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TESTIMONE DI CRISTO

Sarà beato Fulton Sheen, colui che annunciò Gesù in tv

Il Papa ha autorizzato a promulgare il decreto che riconosce il primo miracolo attribuito all’intercessione di Fulton Sheen (1895-1979), il vescovo e telepredicatore che espose la verità e la bellezza della fede in un’America in piena secolarizzazione, guadagnando innumerevoli anime a Dio. Il primo compito del sacerdote? «Annunciare Gesù, farlo conoscere e amare».

Ecclesia 07_07_2019

Per anni i fedeli americani, e in generale i suoi devoti sparsi in tutto il mondo, hanno atteso che venisse ripresa la causa di beatificazione del venerabile Fulton Sheen (1895-1979), sospesa a tempo indefinito nel 2014 per una controversia sulle reliquie sorta tra la Diocesi di Peoria e l’Arcidiocesi di New York. A giugno l’annosa disputa sul telepredicatore più famoso e ispirato degli Stati Uniti è stata finalmente risolta, e l'altro ieri papa Francesco ha potuto autorizzare la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto per il riconoscimento del miracolo dovuto all’intercessione dell’arcivescovo Sheen, che quindi potrà essere presto proclamato beato.

IL MIRACOLO

Il miracolo riguarda l’inspiegabile risurrezione nel 2010 di un bambino nato morto, il piccolo James Fulton Engstrom, che per 61 minuti non aveva né avuto un battito rilevabile né respirato, iniziando a emettere il suo primo respiro nel momento stesso in cui i medici ne stavano dichiarando ufficialmente la morte. In quei 61 minuti la madre e il padre avevano pregato per l’intercessione del Servo di Dio, Fulton Sheen. I dottori avevano poi predetto che il bambino sarebbe cresciuto con gravi insufficienze a livello di organi e con una paralisi cerebrale, ma dopo cinque mesi di vita del piccolo si era constatato che James Fulton aveva uno stato di salute normale. Nel 2014 c’era stato il via libera al riconoscimento del miracolo da parte di una commissione medica e poi teologica. Nel frattempo, due anni prima, Benedetto XVI aveva riconosciuto le virtù eroiche di Sheen.

NEL SEGNO DELLA PUREZZA

Infine, ieri c’è stato appunto l’ulteriore fondamentale passo verso la beatificazione, nel giorno di santa Maria Goretti, la «martire della purezza» come la chiamò Pio XII quando la canonizzò nel 1950, sottolineando una virtù che Sheen andava più volte insegnando in quella stessa epoca. Come in una catechesi sul perché del matrimonio verginale tra Maria e Giuseppe, in cui diceva: «L’amore della donna determina quello dell’uomo. La donna è educatrice silenziosa della virilità del suo sposo. Essendo Maria il simbolo della verginità e la sublime ispiratrice della purezza per tutti, perché non avrebbe dovuto impiegare questa sua caratteristica con il suo Giuseppe, il giusto? La Vergine conquistò il cuore del suo giovane sposo non con la diminuzione dell’amore, ma sublimandolo». La purezza nasce da Dio, è stare alla Sua presenza, proprio come avveniva per Maria e Giuseppe che avevano in mezzo a loro Gesù, provavano già «la gioia senza pari che è il possesso dell’amore eterno del Cielo», a cui ogni matrimonio deve tendere, e quindi «non desideravano nient’altro» (cfr. Aleteia).

I PRIMI PASSI, DAGLI STATES ALL’EUROPA

Battezzato con il nome di Peter John Sheen (Fulton era il cognome da nubile della madre), il futuro beato era venuto alla luce l’8 maggio 1895 a El Paso, nell’Illinois, primo dei quattro figli di una coppia con origini irlandesi. La famiglia si era poi trasferita nella vicina Peoria, dove Fulton aveva fatto il chierichetto e a 24 anni era stato ordinato sacerdote. Desideroso di approfondire il pensiero di san Tommaso d’Aquino, venne in Europa, dove conseguì il dottorato in filosofia all’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, e in teologia all’Angelicum di Roma. Quando fece ritorno negli Stati Uniti aveva insomma acquisito una formazione solidissima, unita a una fervida fede. Già nel 1929, consapevole del necessario legame tra fede e cultura, incoraggiava gli insegnanti della National Catholic Educational Association a «educare per una rinascita cattolica».

EVANGELIZZAZIONE VIA RADIO E TV

Sapeva che questa rinascita, nel mezzo della galoppante secolarizzazione, era necessaria per ricondurre quante più anime a Dio. Dopo l’avvio della sua prolifica attività da scrittore (tra i suoi 73 libri c’è anche una Vita di Cristo) e brillanti predicazioni in parrocchia, la prima grande occasione in tal senso gli si presentò nel 1930. Alla radio. La NBC gli affidò una trasmissione notturna domenicale, chiamata The Catholic Hour. Parlava di fede e di morale, senza trascurare le notizie d’attualità. Al culmine del suo ventennio in radio il suo pubblico arrivò a 4 milioni di ascoltatori settimanali. Il laico Time, nel 1946, lo definì «la voce d’oro», «il famoso predicatore del cattolicesimo statunitense», e riferì che per la sua trasmissione riceveva settimanalmente dalle 3.000 alle 6.000 lettere di ascoltatori.

