Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L’INSEGNAMENTO

San Carlo e l’attenzione per l’arte sacra

San Carlo Borromeo sapeva bene che l’arte e la musica sacra non sono elementi neutri ma possono innalzare i cuori e le menti a Dio. Scrisse anche un testo che dà importanti direttive in tema di architettura e suppellettili sacre, dal pavimento delle chiese al Tabernacolo.

Ecclesia 04_11_2022

La memoria di san Carlo Borromeo ci richiama anche, fra le molte cose che si possono dire su questo grande santo, alla sua attenzione per l‘arte sacra. Egli, come vescovo, aveva capito che l’arte, la musica, non sono elementi neutrali nella liturgia, ma esse parlano e anche potentemente. Da una parte innalzano i cuori e le menti a Dio con grande efficacia; dall’altra, se esse non sono adeguate allo scopo, pervertono cuori e menti comunicando sempre potentemente un messaggio per cui a Dio, Creatore e Padre, possono essere riservati gli avanzi della nostra attenzione.

San Carlo Borromeo capiva che questo era un grave errore e volle istruire artisti e architetti in modo che le loro opere d’arte fossero adeguate allo splendore del culto e al compito supremo che ogni artista impegnato nell’arte e nella musica sacra si trova a dover affrontare: servire prima Dio, dare un bagliore della Sua gloria e quindi edificare i fedeli.

Forse ha pensato a san Carlo anche san Giovanni Paolo II, quando nella sua Lettera agli Artisti (1999) tra l’altro affermava: “Un’esperienza condivisa da tutti gli artisti è quella del divario incolmabile che esiste tra l'opera delle loro mani, per quanto riuscita essa sia, e la perfezione folgorante della bellezza percepita nel fervore del momento creativo: quanto essi riescono ad esprimere in ciò che dipingono, scolpiscono, creano non è che un barlume di quello splendore che è balenato per qualche istante davanti agli occhi del loro spirito. Di questo il credente non si meraviglia: egli sa di essersi affacciato per un attimo su quell'abisso di luce che ha in Dio la sua sorgente originaria”. Proprio così, gli artisti si misurano e si perdono anche in quell’abisso di luce che ha la sua origine in Dio.

Un testo importante di san Carlo è Istrutionis Fabricae et Supellectilis Ecclesiasticae (1577), che Massimo Purin definisce “un vero e proprio manuale di architettura”. In esso il grande santo offre delle importanti direttive, per esempio sul pavimento delle chiese: “Nella chiesa insigne, nelle cappelle maggiori, negli altri edifici ecclesiastici di importante struttura” non sia fatto in laterizio ma in marmo o in pietra levigata, magari lavorati a intarsio o mosaico. Il laterizio è permesso solo in chiese e cappelle minori. “Sul pavimento, comunque esso sia, non dev’esservi nessuna croce dipinta o a rilievo, né altra immagine o storia sacra, né altra figura che simboleggi i sacri misteri”. Il motivo per cui i pavimenti delle chiese non possono avere croci o immagini sacre è perché queste potrebbero essere calpestate. Poi, san Carlo specificava come le porte delle chiese debbano essere diverse da quelle che si trovano in città, proprio per delimitare lo spazio sacro e quello profano.

Ovviamente grande attenzione era riservata al Tabernacolo: “Poiché per decreto provinciale si deve collocare il tabernacolo della Santissima Eucarestia sull’altar maggiore, converrà dare qui qualche istruzione. Nelle chiese più insigni, ove possibile, sarà opportuno che esso sia di lamine d'argento o di bronzo, in entrambi i casi dorate, o di marmo prezioso. Il corpo del tabernacolo, elegantemente lavorato e ben compatto nelle sue parti, scolpito con immagini dei misteri della Passione di Cristo e decorato con dorature in alcuni punti, presenterà un'ornamentazione veneranda e pia. All'interno dovrà essere rivestito di tavole di pioppo o di altro legno del genere, perché la Santissima Eucarestia sia protetta, grazie a tale rivestimento, dall'umidità del metallo e del marmo”.

Questa attenzione per i dettagli riguardo all’Eucarestia ci testimonia con quanta reverenza si cercasse di trattarla, e come questa reverenza testimoniasse ai fedeli quel tantum ergo Sacramenctum. Ecco perché arte e musica sono così importanti, perché esse aiutano a comunicare tutta la bellezza delle verità divine.