Sotto accusa i gusti di Saltini per un artista blasfemo
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Mostra blasfema: nell'opposizione all'archiviazione su cui deciderà il Gip, l'avvocato dei denuncianti riporta il titolo della tesi di Master di Saltini, dedicata al libro del comico sacrilego Lenny Bruce, "Come parlar sporco e influenzare la gente". Dal vicario ancora disprezzo per i fedeli in preghiera.
L’artista carpigiano Andrea Saltini ha conseguito un master in comunicazione con una tesi dal titolo “Come parlar sporco e influenzare la gente”. Si tratta di un titolo preso in prestito dal libro omonimo del comico americano Lenny Bruce (morto per overdose negli anni ‘60), conosciuto comunemente come predicatore blasfemo e poeta sacrilego.
L’informazione è emersa nel corso delle indagini che l’avvocato Francesco Minutillo, uno degli estensori la denuncia sulla mostra di Carpi Gratia Plena ha condotto per preparare l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura su cui dovrà esprimersi il Gip di Modena. Per la verità è un’informazione abbastanza semplice da trovare, dato che compare sia sul sito personale di Saltini, sia sulla sua voce Wikipedia. Dunque, lo stesso Saltini non è ha mai fatto mistero nel corso della sua carriera.
Nulla altro è aggiunto, però è significativo che la cosa sia stata notata solo da Minutillo e che ora venga usata come elemento di accusa per promuovere la richiesta di indagini ulteriori sulla mostra Gratia Plena. «Questo titolo ci pare significativo sulle finalità del suo operato (di Saltini ndr.) - scrive Minutillo - (…), dunque, per quanto ci riguarda ci sono ben pochi dubbi sulla blasfemia dell’opera Inri-Longino, la cui titolazione fuorviante, analogamente a quella di tutte le altre opere, cerca di influenzare chi guarda – ed anche chi ha ospitato la rassegna - sviandolo dalla verità raffigurata».
È questo uno degli elementi più clamorosi portati all’attenzione del giudice che dovrà decidere se la mostra blasfema nella chiesa di Sant’Ignazio di Carpi debba essere sospesa per vilipendio alla regione cattolica.
Dunque, ieri è stato depositato l’atto di formale opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Modena nel procedimento penale in cui sono indagati l’Arcivescovo Erio Castelucci, l’artista Saltini ed i curatori della mostra Don Bellini e Cristina Muccioli, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 403 CP ovvero di vilipendio. È lo stesso Minutillo ad annunciarlo a nome delle numerose persone offese che hanno depositato l’esposto per le opere blasfeme in mostra nella Chiesa di Sant’Ignazio.
Nel corposo atto di 35 pagine, Minutillo ha contestato innanzitutto la condotta della Procura che non ha voluto condurre alcuna indagine dopo aver ricevuto gli esposti: «La procura – si legge - si è affrettata immediatamente a scrivere la richiesta di archiviazione. Riteniamo tuttavia che questa condotta quasi pavloviana sia stata foriera di valutazioni del tutto erronee sia sui fatti che in diritto».
Secondo Minutillo, infatti, «la Procura si è soffermata a valutare le opere solo in ragione della libertà di pensiero, che in realtà qui c’entra ben poco, senza considerare che il luogo di esposizione è stato costituito da una Chiesa ancora consacrata e come l’opera più blasfema sia stata collocata proprio di fronte all’altar maggiore. Ed è stata proprio questa scelta, compiuta anche dalla diocesi, che ha maggiormente indignato ed offeso i fedeli e che viene a costituire il reato di vilipendio».
L’opposizione insiste molto su questo, citando alcuni riferimenti normativi (come il D.lgs 1992/504) e canonici, come il canone 1211.
Si insiste molto sulla blasfemia delle opere e sul fatto che la libertà di espressione in questo caso non è contemplata. Ma anche sull’invito a valutare anche un’ulteriore ipotesi del reato (articolo 604 bis) di propaganda per discriminazione di odio religioso nei confronti dell’ebraismo. Il riferimento è al Trittico Gratia Plena, dove la Beata Vergine Maria viene spogliata da un gruppo di farisei increduli del concepimento virginale: «L’accostamento tra il gruppo di farisei - nome con il quale sono designati gli aderenti ebrei al principale tra i partiti del giudaismo - e gli atti di intrusione nei riguardi della Verginità di Maria, che essi compiono, è invero da considerarsi del tutto gratuito ed ingiustificato».
Sul fronte ecclesiale si registra una nuova nota a cura del vicario generale monsignor Ermenegildo Manicardi, che ancora una volta getta la croce addosso ai fedeli che in questi giorni stanno pregando per riparare al sacrilegio che si sta compiendo in Sant’Ignazio: «Per quanto riguarda questi incontri devoti – scrive Manicardi -, come non rilevare l’uso strumentale della preghiera e il suo carattere non certo evangelico? Chi potrebbe immaginare che salga davvero al cielo una preghiera organizzata per fare pressione, costringere altri – e anche i legittimi ministri della Chiesa – ad accodarsi alle proprie idee?».
