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INDEFETTIBILITÀ

Se la Chiesa aderisse a un antipapa sarebbe già finita

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L’adesione pacifica e universale non è una semplice opinione “papista”, ma un fatto dogmatico che garantisce chi è il legittimo Pontefice, non che sia buono o cattivo. Ed è talmente legato alla Rivelazione che negato il primo crolla anche la seconda.

Ecclesia 24_10_2024 English Español
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Nel primo articolo dedicato allo studio pubblicato da P. Giorgio M. Faré, abbiamo cercato di mostrare come i riferimenti storici da lui riportati per sostenere che l'adesione pacifica universale (APU) sia stata contraddetta da fatti desunti dalla storia della Chiesa, non siano corretti. Nel secondo articolo abbiamo difeso l'APU dall'accusa di essere contraria al diritto canonico e dall'affermazione che, in ogni caso, essa non si applicherebbe al pontificato presente. Nel presente contributo, cercheremo di ricomprendere il senso profondo di questa dottrina che la Chiesa insegna essere definitiva (fatto dogmatico), di mostrare che cosa comporterebbe una sua eventuale negazione, ed infine di allontanare ricorrenti equivoci circa il suo contenuto.

Iniziamo dal primo punto. Vi avevamo dedicato già un articolo, ma conviene tornarvi. Che cosa intendiamo con l'APU? Prima di tutto, si tratta di una verità connessa con la divina Rivelazione, al punto tale che essa è da ritenere in modo pieno e irrevocabile; il legame tra l'APU e la Rivelazione è così stretto che la Chiesa “blinda” la prima, insegnandola in modo definitivo e ritenendola un fatto dogmatico, per proteggere la seconda. Detto in altro modo: se dovesse cadere la prima (che non è un dogma, ma un fatto dogmatico), cadrebbe anche la seconda (dogma), come avviene per tutte quelle verità connesse necessariamente alla Rivelazione, abbiano esse con quest'ultima una connessione logica o un rapporto storico.

L'APU afferma, in estrema sintesi, che l'adesione della Chiesa universale a Tizio come papa è il segno infallibile che egli sia effettivamente il papa. Questa adesione ha due volti: uno positivo, che si verifica nel fatto che l'eletto è accettato dai cardinali elettori, quindi dall'episcopato ed infine dai membri della Chiesa; l'altro negativo, nel senso che si verifica l'assenza di contestazione dell'elezione. Che non si debba trattare di una unanimità matematica è chiarissimo per tutti gli autori che ne parlano (ne avevamo accennato anche qui).

Ora, il punto chiave dell'APU è il seguente: l'accettazione universale dei vescovi e dei fedeli di un papa come legittimamente eletto, è la prova certa che egli sia papa. La ragione sta nel fatto che la Chiesa, nel suo insieme, non può errare nel riconoscere il proprio capo, ossia il Vicario di Cristo. Spiega il cardinale Charles Journet: «L'accettazione pacifica universale della Chiesa che si unisce attualmente al tale eletto come al capo cui si sottomette, è un atto con cui la Chiesa impegna il suo destino. È dunque un atto di per sé infallibile, ed è immediatamente riconoscibile come tale» (L'Église du Verbe Incarné, I, 1955, p. 624). La Chiesa possiede infatti la sua nota di infallibilità in docendo ed in credendo anche sui cosiddetti fatti dogmatici, strettamente connessi alla Rivelazione. Se la Chiesa potesse aderire universalmente ad uno che non è il vero papa, ne conseguirebbe che essa sbaglierebbe ad unirsi ad uno che non è il suo capo, a sottomettersi ad uno che non ha potere di giurisdizione e a credere ad un insegnamento, che potrebbe essere definitorio o persino ex cathedra, errando.

Il gesuita Louis Billot, creato cardinale da san Pio X, spiegò che l'adesione pacifica universale è intimamente connessa con la duplice promessa di Cristo: «Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18) e «Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20); si tratta dei due passi evangelici che fondano l'infallibilità della Chiesa e la sua indefettibilità. Così Billot: «Dal momento che l'adesione della Chiesa ad un falso Pontefice equivarrebbe alla sua adesione ad una falsa regola della fede, visto che il Papa è la regola vivente della fede che la Chiesa deve seguire e che di fatto segue sempre [...]», è possibile che ci siano dubbi sulla legittimità del papa eletto, così come è possibile che il periodo di sede vacante possa essere protratto più del normale, mentre invece, in virtù delle sue promesse, Dio «non può permettere che tutta la Chiesa accetti come pontefice chi non lo è veramente e in modo legittimo. Perciò, allorché il papa è accettato dalla Chiesa ed unito a lei come il capo al corpo, non è più consentito sollevare dubbi su un possibile vizio di elezione o sulla mancanza di una condizione necessaria per la legittimità» (Tractatus De Ecclesia Christi, II, 1909, p. 620).

