ultimi tre riquadri a destra (vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni; vaccinati con ciclo completo da oltre 120 giorni; vaccinati con ciclo completo più dose aggiuntiva/booster), al fine di poter ottenere una dicotomia fra soggetti vaccinati e non vaccinati sulla quale operare un confronto fra le due categorie. Otteniamo che per l’ospedalizzazione (ricoveri ordinari) vi sono: 8.278 casi fra non vaccinati contro 8.063 (905 + 6.612 + 546) casi fra vaccinati. Mentre per i ricoveri in terapia intensiva vi sono: 1.202 casi fra non vaccinati contro 614 (72 + 496 + 46) casi fra vaccinati.
Ebbene, confrontiamo i dati così calcolati con le dichiarazioni rese dal ministro della Salute circa il rapporto fra vaccinati e non vaccinati per ospedalizzazione e ricoveri in terapia intensiva, e dobbiamo riconoscere che sono veritiere: la metà dei soggetti ricoverati nei reparti ordinari negli ospedali sono persone non vaccinate (8.278 contro 8.063 di vaccinati); 2/3 dei ricoverati in terapia intensiva sono persone non vaccinate (1.202 contro 614 di vaccinati).
Tutto a posto dunque? Eh no! Perché c’è qualcosa che non torna. Diamo un’occhiata ai dati riportati nella tabella 5 relativi al numero dei decessi e scopriamo che (sostanzialmente nello stesso periodo con lo scarto di una sola settimana), i decessi fra non vaccinati sono 1.170, mentre i decessi fra vaccinati, al netto dei vaccinati con ciclo incompleto (una sola dose), sono 1.489 (107 + 1.298 + 84). I dati “ufficiali” quindi ci rivelano che, se è pur vero che la metà dei soggetti ricoverati nei reparti ordinari negli ospedali sono persone non vaccinate (8.278 contro 8.063 di vaccinati) tuttavia, all’esito dell’ospedalizzazione, i casi di decessi fra le persone vaccinate (1.489) sono superiori ai decessi fra le persone non vaccinate (1.170), e non di poco (oltre 300 persone).
E non è tutto! Perché se confrontiamo i casi delle persone ricoverate in terapia intensiva con i decessi, scopriamo che, nonostante fra i non vaccinati vi sia un alto numero di ricoverati in terapia intensiva (1.202), addirittura doppio rispetto ai vaccinati (614), tuttavia il dato relativo ai casi di decessi fra non vaccinati rimane sostanzialmente invariato (anzi i decessi diminuiscono a 1.170), mentre fra i vaccinati non possiamo non rilevare una strana anomalia: solo 614 persone vaccinate ricoverate in terapia intensiva, a fronte dell’alto numero di decessi (1.489), addirittura superiore, come abbiamo detto, rispetto al numero di decessi fra non vaccinati (1.170).
Medesimo andamento e medesime anomalie si possono riscontrare, peraltro, nel precedente Rapporto ISS del 28 dicembre 2021, ove alla Tabella 5 di pag. 25 sono riportati: 7.059 ricoveri ordinari fra non vaccinati a fronte di 7.229 (934 + 5.927 + 368) ricoveri ordinari fra vaccinati; 1.036 ricoveri in terapia intensiva fra non vaccinati a fronte di 555 (89 + 433 +33) ricoveri in terapia intensiva fra vaccinati; 994 decessi fra non vaccinati a fronte di 1.262 (92 + 1.108 + 62) decessi fra vaccinati. Anche qui a fronte di una sostanziale parità di casi di ospedalizzazioni ordinarie, il numero dei non vaccinati ricoverati in terapia intensiva (1.036) è quasi doppio rispetto ai vaccinati (555), nonostante i decessi fra non vaccinati (994) siano minori rispetto ai decessi fra vaccinati (1.262). Anzi, il confronto fra i due rapporti dell’ISS (28.12.21 e 05.01.22), che rileva l’aumento del numero di ricoveri in terapia intensiva fra non vaccinati soltanto di alcune decine di unità (da 1.036 a 1.202), evidenzia semmai l’insussistenza di un preoccupante stato di emergenza sanitaria, facendo venir meno l’opportunità e/o la necessità di un ulteriore provvedimento di inasprimento dell’obbligo vaccinale, assunto in maniera concitata dal Governo all’alba del nuovo anno. Tra l’altro all’11 gennaio 2022 la percentuale dei posti occupati in terapia intensiva da pazienti Covid-19 è del 18% (vedi qui) del totale.
Quindi qualcosa non funziona nei dati pubblicati dall’ISS. Perché, a parità di casi di ricovero ordinario in ospedale, muoiono di più i vaccinati? Ma il vaccino non doveva proteggere con una efficacia superiore al 90% dalla malattia grave? E soprattutto perché a fronte di un così basso numero di ricoveri in terapia intensiva fra i vaccinati (614), ne muoiono ben oltre il doppio (1.489)? Con un così alto numero di decessi fra soggetti vaccinati, non dovremmo aspettarci un altrettanto elevato numero di vaccinati ricoverati in terapia intensiva? In terapia intensiva non vengono, di norma, collocati i malati che si trovano nello stato più grave della malattia?
Qualcosa non torna! O i dati ufficiali (pubblicati dall’ISS e su cui il Governo e le autorità pubbliche assumono le proprie decisioni politiche) sono sbagliati, oppure dobbiamo prendere atto che nei reparti di terapia intensiva vengono allocati per lo più i soggetti non vaccinati (e qualcuno di questi guarisce), mentre molti vaccinati (anche gravi?) vengono lasciati nei reparti ordinari, senza allocarli nella terapia intensiva. Molto strano infatti che non ci siano, su 1.489 decessi fra vaccinati, un altrettanto numero di soggetti vaccinati ricoverati in terapia intensiva (come invece avviene per i soggetti non vaccinati).
Non sarà forse perché, per legittimare la campagna vaccinale e le misure impositive dell’obbligo vaccinale e sempre più restrittive dei diritti e delle libertà dei non vaccinati, occorre disporre di dati di ospedalizzazione favorevoli allo scopo, e in particolare occorre collocare il maggior numero possibile di non vaccinati nelle terapie intensive? Ci auguriamo, ovviamente, che non sia così, ma auspichiamo che qualcuno, all’interno delle istituzioni e del Governo, sappia dare una riposta (possibilmente ragionevole) a questa evidente anomalia.
Una cosa è certa. O vi è un errore (voluto?) nei dati ufficiali pubblicati dall’ISS, oppure nella realtà delle cose i non vaccinati hanno una corsia preferenziale nell’ingresso nelle terapie intensive. Eppure i malati, a parità di condizioni cliniche, non dovrebbero essere trattati allo stesso modo? In entrambi i casi la questione è molto grave. Il presupposto di tutela della salute pubblica su cui il Governo sta operando, non c’è. Il castello di sabbia sta crollando…