SMOM, professi al centro: bocciata la linea tedesca
La Bussola ha letto la bozza di Carta Costituzionale: l'impostazione auspicata dalla governance tedesca è stata completamente ribaltata per preservare il carattere religioso dell'Ordine. Un'evidente bocciatura delle modifiche al capitolo V del Codice decise a febbraio dal Sovrano Consiglio a trazione tedesca senza l'ok del cardinal Tomasi.
Non c'è dubbio che Papa Francesco intenda difendere e implementare il carattere religioso dell'Ordine di Malta. A parole nessuno è contrario, ma le proposte di riforma costituzionale auspicate dalla governance del cosiddetto partito tedesco andavano in senso opposto, con un ridimensionamento dei professi nella vita dell’Ordine. Un decreto di aprile in cui si modificavano le regole per l'ammissione al secondo ceto e che non riportava traccia di approvazione della Santa Sede, inoltre, sembrava confermare l’idea che ci fosse qualcuno intenzionato a smarcare lo Smom dal Papa.
Scenario probabilmente non gradito a Francesco che in una lettera scritta lo scorso 25 ottobre al Delegato Speciale ha fatto capire chi comanda: il Santo Padre ha prorogato la luogotenenza di Fra’ Marco Luzzago “sino alla conclusione del Capitolo Generale Straordinario e successiva elezione di un nuovo Gran Maestro da parte del Consiglio Compito di Stato”. Al contempo, Bergoglio ha confermato poteri ampissimi al suo Delegato Speciale, quel cardinale Silvano Maria Tomasi che contro le iniziali aspettative ha conquistato la fiducia dei membri del Primo Ceto e di chi non vorrebbe vedere ridotto il loro ruolo nella vita dell’Ordine. Il porporato veneto continua ad avere “la potestà di avocare a sé aspetti del governo ordinario dell’Ordine, anche derogando, se necessario, all’attuale Carta Costituzionale e all’attuale Codice Melitense, nonché di risolvere tutti i conflitti interni all’Ordine ex auctoritate Summi Pontificis”.
Più passa il tempo e più Tomasi appare insofferente all’ingerenza di chi vorrebbe sbilanciare il governo dello Smom, estromettendo i Cavalieri di Giustizia e relegandoli ad un ruolo di rappresentanza. Lo dimostra il fatto che grazie ad un suo intervento nel Sovrano Consiglio è stata 'scongelata' la situazione di tre Cavalieri che potranno emettere voti solenni nelle prossime settimane, portando nuova linfa nel Primo Ceto nonostante le resistenze del cosiddetto partito tedesco.
Nella sua lettera al Delegato Speciale, Papa Francesco ha anche elogiato “i passi positivi compiuti per quanto attiene al rinnovamento spirituale e morale dell'Ordine, specialmente dei Membri Professi, nonché al processo di aggiornamento della Carta Costituzionale e del Codice Melitense”. Non sono i desiderata governisti filtrati ad aprile nella lettera di lamentela del presidente dell’Associazione cilena – e che puntavano ad un’esclusione dalla vita attiva dell’Ordine dei professi - ad essere piaciuti al Santo Padre ma le linee della Bozza di Carta Costituzionale elaborata da Tomasi e dal gruppo di lavoro che lo sta affiancando in cui spicca il nome di padre Gianfranco Ghirlanda.
Il gesuita 79enne, già rettore della Pontificia Università Gregoriana è una sorta di 'Mr. Wolf' chiamato dal Papa a risolvere problemi. Durante l'attuale pontificato, ci si è affidati spesso a membri della Compagnia di Gesù per sbrogliare le matasse più complesse e padre Ghirlanda, da esperto canonista, oltre ad essere consultore di numerosi dicasteri è già stato inviato in commissariamenti come quello dei Francescani dell'Immacolata, dei Legionari di Cristo e dei Memores Domini.
Nella Bozza di Carta Costituzionale in cui è stato fondamentale il contributo di padre Ghirlanda, l'impostazione auspicata dalla governance tedesca è stata completamente ribaltata proprio per preservare il carattere religioso dell'Ordine. Nel testo, che La Nuova Bussola Quotidiana è riuscita a visionare, viene ribadito che i Professi sono "il Nucleo essenziale dell'Ordine" e a loro è riconosciuta pienezza dei doveri e dei diritti.
Nella Bozza e nella nota di presentazione che ne è stata fatta emerge come, dal momento che i membri del Primo Ceto esprimono in pienezza il carisma dell'Ordine, "hanno il diritto di intervenire in tutti gli organi di governo a tutti i livelli" mentre viene fermata la tendenza ad ampliare i poteri dei membri del Secondo Ceto che non sono "tenuti a tutti i doveri" e quindi "neanche godono di tutti i diritti".