Questo testo – a cui se ne potrebbero aggiungere molti altri di svariati teologi – dà sostanza a quanto la Nota dottrinale del 1998 intenderà esprimere, insegnando che la legittimità del pontefice accettato dalla Chiesa è verità connessa alla Rivelazione e dunque da tenere in modo certo e definitivo, qualsivoglia perplessità si potrebbero sollevare. Si collocava esattamente sulla stessa linea Sant'Alfonso Maria de Liguori: «Niente ancora importa che ne' secoli passati alcun pontefice sia stato illegittimamente eletto, o fraudolentemente siasi intruso nel pontificato; basta che poi sia stato accettato da tutta la Chiesa come papa, attesoché per tale accettazione già si è renduto legittimo e vero pontefice. Ma se per qualche tempo non fosse stato veramente accettato universalmente dalla Chiesa, in tal caso per quel tempo sarebbe vacata la sede pontificia» (Verità della fede, in Opere di S. Alfonso Maria de Liguori, VIII, Torino, 1880, p. 720).

Vediamo ora cosa non è l'accettazione pacifica universale, per evitare fraintendimenti e chiarire ulteriormente. Anzitutto, non è l'APU a “fare il papa”, quasi fosse un plebiscito di natura politica. Il papa è investito della sua autorità direttamente da Gesù Cristo: i cardinali designano, il candidato accetta, ma è il Signore a dargli l'autorità su tutta la Chiesa. L'APU è invece la manifestazione che egli sia il papa, ossia è l'effetto dell'intervento di Gesù Cristo che ha dato alla Chiesa un nuovo successore dell'Apostolo Pietro e suo vicario. L'APU non è dunque la causa della legittimità del papa, ma il segno infallibile, l'effetto certo della causa, che è appunto l'investitura da parte del Signore Gesù. Poiché vediamo l'effetto (accettazione pacifica universale) siamo infallibilmente certi della causa (pontefice legittimo).

Secondo punto: l'APU non è segno certo che Tizio sia papa a condizione che l'elezione sia stata legittima, ma è effetto di una elezione valida e basta. E così è stata recepita anche dal diritto canonico: eventuali contestazioni circa l'idoneità dell'eletto o delle procedure canoniche cadono di fronte all'APU. Ciò non comporta affatto un conflitto tra il diritto e la teologia, ma li pone nel giusto ordine: i cardinali hanno gli strumenti giuridici per controllare che tutto avvenga nei dovuti modi ed, eventualmente, per contestare l'elezione; ma nel momento in cui la Chiesa, inclusi i cardinali elettori, accetta Tizio come papa, la questione è chiusa: abbiamo l'effetto, abbiamo dunque anche la causa.

Terzo equivoco: l'APU non mi dice che il papa cui la Chiesa aderisce sarà un buon papa, e nemmeno che egli eserciterà il suo ruolo di essere la regola della fede in modo adeguato. Ancor meno comporta che il papa sia regola della fede in qualunque modo egli si esprima. Tutti i criteri teologici relativi al tipo di assenso richiesto ai vari pronunciamenti, secondo il grado di ciascuno, resta intatto. L'APU non porta pertanto ad un atteggiamento di tipo “papista”, per il quale qualunque cosa il papa dica o scriva dev'essere creduta ed eseguita.

Quarto: si obietta che l'APU non sarebbe un dogma, ma un'opinione teologica. Che l'APU non sia un dogma è chiarissimo e tuttavia non è una mera opinione teologica, ma un fatto dogmatico. Questa dottrina è ritenuta certa da tutti i teologi e la Congregazione per la Dottrina della Fede, commentando niente meno che la Professio fidei, l'ha autorevolmente collocata appunto tra i fatti dogmatici, cui spetta il consenso certo e irrevocabile. Si è anche avuto modo di vedere (qui e qui) come essa fosse inclusa tra le condizioni poste da Martino V per la riammissione di lollardi e ussiti pentiti nella Chiesa. Inoltre, rimane il fatto che la negazione dell'APU comporterebbe conseguenze devastanti per l'infallibilità della Chiesa, come si è visto sopra.



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