Non temeva di affrontare temi scomodi. Parlando di Hitler, lo aveva definito un esempio di «Anticristo» e non meno netto fu quando, già in televisione, aveva denunciato il regime comunista di Stalin. Era il febbraio 1953 e lo spunto l’aveva tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare, sostituendo i nomi di Cesare, Cassio, Bruto e Antonio con quelli di alcuni dei principali leader sovietici, Stalin incluso. Concluse la sua catechesi con questo ammonimento: «Stalin dovrà un giorno andare incontro al suo giudizio». Pochi giorni dopo il dittatore venne colpito da un’emorragia cerebrale e il 5 marzo morì.

L’approdo di Sheen in televisione era avvenuto due anni prima, chiamato dalla DuMont per un programma in prima serata, Life is worth living («La vita vale la pena di essere vissuta»), in onda il martedì. Nella stessa fascia oraria agivano giganti dello spettacolo come Frank Sinatra e il comico Milton Berle. Quest’ultimo, chiamato familiarmente «Zio Miltie», così disse a proposito del suo nuovo ‘rivale’ televisivo: «Se devo essere vinto da qualcuno, è meglio che perda da Colui per cui parla il vescovo Sheen». Il prelato stette al gioco, dicendo che le persone potevano chiamarlo «Zio Fultie»; e quando poi, nel 1952, vinse un Emmy Award, accettò il premio imitando, a modo suo, i ringraziamenti che faceva Berle agli operatori dietro le quinte: «Sento che è ora di rendere omaggio ai miei quattro scrittori – Matteo, Marco, Luca e Giovanni».

Le sue catechesi televisive arrivarono a raggiungere circa 30 milioni di spettatori a settimana. La marcia in più di questo eccezionale predicatore, che guardava in camera con uno sguardo penetrante e parlava a braccio servendosi a volte di una lavagna, non era figlia di mera eloquenza, bensì frutto della sua gratitudine e del suo stupore per il mistero di Dio. Al di là dei microfoni la sua era infatti una vita di preghiera e di adorazione, con lunghe soste a contemplare il Santissimo Sacramento, da cui attingeva la grazia per parlare secondo il cuore di Dio. Solo Lui sa quante anime si sono convertite grazie a questo Suo figlio prediletto, che portò o riportò in seno alla Chiesa cattolica anche diversi personaggi famosi. Presentando alla società, che si allontanava progressivamente da Dio, la ragionevolezza e insieme la bellezza della fede. Ci fu molto merito suo se la parte di America cattolica, in tempi ormai di sottile persecuzione ed emarginazione culturale, si sentì fiera di essere, davvero, cattolica.

PASTORE FEDELE. E PROFETICO

Lo stesso clero, si sa, viveva in quegli anni una vasta crisi di fede, con molti consacrati volti a inseguire il mondo e dimentichi del trascendente. Ma Sheen, che fu vescovo ausiliare di New York e poi arcivescovo di Rochester, ricordava ai sacerdoti che il loro primario compito è santificare attraverso i sacramenti e unirsi al sacrificio di Gesù «offerto sulla croce e sull’altare. Non basta alleviare le necessità materiali dei fratelli, occorre annunciare Gesù, farlo conoscere e amare». Da lucido profeta, lesse i nostri tempi come apocalittici, in cui le forze che combattono con Cristo e quelle che combattono con Satana «stanno cominciando a elaborare le linee di battaglia per la fine». E osservò: «La terza tentazione in cui Satana chiese a Cristo di adorarlo e tutti i regni del mondo sarebbero stati suoi, diventerà la tentazione di avere una nuova religione, senza una Croce, una liturgia, senza un mondo a venire, una religione per distruggere una religione, o una politica che è una religione - quella che rende a Cesare anche le cose che sono di Dio».

NELLA GLORIA CON LO SPOSO

Il 20 settembre 1979, alla Messa per il 60° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, disse: «Non è che io non ami la vita, ma ora voglio vedere il Signore. Ho passato tante ore davanti a Lui nel Santissimo Sacramento, ho parlato a Lui nella preghiera e di Lui con chiunque mi volesse ascoltare. Ora voglio vederlo faccia a faccia». Due mesi e mezzo dopo, era il 9 dicembre, Fulton Sheen fu chiamato per sempre a contemplare il Volto di Colui al quale aveva anelato per tutta la sua vita terrena.