Ordine di Malta, la riforma che ignora il volere del Papa
Il Sovrano Consiglio dello SMOM scavalca la Santa Sede? Un documento inedito, letto dalla Nuova Bussola Quotidiana insieme a una circolare interna firmata dal Gran Commendatore, introduce modifiche alle regole per l'ammissione al secondo ceto rafforzando i Cavalieri in obbedienza e non i sacerdoti. Il contrario di quanto auspicato da papa Francesco.
Il Sovrano Consiglio dello SMOM ha deciso di scavalcare la Santa Sede? Un nuovo documento inedito, arrivato nelle mani della Nuova Bussola Quotidiana insieme ad una circolare interna firmata dal Gran Commendatore, introduce modifiche alle precedenti regole per l'ammissione al secondo ceto senza che sia in alcun modo menzionata l'approvazione o almeno la presa visione da parte del cardinale Silvano Maria Tomasi. L'ex nunzio apostolico, infatti, è il Delegato Speciale del Papa presso l'Ordine di Malta incaricato di seguire da vicino il processo di aggiornamento della Carta Costituzionale e del Codice Melitense.
Eppure il nuovo decreto firmato dal Luogotenente di Gran Maestro, fra' Marco Luzzago e dal Gran Cancelliere, Albrecht Boeselager interviene incisivamente sul capitolo V del Codice, andando a cambiare le modalità di preparazione dei candidati all'ammissione nel secondo ceto. Nonostante ciò, non c'è traccia di un coinvolgimento della Santa Sede nel documento emanato a seguito della seduta del Sovrano Consiglio dello Smom del 3 febbraio 2021. In base alle novità, i candidati all'anno di prova per l'ammissione non potranno avere più di 75 anni né meno di 30 (il limite precedente era di 25), lasciando alle entità locali la libertà di "stabilire un'età massima inferiore". Se il Codice riformato nel 1997 stabiliva che la preparazione del richiedente dovesse essere compito di un Cavaliere Professo o - nel caso in cui non fosse possibile questa circostanza - da un sacerdote indicato dal Superiore, il decreto votato dal Sovrano Consiglio dispone che anche i già membri del secondo ceto possano svolgere il ruolo di Maestri di probandato. Questo perché, scrive fra' Marco Luzzago, "è preferibile che questo compito venga svolto da un membro in Obbedienza" rispetto a sacerdoti che, invece, vengono relegati ad assistenti della guida prescelta.
Non è un dettaglio di poco conto: i membri del secondo ceto, infatti, a differenza dei Professi e dei sacerdoti, non sono religiosi ma sono solamente obbligati alla perfezione della vita cristiana in virtù della Promessa di Obbedienza. Di conseguenza, allargare anche a loro la possibilità di fare da guida ai candidati durante l'anno di prova potrebbe indebolire la parte spirituale e teologica nel percorso di formazione all'interno dell'Ordine. Inoltre, quest'innovazione potrebbe in qualche modo incidere sullo stretto vincolo esistente tra lo Smom e la Santa Sede dal momento che i membri del secondo ceto, a differenza di quelli del primo e dei sacerdoti, non sono soggetti alle norme del Diritto Canonico.
Il Sovrano Consiglio ha voluto compiere un piccolo ma significativo passo per smarcare l'Ordine dal particolare legame con il Successore di Pietro? In effetti, l'indirizzo del nuovo decreto potrebbe essere interpretato in senso contrario rispetto a quanto auspicato da Papa Francesco: il Pontefice, infatti, aveva insistito per una riforma che valorizzasse l'aspetto spirituale, concentrandosi "specialmente" sui Membri professi. Le novità introdotte, invece, sembrano in qualche modo determinare un rafforzamento interno dei Cavalieri in obbedienza - a cui lo stesso Gran Cancelliere appartiene - che "sono subordinati soltanto ai propri Superiori nell’Ordine" e non sono sottoposti al voto di obbedienza professato, invece, dai Cavalieri di Giustizia.
Queste novità possono essere lette anche alla luce delle discussioni che da anni animano l'Ordine melitense sui rapporti di gerarchia tra ceti. Le massime funzioni di governo, quella di Gran Maestro e quella di Gran Commendatore così come almeno altri quattro membri del Sovrano Consiglio, spettano esclusivamente ai membri del primo ceto. In una lettera del presidente dell'Associazione cilena del Sovrano Ordine di Malta inviata al Delegato speciale per l’America Iberica e di cui ci siamo occupati recentemente, tra i rilievi espressi alle possibili conclusioni della riforma costituzionale condotta dagli attuali vertici c'è anche quello relativo alla cancellazione del requisito di essere Professi per poter diventare Gran Maestro. Le preoccupazioni per un ridimensionamento dei Cavalieri Professi nella vita dell'Ordine potrebbero aumentare dopo l'emanazione del decreto votato dal Sovrano Consiglio, ma non sottoposto al Capitolo Generale a cui spetta, però, il compito di approvare la riforma della Carta Costituzionale.
Qualcuno potrebbe interpretare le decisioni del Sovrano Consiglio come una prima prova muscolare da dare ai critici interni ed anche alla Santa Sede, da cui era partito l'impulso di un rinnovamento spirituale secondo indicazioni che però - come abbiamo visto - non sembrerebbero esser state tenute troppo in considerazione. E l'apparente assenza di un benestare del Delegato Speciale Tomasi a cui fare riferimento almeno nella circolare d'accompagnamento del Gran Commendatore, fra' Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas pare confermarlo.
Secondo queste direttrici, la riforma potrebbe portare ad un allentamento del legame con la Santa Sede ed un appannamento della natura religiosa dell'Ordine? E' un rischio avvertito da molti e non da oggi. Poco meno di un anno fa, il cardinale Angelo Becciu, all'epoca Delegato Speciale del Papa, aveva ammonito lo Smom in un'omelia pronunciata nell'anniversario della morte del suo fondatore: "l’Ordine di Malta continuerà ad esistere e avrà senso se all’amore verso di Dio saprà coniugare l’amore verso i poveri".