Schillaci processa per poca educazione i medici ribelli al vaccino
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Per la prima volta nella storia repubblicana 25 medici vengono contemporaneamente processati dal Ministero della Salute su richiesta dell'Ordine. Hanno dimenticato un bisturi in pancia? No, hanno criticato le scelte vacciniste, solo che... l'hanno fatto con poca educazione. Rischiano la radiazione. Sandri, uno dei legali: «Procedimento unico e abnorme».
Sono 25 i medici sospesi che sono comparsi ieri davanti alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie del Ministero della Salute per il processo d’appello in cui sono imputati. Si tratta di un unicum nel panorama medico: per la prima volta dall’inizio della storia repubblicana, 25 medici compariranno tutti insieme davanti ad una commissione ministeriale, composta da giudici ordinari, che dovrà decidere sulla loro radiazione. Radiazione proposta dalla Federazione degli ordini dei medici (FNOMCEO) che dopo aver proceduto alla loro sospensione dalla professione nel processo ordinario dei rispettivi ordini, punta così in fase d’appello alla radiazione definitiva. Un unicum, un processo mai visto e che sa di tribunale del popolo.
Ma che cosa hanno fatto di male questi medici? Hanno dimenticato un bisturi nella pancia di un paziente sotto i ferri provocandone una sepsi letale? Hanno commesso gravi lacune nella diagnosi di un tumore all’ultimo stadio? No, hanno espresso delle critiche alla campagna vaccinale anti Covid, all’obbligo vaccinale e hanno motivatamente, e vibratamente, criticato i vaccini come arma per combattere il covid.
Dunque, il motivo per cui ieri sono comparsi davanti ai giudici di Roma è meramente di libertà di espressione. L’avvocato Mauro Sandri è legale di due dei 25 medici, Barbara Balanzoni e Fabio Milani, ha spiegato alla Bussola l’unicità del processo di ieri e la sua gravità.
Avvocato, anzitutto com’è andata l’udienza di ieri a Roma?
L’udienza è stata rinviata probabilmente a seguito di una istanza di ricusazione che ho presentato io.
Nei confronti di chi?
Di due giudici, in particolare il presidente della Commissione Giulia Ferrari e il suo vice Oscar Marongiu.
Perché? Che cosa avrebbero fatto?
Come scrivo nella ricusazione che ho presentato, la dottoressa Ferrari, quale componente del Consiglio di Stato ha partecipato alla stesura di numerose sentenze nelle quali ha deciso controversie in materia di obbligo vaccinale sostenendo sempre l’asserita capacità dei vaccini autorizzati dalla Commissione Europea per la sola funzione terapeutica di prevenzione dei sintomi della malattia COVID-19 ai fini della prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2. In forza di tale convincimento scientifico ha, pertanto, sempre respinto le domande di illegittimità delle sospensioni dal lavoro avanzate da pubblici dipendenti. Analoga criticità si rileva in relazione al Vicepresidente che ha partecipato a decisioni di contenuto analogo quale componente del TAR di Cagliari.
E quindi che cose vorrebbe dimostrare?
Che entrambi hanno espresso in atti pubblici un orientamento che rappresenta una chiara indicazione di quale sarà la loro valutazione dei fatti contestati agli incolpati, circostanza che esclude che possa far parte della Commissione.
E oggi (ieri ndr.) la sospensione, ma era tutto pronto per l’udienza e la sentenza?
Sì, questo rinvio ci aiuta nella difesa.
Ci spieghi il motivo del contendere…
25 medici italiani sono a processo presso una struttura ministeriale chiamati dal loro Ordine. I consigli degli ordini hanno già fatto la sentenza di primo grado, procedendo alla sospensione. Ora questa commissione dovrà decidere la radiazione. Ma c’è un ma.
Quale?
La commissione d’appello è costituita dentro il Ministero. Non è che si sia ricomposta una commissione che ha iniziato un iter normale, ma si tratta di una commissione ad hoc esclusivamente per i radiati, che supera qualsiasi criterio.
Ma chi l’ha voluta?
Filippo Anelli (presidente FNOMCEO) e il ministro della Salute Orazio Schillaci. Hanno costituito in tutta fretta una commissione di II grado che non era attiva da anni e hanno fissato l’udienza a Roma il 19 dicembre, cioè oggi (ieri ndr.).
Vediamo nel dettaglio i capi di imputazione.
Tutti i capi di imputazione sono inerenti all’esercizio di critica. In pratica, l’Ordine pensa di potersela cavare affermando che il codice deontologico prevede anche un comportamento formalmente corretto.
Non capisco…
Puntano sul concetto della adeguatezza formalistica della critica, non del fondamento di veridicità della critica.
E voi come avete replicato?
Abbiamo fatto presente che il criterio è quello della veridicità scientifica: i nostri medici hanno detto con anni di anticipo quello che già avviene adesso.
Eppure, il tema della continenza, anche nei processi per diffamazione è uno dei criteri assieme a quello della veridicità…
Sì. Infatti, quello che si chiama principio di continenza, cioè l’adeguatezza formale delle affermazioni era assolutamente proporzionale alla gravità del contesto. Come, ad esempio, dire che i vaccini immunizzano dal virus, ecco già solo una frase del genere presuppone una risposta decisa.
Scusi, chiedere la radiazione per una cosa del genere?
Infatti, anche qualora questa reazione fosse stata sopra le righe, inadeguata, eccessiva non può originare una radiazione, manca la proporzionalità del provvedimento. Al massimo la censura, ma è abnorme che ci sia la radiazione. Non vengono radiati i medici che lasciano i bisturi dentro lo stomaco creando danni ai loro pazienti e continuando a esercitare la professione.
Quindi farete leva solo su una difesa legata alla correttezza o c’è dell’altro?
C’è dell’altro. I nostri assistititi hanno applicato il principio di precauzione che sui vaccini è stato completamente disatteso, eppure è un principio ippocratico fondamentale. Solo che l’hanno applicato senza aplomb. Decisamente assurdo che possa generare una radiazione.
Quindi i medici non possono criticare, ma se lo fanno devono farlo educatamente?
Tra l’altro, sarebbe incredibile che adesso che il Parlamento si è dotato di una commissione bicamerale per indagare sulla stagione del Covid, si arrivasse ad una radiazione. In Parlamento gli stessi medici se fossero invitati potrebbero avere una libertà maggiore rispetto a quella che hanno nell’esercizio della loro funzione.


