Curò il Covid, assolto dopo la delazione del collega
Ascolta la versione audio dell'articolo
L'assurda storia di Fabio Milani, medico bolognese che curò una famiglia con polmonite da Covid abbandonata dal suo medico: segnalato dal collega all'Ordine per non essersi vaccinato ha subito un processo per esercizio abusivo della professione. Oggi è stato assolto e alla Bussola dice: «Cinque anni durissimi».

Ha subito un processo per esercizio abusivo della professione medica perché un collega delatore lo aveva segnalato all’Ordine in quanto non vaccinato. Ora, dopo tre anni, il dottor Fabio Milani può finalmente cantare vittoria. Il 20 gennaio scorso il giudice della seconda sezione penale di Bologna Stefano Levoni lo ha assolto dall’accusa di esercizio abusivo della professione medica (articolo 348 cp) ristabilendo così la sua onorabilità professionale, che in tempo di Covid sopperiva alle assenze degli altri colleghi medici.
Come quella del collega di Bologna, che lo fece denunciare per esercizio abusivo della professione mentre Milani stava visitando proprio i pazienti che quello non voleva andare a curare.
«Una vicenda drammatica ed emblematica della situazione, che molti medici hanno vissuto», commenta oggi il suo legale alla Bussola, l’avvocato Riccardo Luzi di Cesena che lo ha seguito in questa vicenda kafkiana. E paradigmatica, perché in un colpo solo condensa tutte le storture subite in pandemia: l’abbandono terapeutico a base di Tachipirina & vigile attesa, la sospensione dei medici non vaccinati e la delazione dei colleghi.
Una storia che merita di essere raccontata fin dall’inizio.
Il dottor Fabio Milani è uno stimato medico del bolognese che durante il Covid ha curato non solo i suoi pazienti, ma anche quelli degli altri medici che si rifiutavano di andare a casa a visitarli, forti della raccomandazione Tachipirina & vigile attesa delle circolari ministeriali, che oggi si cerca di nascondere o negare.
Con l’introduzione del Dl 44/2021, Milani decide di non sottoporsi alla vaccinazione e per questo nel luglio 2021 riceve una segnalazione dalla sua Asl che lo sospende da tutte quelle attività inerenti il rischio di diffusione del Sars-Cov 2. Una definizione piuttosto generica e non vincolante sulla quale torneremo nell’analisi del suo caso in tribunale.
Il 16 dicembre di quello stesso anno, Milani viene contattato da una donna di Bologna che sta male. Anche il marito e la figlia hanno gli stessi sintomi da Covid e necessitano di un medico. Il loro curante, però, per ben due volte si rifiuta di andare a casa a visitarli.
«Io a casa loro non ci metterò mai piede», avrebbe detto il medico di medicina generale secondo il verbale di accertamento dei Nas, mentre il dispositivo del giudice così recita: «Per tale ragione aveva contattato il proprio medico curante, il quale le aveva detto di prendere della Tachipirina e di vedere l’evolversi della malattia, nonostante gli fosse stata rappresentata la gravità della condizione clinica della stessa e del marito».
A quel punto entra in campo Milani, contattato grazie ai suggerimenti di alcuni conoscenti tramite il passaparola. Ricordate? In quei giorni si cercavano disperatamente medici disponibili a curare mentre i titolari di quei pazienti si facevano di nebbia e su questa vergogna sanitaria non si indagherà mai abbastanza da parte della Commissione bicamerale Covid.
Milani si reca a casa della famiglia riscontrando in tutti i tre componenti una polmonite in atto. Prescrive farmaci, tra cui il Rocefin (un antibiotico) e il Medrol (un cortisonico). È il 16 dicembre, padre, madre e figlia ringraziano e iniziano le cure. Dopo qualche giorno, terminata la prima scatola di antibiotici, la donna richiama il medico di medicina generale, lo aggiorna sulle loro condizioni e gli chiede una nuova ricetta per quei farmaci necessari per proseguire le cure.
Ma a quel punto accade l’inverosimile: il curante, saputo della visita di Milani a casa dei suoi assistiti indaga su di lui e scopre che il medico è destinatario di una segnalazione dell’Asl che lo sospende (anche se tecnicamente è un termine improprio) dalle attività di cura. In realtà, Milani non era stato ancora sospeso dall’Ordine dei medici di appartenenza, pertanto, non aveva alcuna limitazione prescrittiva e di cura. Ma il collega pensa di segnalarlo comunque all’Ordine.
Parte così il procedimento penale per esercizio abusivo della professione medica, che vedrà Milani imputato per diversi anni in un processo che non sarebbe dovuto nemmeno iniziare: «Anzi, invece di indagare quel medico per omissione di soccorso e omissione d’atti d’ufficio, sono venuti da me che sono stato l’unico che ha curato quelle persone», ha detto Milani alla Bussola aggiungendo che durante le udienze, anche la famiglia curata da lui, si è precipitata in tribunale per testimoniare a suo favore.
Una volta iniziato il processo, anche il Pm si convince dell’estraneità dei fatti di Milani e aderendo alla memoria del legale ne chiede l’assoluzione, che arriva il 20 gennaio scorso: «P.Q.M – così recitano le formule – assolve Milani Fabio dal reato a lui ascritto perché il fatto non sussiste», come si può leggere nel dispositivo reso noto in questi giorni.
