Gesù e il Giovedì Santo, non può morire chi mangia la Vita
Durante l’Ultima Cena, prima dell’agonia interiore nel Getsemani, Gesù istituisce la Santa Eucarestia, affinché lo Sposo possa restare sempre con la sua Sposa, la Chiesa. «Questo è il pane della vita: dunque, chi mangia la Vita, non può morire. Come potrà morire chi ha per cibo la Vita?», scrive sant’Ambrogio. Gli fa eco sant’Agostino spiegando «che fu proprio l’amore» per noi a condurre alla morte Nostro Signore, che volle liberarci dalla schiavitù del peccato.
Nell'Ultima Cena si gioca il dramma della libertà umana
In un salterio del XII secolo (Bodleian Library), la lettura teologica dell'Ultima Cena come proposta dall'evangelista Giovanni. Che sia Giuda stesso a intingere il boccone nel piatto di Cristo riveste un duplice significato simbolico: da un lato sottolinea la libertà personale di fronte alla Verità che si rivela diversa da schemi umani; dall’altro denuncia la pretesa dell’uomo di accostarsi al Mistero senza mettersi in gioco, senza voler cambiare.