Siria, una tragedia triplice: il terremoto, la guerra e le scandalose sanzioni
«La situazione era già molto difficile a causa di un conflitto che dura oramai da dodici anni. La gente è disperata», dice alla Bussola suor Siba al Khoury, di Aleppo. Molte delle regioni colpite dal sisma sono sotto il controllo dei ribelli e dunque inaccessibili. E poi ci sono le sanzioni occidentali: «Le sanzioni sono disumane» dichiara padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, «e trovo scandaloso che in un momento così tragico, non si sia capaci di rimuovere o sospendere le sanzioni. In Siria la gente sta morendo».
- LE TRAPPISTE SIRIANE: «TOGLIERE SUBITO LE SANZIONI»
«La situazione era già molto difficile a causa di un conflitto che dura oramai da dodici anni. Molte abitazioni erano già state distrutte dalla guerra, ora, con la violenta scossa di terremoto del 6 febbraio scorso, molti altri edifici sono crollati o hanno subito ulteriori ingenti danni. La gente è disperata. Chiede aiuto, ma nei loro volti, oltre a tanta sofferenza, c’è lo sconforto e la disperazione. Quando parliamo con le persone ci sentiamo porre una domanda: perché questa immane tragedia è capitata ancora a noi? È difficile rispondere, ma noi suore, oltre all’aiuto materiale, abbiamo anche il dovere di offrire un aiuto psicologico e spirituale. Il Signore ci darà la forza di affrontare anche questa grave situazione». A parlare con La Nuova Bussola Quotidiana è suor Siba al Khoury, una religiosa delle Suore Maestre di Santa Dorotea-Figlie dei Sacri Cuori di Vicenza, che vive ad Aleppo. «Eravamo a letto quando abbiamo sentito la scossa di terremoto. Siamo scese immediatamente in strada e siamo rimaste sulla via per oltre quattro ore, fino a quando le autorità non ci hanno dato il permesso di rientrare, per recuperare le cose più indispensabili». La loro casa è stata lesionata e l’amministratore apostolico, padre Raimondo Girgis o.f.m., le ha accolte, assieme ad altre religiose, nei locali del Vicariato.
Molti palazzi sono crollati a causa della forte scossa. Altri, non ritenuti sicuri a causa dei danni riportati, vengono abbattuti. «Numerosi siriani, che sono rimasti senza casa stanno abbandonando i loro paesi e cercano qui, ad Aleppo, un rifugio. Le chiese sono state aperte per ospitare gli sfollati – afferma suor Siba. Ma anche gli asili e le scuole. Ugualmente i conventi ospitano numerose famiglie. Molte persone hanno passato le notti nei luoghi di culto. Fa molto freddo e noi siamo impegnate, assieme ad altri volontari, a portare cibo e coperte». E prosegue: «C’è bisogno di assistenza medica in particolare per anziani, donne e bambini». Ad Aleppo, come nel resto della Siria, c’è tanta povertà causata dall’embargo e dalle sanzioni internazionali. E ora c’è la difficoltà di ricevere gli aiuti. «L’elettricità è a singhiozzo, per pochissime ore al giorno - prosegue suor Siba. Gli ospedali sono pochi, e purtroppo, ci sono tanti feriti». La gente si aggira per le strade confusa e in cerca di aiuto. Ha paura di far rientro nelle case. Vive ore di angoscia perché non si sa se ci saranno altre scosse, magari di forte intensità come previsto dagli esperti».
Ad Aleppo c’è l’ospedale cattolico di St. Louis che fornisce cure mediche gratuite ai siriani più poveri e vulnerabili. È stato visitato dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico. «La sua presenza tra noi è un segno forte della vicinanza del Papa e siamo particolarmente commossi – dice il parroco latino padre Bahjat Karakach –. Il cardinale ha potuto anche vedere da vicino la distruzione provocata dal sisma. Un vero dramma». In Siria, tra l’altro, il 90% della popolazione è sotto la soglia di sussistenza, e ora questa immane catastrofe ha reso la gente ancor più povera. È più che mai necessario che gli aiuti internazionali arrivino alla popolazione stremata. Purtroppo, gli intoppi sono tantissimi. Difficoltà a far entrare la merce, difficoltà a far giungere i beni di prima necessità nei luoghi colpiti dal terremoto. «Ad Aleppo – prosegue ancora suor Siba – la gente continua a scavare con le mani in cerca dei sopravvissuti. Nella parte orientale della città, la più bombardata durante la guerra, molti edifici erano già precari, ora con le scosse di assestamento molti sono collassati».
Una parte delle zone colpite da questo terremoto è sotto il controllo dei ribelli che si oppongono al regime di Bashar al Assad, altre zone si trovano sotto il controllo del Governo di Assad. Oltre alle difficoltà dovute al conflitto, tuttora in atto, le strade, danneggiate dal terremoto, sono in parte inagibili anche a causa delle nevicate degli ultimi giorni. Le squadre di soccorso fanno fatica a raggiungere le località, in particolare nei territori del Nord-ovest della Siria, dove agisce il gruppo jihadista “Hayat Tahrir al Sham” (HTS), guidato da Mohammad al Jolani, e definito dalle Nazioni Unite un movimento terroristico.
«Le sanzioni sono disumane – ha dichiarato padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, la Custodia infatti è presente in Siria con le comunità della Valle dell’Oronte, Aleppo e Latakia – e trovo scandaloso che in un momento così tragico, non si sia capaci di rimuovere o sospendere le sanzioni. In Siria la gente sta morendo. Gli aiuti che arrivano provengono dai paesi islamici, come Egitto, Iran, Algeria… L’Occidente sta di nuovo perdendo il treno». Padre Patton ha poi sottolineato che sembra che la maggior parte degli aiuti internazionali «stia andando in Turchia e che la Siria sia tagliata fuori dal circuito internazionale proprio a causa delle sanzioni decise da Stati Uniti e Unione Europea».
Va registrato, inoltre, che sia la prima scossa, che lo sciame sismico successivo si siano fatti sentire anche in Israele. Mercoledì scorso una scossa di terremoto di magnitudo 3,3 è stata avvertita a circa 20 chilometri a sud-est della città di Ariel, in Cisgiordania, come rilevato dall'Israel Geological Survey, l'ultima di una serie di scosse di diversi gradi di gravità che ha colpito la regione nei giorni scorsi.