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San Vincenzo Ferreri

La sua vita svoltò quando Gesù gli apparve in mezzo a san Domenico e san Francesco, ordinandogli di dedicarsi alla predicazione. Attraversò in lungo e in largo la Francia, l’Italia e la Spagna, come «messaggero dell’Apocalisse».

Santo del giorno 05_04_2024 English Español

Le sue erano prediche vigorosissime ma sempre fondate sulla carità, che lo portava a viaggiare instancabilmente per ammonire le anime alla conversione. I contemporanei lo chiamarono «l’Angelo del Giudizio» e certamente san Vincenzo Ferreri (1350-1419) fu il predicatore apocalittico più famoso della sua epoca, segnata da profonde lacerazioni nella Chiesa. Nacque a Valencia nel pieno della Cattività avignonese, cioè durante il lungo periodo in cui la sede del papato fu stabilita ad Avignone (1309-1377). Iniziò gli studi di teologia a 14 anni, vestendo l’abito domenicano appena tre anni più tardi.

Nell’intricata e dolorosa vicenda che portò allo Scisma d’Occidente, si schierò inizialmente a favore di colui che passerà alla storia come antipapa Clemente VII, eletto dai cardinali francesi (settembre 1378) cinque mesi dopo la salita al soglio pontificio di Urbano VI, che si era chiamato così proprio con l’intento di ristabilire definitivamente la sede del papato nell’Urbe, a Roma quindi, dove già era stata riportata l’anno prima dal suo predecessore. In questa fase il giovane domenicano conobbe il cardinale Pedro de Luna, che divenne a sua volta antipapa nel 1394 con il nome di Benedetto XIII, giurando che avrebbe lavorato per l’unità della Chiesa e scegliendo Vincenzo come suo confessore. Il santo divenne uno dei personaggi più autorevoli del mondo avignonese: da questa posizione si impegnò in vari modi per ricomporre lo scisma (che vedeva i regni di tutta Europa schierati o con il papa legittimo a Roma o con il suo antagonista ad Avignone), fino a quando nel 1399 decise di lasciare ogni incarico.

Quella svolta decisiva era stata preceduta da una grave malattia, dalla quale Vincenzo guarì improvvisamente grazie a un intervento di Gesù, che gli apparve in mezzo a san Domenico e san Francesco d’Assisi, ordinandogli di dedicarsi alla predicazione e avvertire i popoli sulla venuta dell’Anticristo. Per tutti i successivi vent’anni della sua vita terrena, attraversò in lungo e in largo la Francia, l’Italia e la Spagna, definendosi «messaggero dell’Apocalisse, inviato nel mondo per predicare l’avvento dell’Ultimo Giorno». La sua predicazione itinerante era accompagnata da continui miracoli («era un miracolo quando non faceva miracoli», scriverà un suo agiografo), attestati al suo processo di canonizzazione da numerosissimi testimoni. Predicava solo in valenzano ma secondo le fonti veniva compreso da tutti, al di là della provenienza geografica, e in particolare è celebre il prodigio di Genova, quando ciascuno dei presenti lo sentì parlare nella propria lingua.

Il tema centrale delle sue prediche era la necessità della penitenza e furono molte le anime da lui convertite, tanto che centinaia di persone lo seguivano nei suoi spostamenti. Identificava l’Anticristo con un vero uomo e profetizzava: «Nei giorni di pace che dovranno venire dopo la desolazione delle rivoluzioni e delle guerre, prima della fine del mondo, i cristiani diventeranno talmente disinteressati alla loro religione che rifiuteranno di ricevere il Sacramento della Cresima, dicendo che è un Sacramento inutile; e quando verrà il falso profeta, il precursore dell’Anticristo, tutti quelli che non saranno cresimati apostateranno, mentre quelli che saranno cresimati rimarranno saldi nella fede, e solo in pochi rinnegheranno Cristo». Esortava a chiedere il perdono di Dio e, poiché la salvezza delle anime era la sua maggiore preoccupazione, dedicava diverso tempo a pregare per i malati, liberare gli indemoniati e confessare.

Nel frattempo, Vincenzo aveva cercato invano di convincere l’antipapa Benedetto XIII a dimettersi, ricordandogli che aveva giurato di fare il bene della Chiesa. Il Concilio di Costanza riuscì a porre fine allo scisma nel 1417, due anni prima della morte del santo. Tra i suoi numerosi scritti va ricordato il Trattato sulla vita spirituale, in cui parlò tra l’altro della dolcezza da usare con i peccatori sulla via della conversione: «Siate come un padre che si impietosisce verso i figli colpevoli […] o, meglio, abbiate la tenerezza di una madre che accarezza i suoi figlioletti. Gioite dei loro progressi e della speranza che essi hanno di meritare la gloria del Paradiso».

Patrono di: costruttori di tetti, predicatori