Un'evidente bocciatura, dunque, delle modifiche al capitolo V del Codice decise a febbraio dal Sovrano Consiglio a trazione tedesca e che - senza l'ok del cardinal Tomasi - avevano provato ad attribuire anche ai membri del Secondo Ceto la possibilità di guidare i candidati all'ammissione durante l'anno di prova. Al Papa la riforma che ribadisce la centralità dei professi nella vita dell'Ordine è piaciuta e lo ha voluto far sapere in una lettera pubblica con cui è stato rafforzato il mandato dal cardinale Delegato Speciale in barba alle resistenze di chi preferirebbe uno smarcamento dalla Santa Sede da conseguire attraverso la riduzione dell'influenza interna dei membri religiosi.
La formula ex auctoritate Summi Pontificis, una sorta di delega dell'autorità papale, mette Tomasi nelle condizioni non solo di convocare a suo piacimento il Capitolo Generale Straordinario e di approvare la nuova Carta Costituzionale, ma anche di procedere al "rinnovo del Sovrano Consiglio". Quindi per "risolvere tutti i conflitti interni", il Delegato Speciale potrebbe persino azzerare l'organo fino ad oggi più restìo all'indirizzo riformatore impresso prima dal cardinal Becciu e poi dal suo successore, con il rilevante contributo di padre Ghirlanda e l'avallo del Santo Padre.
Dopo che la lettera è divenuta pubblica, il governo dello Smom ha tentato una reazione cercando di allontanare da sé l'immagine della sconfitta: l'Ufficio Comunicazioni, infatti, ha emesso un comunicato interno in cui sono stati elogiati alcuni dei passaggi della missiva papale ma cercando di attenuare la perentorietà del mandato pieno affidato al Delegato Speciale. "Ci aspettiamo - si legge nel documento - che le discussioni tra il Cardinale Tomasi e il Governo dell'Ordine continuino ad affrontare le questioni in sospeso da concordare sulla nuova Carta costituzionale. Un Capitolo Straordinario Generale sarà convocato quando sarà raggiunto il più ampio consenso possibile su tutte le questioni principali".
Papa Francesco, però, non ha parlato di "più ampio consenso possibile" nella sua lettera, ma ha invece detto che il cardinal Tomasi gode di pieni poteri per poter convocare il Capitolo quando vorrà lui. Il documento della governance, peraltro, è stato accompagnato da FAQ che più che spiegare il contenuto della lettera papale, sembrano darne un'interpretazione gradita. Si è ammesso, in ogni caso, che sulle questioni fondamentali relative alla nuova Costituzione ci sono state negli ultimi mesi "opinioni diverse". Al di là del tono rassicurante del comunicato interno diffuso dall'Ufficio Comunicazioni, nel governo dello Smom pare serpeggiare un certo nervosismo dopo la pubblicazione della lettera del Santo Padre: non a caso, il Gran Cancelliere Albrecht von Boeselager si è fatto subito ricevere dal cardinale Tomasi al quale avrebbe espresso l'intenzione di non dimettersi.
Nella Bozza di nuova Carta Costituzionale, infatti, dovrebbe esserci anche un limite di mandati per ruoli di governo dell'Ordine e il giurista tedesco ricopre ruoli di vertice all'interno dello Smom da più di trent'anni. Secondo alcune indiscrezioni apprese dalla Bussola, sembra inoltre che l'attuale governance, probabilmente preoccupata per il disco verde arrivato da Santa Marta al cammino di riforma improntato da padre Ghirlanda, avrebbe richiesto di includere una persona di fiducia nella commissione di lavoro del cardinale Tomasi: un nome accreditato potrebbe essere quello di Marc Odendall, già membro della prima commissione d'indagine sullo Smom creata nel 2016 dal Papa e guidata dall'allora monsignor Tomasi per far luce sullo scontro tra Boeselager e l'ex Gran Maestro Fra’ Matthew Festing. Non risulta che attualmente i rapporti tra Odendall e il Vaticano siano idilliaci: nel 2019 l'ex banchiere svizzero-tedesco si è dimesso dal Consiglio dell'AIF in polemica con il mancato rinnovo alla presidenza di René Brüelhart e alcuni mesi fa la testata Associated Press ha rivelato i contenuti di alcune sue mail nel quale esprimeva critiche sull'ordinamento vaticano alla luce dell'indagine sullo scandalo del palazzo londinese, sostenendo che la Santa Sede rischia di "tornare in un universo riservato agli Stati totalitari".