«In punta di diritto, la mossa vincente – spiega l’avvocato Luzi – è stato aver eccepito che il 16 dicembre 2021, il mio assistito non era affatto sospeso dall’esercizio della professione medica. Fino al 31 dicembre 2021, infatti, per l’applicazione della legge 44/2021 (quella che regolamentava l’obbligo vaccinale dei sanitari ndr.) era in vigore un regime di sospensione comminato dalle Asl, ma che non inibiva l’esercizio della professione. Successivamente, col Dl 172/2022 si è dato un giro di vite, chiamando in causa direttamente gli ordini professionali anche per altre professioni. Quindi Milani a quella data non era sospeso, cosa che invece accadde solo successivamente».
Il giudice gli ha dato ragione. E oggi il dottore può tirare un sospiro di sollievo: «Ha fatto bene il suo lavoro e invece di sentirsi dire “grazie” si è trovato in questa situazione drammatica», ha concluso Luzi. Mentre Milani così ha aggiunto: «È stato pesante, sono stati cinque anni di lotta, ma rifarei tutto perché ho testimoniato che il nostro dovere di medici è quello di curare, cosa che durante la pandemia purtroppo non è sempre avvenuta».
Noi, a casa senza cure. Storie di abbandono terapeutico
Sono la maggioranza dei pazienti covid e hanno tutti una storia comune: sono rimasti a casa senza terapie e con il solo paracetamolo prima di essere ricoverati in ospedale. Storie di abbandoni terapeutici da covid. Pazienti che con una terapia precoce non sarebbero stati ricoverati e non avrebbero rischiato la vita. L'appello del medico di Ippocrate: «Cambiare subito le linee guida, ora i medici sono vaccinati e non hanno più scuse: devono visitare i loro pazienti».
- LA MAMMA SPIEGA AI POLITICI I DISAGI DELLA DAD
Abbandoni da Covid: «Così papà è morto in pochi giorni»
Una storia di abbandono terapeutico, che mostra come sia urgente rivedere le linee guida sulle cure precoci. Como: l'80enne Mario Marcon lasciato per una settimana in vigile attesa senza essere visitato nonostante i primi sintomi, poi la terapia insufficiente con l'ossigeno. Il racconto della figlia ai Venerdì della Bussola: «Ritardi nella diagnosi, difficoltà di comunicazione col medico e errori nella fornitura delle bombole. È morto in ospedale. Non ci hanno nemmeno mostrato la salma».
- IL DOSSIER: COVID AT HOME
Speranza mente: Tachipirina e vigile attesa raccomandate da lui
Le bugie di Speranza per coprire il fallimento della raccomandazione "Tachipirina e vigile attesa", ammessa anche dall'Ordine. E che non poteva essere un'invenzione dei no vax, dato che si chiedeva un cambio di passo sulle linee guida ben prima del vaccino. Ecco come andarono le cose.
- Medici di base più vicini ai pazienti, una riforma epocale, di Paolo Gulisano
Cure a casa: tanti veti, restano Tachipirina e vigile attesa
Il Ministero della Salute ha aggiornato le linee guida per la terapia domiciliare, ma le novità sono poche e il documento appare insufficiente: è evidente che Speranza vuole il controllo di questa partita, di importanza fondamentale. Molti i veti: su idrossiclorochina, cortisone, antibiotico, eparina, vitamine. Che cosa resta al "povero" medico? Ancora vigile attesa e Tachipirina.
- REMUZZI: «CAPISCO I MEDICI, IL MINISTERO HA LE SUE REGOLE» di Andrea Zambrano
- GREAT BARRINGTON DECLARATION, SEI MESI DI LINCIAGGIO MEDIATICO di S. Magni
Silenzio anche sull'esercito dei 4000 medici sospesi
Da gennaio ad oggi i medici e gli odontoiatri sospesi dall’albo per non essersi ancora vaccinati sono passati da 1900 a oltre 4000. Ad oggi non sappiamo quanti sono i procedimenti disciplinari dei professionisti in camice bianco.
Sfila il dramma delle vittime Covid, processo alla vigile attesa
In Commissione Covid e sotto gli occhi di Conte hanno parlato i comitati delle vittime: famigliari di pazienti curati tardi e male per colpa del protocollo Paracetamolo e Vigile attesa, principale accusato sul banco degli imputati. Il ricordo di De Donno: «Il plasma avrebbe salvato 200mila persone».
Cure e vigile attesa: ammissioni choc di Palù
In veste di virologo Giorgio Palù ammette gli errori nella gestione del Covid: lo sciagurato protocollo Tachipirina & vigile attesa e la guerra a idrossiclorochina e antinfiammatori per curare. Avremmo salvato molte vite umane. Ma da presidente Aifa non si è opposto alla guerra di Speranza alle cure domiciliari. Così abbiamo avuto morti e medici alla gogna.
Primo: liberare subito medici e infermieri sospesi
L'agenda del governo è fitta di urgenze e di "prime cose da fare", ma per dimostrare di voler voltare pagina con la sciagurata stagione pandemista di Speranza, c'è un solo atto di giustizia riparativa da fare: cancellare subito l'obbligo di vaccino per i sanitari ancora sospesi e non lasciare che scada naturalmente il 31 dicembre. Lo chiede alla FNOMCeO anche l'Associazione medici cattolici, che alla Bussola dice: «C'è bisogno di loro: fateli rientrare subito in servizio».
«Medici sospesi, l'unica via è quella della giustizia»
«L’unica soluzione possibile è quella giudiziaria: devono andare da un bravo avvocato, impugnare il provvedimento e attendere che il giudice faccia il suo lavoro». L'europarlamentare Francesca Donato e i medici sospesi, caso praticamente unico in Europa: «Il governo ha responsabilità penali, mi auguro che la magistratura prima o poi intervenga».