Aung San Suu Kyi, la prigioniera birmana
Altri quattro anni di carcere per Aung San Suu Kyi, la leader della Lega Nazionale per la Democrazia del Myanmar. Le accuse sono bagatellari. La giunta militare la vuole estromettere del tutto dalla politica del Paese dopo che il suo partito ha stravinto le elezioni del 2020. È una storia che si ripete, tutto è come nel primo arresto del 1989.
Myanmar: il golpe e i Rohingya, le percezioni cambiano in fretta
Del Myanmar, finora, si parlava solo per la persecuzione dei Rohingya e se ne attribuiva la colpa ad Aung San Suu Kyi. Adesso la leader democratica è tornata ad essere vittima e si scopre che i veri colpevoli dei massacri erano i militari. Ma quanto è pesato il discredito occidentale sulla "Signora"?
Myanmar: falsa democrazia che vieta il voto ai religiosi
Ormai il mito della paladina della democrazia birmana "coccolata" da Obama e dal mondo liberal si è infranto. Anche Aung San Suu Kyi è legata a Pechino e le minoranze subiscono gravi discriminazioni al punto che i membri degli ordini religiosi non possono votare. Ad alzare la voce è stato il cardinale Charles Maung Bo che le scorse elezioni aveva sperato nel cambiamento.