Stallo della Commissione von der Leyen. Cercasi maggioranza nuova
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I socialisti europei si impuntano, vanno allo scontro con i Popolari e quindi la Commissione von der Leyen (e non solo Raffaele Fitto) tarda ad essere approvata nel Parlamento Europeo. Si cerca una nuova maggioranza di destra.
È stata un turbolenta settimana, a causa delle incredibili ed irresponsabili impuntature isteriche dei socialisti europei, quella che si è appena conclusa ma, a quanto pare, le trattative e i tentativi di accordi, si moltiplicheranno in ogni direzione a partire da oggi per consolidare una maggioranza che approvi l’intera commissione il prossimo 27 novembre. Con la crisi politica della coalizione tedesca e la sconfitta certa del socialista Olaf Scholz alle elezioni del nuovo anno, i socialisti europei sono sempre più ispano-centrici e dipendenti dalle mattane e dagli scandali di Pedro Sanchez e del suo governo.
Le audizioni di conferma per i 26 commissari designati, svoltisi negli ultimi 15 giorni a Bruxelles, hanno visto intensi negoziati tra i leader dei partiti conclusisi con il rinvio delle valutazioni su tutti e 6 i Vicepresidenti designati ed anche il commissario ungherese Olivér Várhelyi che dovrà in questo mandato occuparsi di salute e benessere anche animale. Non solo le prese di posizione dei socialisti nei confronti di Fitto sono state esplicitamente irresponsabili ed hanno avuto negli italiani i nemici più acerrimi dell’interesse nazionale, ma la ulteriore pretesa di salvaguardare da ogni responsabilità oggettiva nella tragedia delle alluvioni di Valencia, la vicepresidente e commissaria al “Green Deal”, la socialista spagnola Teresa Ribera.
Le critiche sulla gestione dell’emergenza alluvionale di Valencia, sulla quale la Ribera dovrà rispondere al parlamento di Madrid il prossimo 20 novembre, insieme alle osservazioni ficcanti di merito sulla delega ideologica sull’ambientalismo, da parte dei Popolari Europei, in particolare spagnoli, dei patrioti e delle destre sovraniste durante l’audizione, hanno provocato la ribellione dei Socialisti e la messa in discussione dell’intero gruppo di vicepresidenti e del candidato ungherese. Si era giurato di voler valutare i candidati solo sul merito delle competenze; invece, e come al solito quando sono in difficoltà, i Socialisti la buttano in “caciara” politica e tentano di minacciare e boicottare chiunque, persino le istituzioni, pur di salvare (senza merito) la propria posizione di potere. Vale solo la pena ricordare, per i più smemorati o interessati, che dal 1 gennaio 2024 ai socialisti spagnoli è stata concessa la presidenza della BEI, Banca europea di investimenti, guidata da inizio anno da Nadia Calviño, già vicepresidente del governo Sanchez e ministro dell’economia di Madrid.
Le fratture registratesi la scorsa settimana e causate dalla volontà di Socialisti, Liberali, Sinistre e Verdi di prescindere dal risultato voto elettorale del giugno scorso, dove le destre, i Patriottici, i Conservatori e pure i Popolari sono risultati vincenti, potrebbe portare anche alla creazione nuova maggioranza parlamentare che includa conservatori, popolari e patriottici, oltre ad alcune componenti delle destre e del gruppo misto, rispetto a quella del primo mandato e comprensiva di popolari, socialisti, sinistre e verdi che aveva avallato lo scorso 18 luglio con 404 voti la nomina di Ursula von der Leyen come presidente dell'esecutivo dell'UE. Sempre più difficile che i Popolari europei e spagnoli possano abbandonare le proprie posizioni politiche sulla Ribera, soprattutto dopo che alla guida del partito dei Patrioti europei è stato eletto Santiago Abascal, leader delle destre di Vox in Spagna, uomo però anche capace di saldare alleanze nel suo paese proprio con i popolari. I soli Popolari europei, Conservatori e Patrioti, hanno sulla carta 350 voti su 720, ma le destre sovraniste (25 seggi), una parte dei membri del gruppo misto (32 seggi), la stessa sinistra sovranista tedesca (6 seggi) e i liberali olandesi ( 3 seggi), alla bisogna potrebbero ben convergere su singoli provvedimenti e decisioni condivise.
Lo stallo politico tra i partiti europei potrebbe ritardare l'inizio del nuovo esecutivo dell'UE, inizialmente previsto per l'inizio di dicembre, anche se la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e ambienti vicini alla Presidente della Commissione rimangono ottimisti sul fatto che tutto procederà come previsto.
È improbabile che un accordo si concretizzi prima di mercoledì 20 novembre. Il PPE probabilmente ha offerto un accordo al gruppo dei Socialisti, sosterranno la vicepresidenza della controversa socialista spagnola Teresa Ribera in cambio del sostegno della sinistra a Fitto e Várhelyi. Il peccato di Várhelyi è di non essere un agente delle multinazionali abortiste o del farmaco e di esser stato nominato dal governo Orban, nemico del centralismo di Bruxelles, difensore delle identità nazionali cristiane e promotore di pace in Europa. Il “peccato” di Raffaele Fitto, è stato quello di provenire da quello che gli eurodeputati di sinistra hanno definito un partito "neofascista" (Fratelli di Italia non lo è mai stato), dimenticando colpevolmente la storia famigliare, personale e politica di Fitto: un democristiano e conservatore sino al midollo.
A tal proposito, nonostante il Presidente della repubblica Sergio Mattarella abbia espresso il proprio incoraggiamento e dichiarato l’importanza per l’intero paese delle deleghe attribuite a Fitto, l’uomo di Elly Schleyn nel gruppo socialista a Bruxelles, Brando Benifei, ha ribadito che «Fitto non può fare il vicepresidente», perché rappresenterebbe «una famiglia politica ultranazionalista, contraria alla protezione dello Stato di Diritto e favorevole al diritto di veto». Tre bugie in un colpo solo (i Conservatori non sono ultranazionalisti, i Conservatori non sono contro lo Stato di Diritto, i Conservatori sostengono i trattati, dove è previsto il diritto di veto), non servono né il paese Italia, né l’Europa. Una maggioranza alternativa alla vecchia coalizione di sinistra-centro Ursula esiste è già mercoledì 14 ha dato prova della sua forza con il voto di Popolari, Patrioti e Sovranisti che ha annacquato e rinviato alla trattativa dei capi di governo le folli norme “antideforestazione” (371 voti favorevoli a modifiche e rinvio, 240 contrari e 30 astenuti), pilastro del Green Deal della scorsa legislatura che puniva agricoltori e produzioni alimentari, suscitando così le ire di Socialisti, sinistre, verdi e liberali