Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Graziano a cura di Ermes Dovico

LA LETTERA

Rivivere il funerale di Benedetto XVI

L'eredità di Joseph Ratzinger sarà una guida per la Chiesa di domani. Il ricordo di un sacerdote che lo ha conosciuto

Quando verso la fine del 2022 cominciò a propagarsi la notizia, attraverso le comunicazioni dei media, che la vita terrena di Benedetto XVI andava spegnendosi, penetrò nel mio intimo come uno stillicidio di dispiaceri e turbamenti, essendo Joseph Ratzinger il Sacerdote che, con la predicazione e i suoi scritti, mi accompagnò nel cammino della vita con insegnamenti illuminanti, grazie alla Sapienza Divina che lo abitava; egli divenne il mio formatore e il mio educatore donando alla mia ricerca di senso risposte sempre profonde e logiche comprensibili anche ad un profano come me, sempre alla ricerca di verità in vista di incontrare la Verità.

Ho potuto scoprire Ratzinger negli anni Sessanta grazie ad insegnanti che ai loro studenti facevano conoscere le personalità emergenti e, possiamo dire, anche “straordinarie”, nel mondo delle scienze religiose, filosofiche, sociali, morali e teologiche; nelle scuole che frequentavamo abbiamo avuto la ventura di accostarci agli scritti dei vari Y. Congar, D. Chenu, J. Moltmann, G. Gutierrez, J. Maritain, H. Marcuse, P. Teilhard de Chardin, E. Schillebeeckx - cioè autori della “nouvelle vague théologique”, esponenti sudamericani e teorici della teologia della liberazione, eccetera.

Il milieu del Sessantotto fu, per i giovani letteralmente sognatori di un mondo nuovo e di una chiesa nuova, terreno adatto per impegnarsi entusiasticamente negli studi al fine di riuscire a concretizzare le teorie foriere di ventate di modernità.

Ma… “panta rhei”, secondo il filosofo Eraclito, cioè tutto cambia costantemente, tutto scorre e così anche tanti personaggi e tante teorie dell’intellighenzia ecclesiastica si oscurarono nel tempo, vero vaglio di ciò che deve restare e di ciò che invece deve essere spazzato via dall’orizzonte della storia.

Per grazia di Dio, lui, Joseph Ratzinger non passò, restò invece con me e con tanti altri amici sempre alla ricerca di risposte agli interrogativi che la vita pone quotidianamente al pensiero umano. Ratzinger mi restò a fianco come un compagno di viaggio nella vita sacerdotale; divenne addirittura il professore, che, in un giorno luminoso, divenne papa dopo Giovanni Paolo II come desideravo in cuor mio; potei applaudirlo tra il giubilo del popolo cattolico, e, quando apparve vestito con le insegne pontificali sulla loggia della Basilica di San Pietro, presentandosi col nome di Benedetto e le braccia spalancate, mi sentii accolto come un figlio nelle mani sicure del buon Padre.

Il 31 dicembre 2022, giunse per Benedetto XVI il suo dies natalis al Cielo; “haec dies quam fecit Dominus” divenne l’occasione provvidenziale del ringraziamento al Padre Celeste che lo aveva donato al mondo nel lontano Sabato Santo dell’anno 1927. Non potevo mancare all’appuntamento per le sue esequie e, con moltissime persone di tutte le età, ho onorato il “servo di Dio”, dandogli l’estremo saluto.

Il 4 e il 5 gennaio, immerso in un mare di folla “quam denumerare nemo poterat”, ho potuto venerare la sua salma esposta davanti all’Altare della Confessione, per offrire al Signore Gesù una preghiera. La commozione fu inevitabile per l’amato pastore, circondato dall’affetto dell’autentico popolo delle beatitudini, qual è la Chiesa Cattolica. Mi sovvenivano occasioni provvidenziali di incontro con Benedetto XVI, come quando, dopo aver concelebrato con lui la Santa Messa nel duomo di Bassano del Grappa, partecipai alla cena con i membri della Scuola di cultura Cattolica presso l’Hotel Everest della città. Ci intrattenemmo in dialogo sul tema che aveva trattato con la “Lectio magistralis” esposta nella grande chiesa di Santa Croce in cui fu insignito del “Premio internazionale medaglia d’oro al merito della Cultura Cattolica” da parte della locale Scuola di cultura cattolica.

Anche tante letture mi furono veramente proficue. Mi permetto di citare un libro famoso pubblicato, con il cardinal Sarah, in occasione di uno dei recenti sinodi in Vaticano, precisamente: “Des profondeurs de nos coeurs”, un vero vademecum che ogni sacerdote potrebbe tenere con sé, leggerlo e meditarlo per scoprire sempre meglio la propria identità; un’opera sgorgata dal cuore del vicario emerito del Buon Pastore preoccupato di difendere i suoi eletti da aggressività tempestose. Sarebbe auspicabile che ogni formatore di seminaristi e sacerdoti attingesse dalle ricchezze di questa opera, che non parla certo di “riforme”, bensì di conversione dei cuori secondo il Cuore di Cristo.

Concludo evocando ancora il momento vissuto in Piazza San Pietro, inondata da una folla multiculturale, multilingue, multireligiosa; una folla di figli e di figlie appartenenti alla Santa Chiesa provenienti da tutte le contrade dell’ecumene per onorare il grande maestro e padre nella fede, Benedetto. Abbiamo avuto l’eccezionale possibilità di essere presenti, di vivere un grande evento pentecostale in cui le diversità di tutti si sono fuse nell’unità di un cuore e un’anima sola, sostenuta e sottolineata dal dolce canto gregoriano nella lingua della Chiesa.

12 gennaio 2023

Don Angelo Pavan

Parroco di San Vincenzo in Oderzo (TV)