Parole sprezzanti, indegne di un ecclesiastico, che umiliano i fedeli classificandoli come fedeli di serie B, aggressivi e violenti, ai quali si rimprovera in realtà di non accordarsi alla narrazione che la diocesi ha imposto per proteggere la figura del vescovo Erio Castellucci, in modo che non ne esca offuscata. Questo è il vero clericalismo e nella vicenda di Carpi è uno dei problemi principali.
Riapre la mostra, la Diocesi ammette: «Imprudenze e quadro equivoco»
Riapre dopo il danneggiamento la mostra blasfema di Carpi. Esposto il quadro tagliato e imbrattato, ma del vandalo non c'è traccia. Ai Rosari di riparazione ha risposto un sit-in per l'artista. La Diocesi non sa come uscire dall'impasse: «Ammettiamo che il San Longino sia equivoco, ci sono state imprudenze».
La mostra blasfema genera mostri: aggredito l'artista a Carpi
Condanna unanime e incondizionata per l'aggressione avvenuta nella sede della controversa mostra nel Museo diocesano di Carpi, dove un uomo ha vandalizzato la tela più contestata e ferito l'artista Andrea Saltini. Lo sciacallaggio di Avvenire.
DOSSIER: La mostra blasfema di Carpi
Mostra blasfema o libertà di espressione? La parola al giudice
Dopo le denunce dei fedeli, la Procura di Modena ha già chiesto al Gip l'archiviazione perché le opere di Saltini sono frutto della «libertà di espressione». I legali annunciano battaglia: «Il punto è l'offesa dentro un luogo sacro». Pro Vita & Famiglia raccoglie 30mila firme e chiede alla Santa Sede di intervenire.
Mostra blasfema, c'è una denuncia penale. E la Diocesi elogia l'artista
Mostra blasfema di Carpi: il Comitato Quanta Cura presenta una denuncia in Procura per violazione dell'articolo 403 (vilipendio a confessione religiosa). Lo stesso fanno alcuni fedeli romagnoli. Ma la Diocesi elogia l'artista, ateo, inserendolo dentro un percorso sinodale e accusando i fedeli feriti di violenza sfacciata e di rompere la comunione.
Una mostra blasfema nella chiesa del vescovo. E la chiamano arte
Nella chiesa del museo diocesano di Carpi una mostra di un artista locale suscita reazioni indignate: blasfemi i quadri con Gesù, la Madonna e la Maddalena. La Bussola ha visto le opere, la guida ammette la provocazione. Ma c'è l'inganno dei curatori diocesani che spacciano per arte sacra dei sacrilegi. Il vescovo Castellucci dovrà risponderne.
Mostra blasfema, i fedeli riparano lo scandalo difeso dal loro vescovo
Più di cento davanti alla chiesa di Sant'Ignazio di Carpi per pregare davanti alla mostra Gratia plena. Per la prima volta i fedeli riparano un atto blasfemo difeso dalla loro stessa diocesi e dal loro stesso vescovo. Ed è solo l'inizio: le preghiere proseguiranno ancora.
Mostra blasfema, Comotti: «Ascoltare il popolo, basta clericalismo elitario»
«Basta con il clericalismo elitario: se il sensus fidei dice che è blasfema, allora quell’opera non deve stare in una chiesa». La mostra di Carpi tiene banco al convegno internazionale di diritto canonico di Venezia davanti al patriarca Moraglia. Il professor Comotti alla Bussola: «L'arte sacra deve approfondire la fede, non ferirla».
Il vescovo difende la mostra blasfema e dà la colpa ai fedeli
Dopo il nostro articolo sulla mostra blasfema, curia di Carpi tempestata da un mail bombing senza precedenti. La diocesi guidata dal vescovo Castellucci nega la blasfemia e difende la mostra "Gratia plena" nella chiesa del museo diocesano invitando a guardare il quadro senza pregiudizi e con «sguardo limpido». Ma che si tratti di una provocazione era già stato ammesso dalla guida.
Arte "sacra" a Carpi: la provocazione conta più della Verità
La diocesi di Carpi difende a spada tratta le discusse opere di Saltini: né blasfeme né dissacranti, e chi lo dice è mosso da "pregiudizi irrispettosi". Ma i cattolici potranno almeno chiedere conto di come vengono raffigurati Cristo e la Madonna?
Se l'arte è dissacrante anche il "popolo di Dio" si arrabbia
Il clamore suscitato dalle opere "(ir)religiose" di Saltini va di pari passo con lo sconcerto suscitato tra credenti e non credenti, fino a chiederne il ritiro. Reazioni che lo stizzito comunicato della diocesi di Carpi non può ignorare.
- Il canonista: «Basta clericalismo elitario» di Andrea Zambrano
- La lettera: «Caro Vescovo, chiuda la mostra blasfema»