Regno Unito, "caccia" prenatale ai bimbi disabili
Nel 2017 sono stati praticati ben 3.314 aborti per evitare figli disabili, un incremento di quasi il 50% in appena sei anni. Colpiti soprattutto i bambini down, grazie alla disponibilità di un test sul Dna. È il ritorno in grande dell'eugenetica. In continuo aumento anche gli aborti, quasi 200mila nel 2017, una smentita per chi ritiene che una diffusa contraccezione eviti gli aborti.
Tante campagne di sensibilizzazione, tanta commozione, tante belle parole, ma poi la realtà è che la vita delle persone disabili non è mai semplice. Sempre che arrivino a nascere, s’intende. Un dettaglio che non è un dettaglio se si guarda al Regno Unito e alla luce della diffusione, nei giorni scorsi, delle statistiche aggiornate a cura del Dipartimento della Sanità. Sono numeri che descrivono un quadro semplicemente tragico sotto diversi punti di vista. Il primo è quello del numero degli aborti, risultato peggiore rispetto alle più funeree aspettative.
Infatti, quando a giugno i dati parziali relativi all’anno 2017 erano stati resi noti, si parlava già di 194.668 aborti. Tantissimi, il dato più alto dal 2011, perciò qualcosa di già allarmante. Eppure, il conteggio finale è risultato ancora più grave, con 197.533 aborti. La cifra più alta dal 2008. Il che non può non costituire una lezione, anzi un monito per tutti i sostenitori della contraccezione quale miracoloso rimedio alle gravidanze indesiderate, dal momento che il Regno Unito è un Paese che può vantare una copertura contraccettiva di tutto rispetto. Ma i risultati sono quelli che abbiamo visto.
Tuttavia questo è niente, rispetto al secondo aspetto emerso dalle statistiche, quello relativo all’eliminazione dei bambini disabili, fenomeno che registra crescita ammutolente. Infatti le soppressioni prenatali motivate dal «rischio che il bambino nasca gravemente handicappato» nel 2017 sono risultate 3.314. Ben più degli aborti conteggiati nelle stime parziali e, soprattutto, di quelli rilevati nel 2016, che furono 3.208. Il confronto diventa ancora più spaventoso, poi, se si pensa che nel 2011, appena sei anni prima, i bimbi abortiti perché imperfetti erano stati 2.307: sempre troppi ovviamente, ma più di 1.000 in meno. Quella in corso è insomma una vera e propria ecatombe prenatale.
Quali ne sono le cause? Cosa c’è dietro questi aborti selettivi che crescono a centinaia anno dopo anno? Secondo i responsabili della campagna Do not Screen Us Out, gli aborti di massa ai danni dei disabili e dei Down non ancora nati, si spiegano con la diffusa disponibilità del test cfDNA, che sfrutta l’analisi del Dna libero fetale circolante nel sangue materno per valutare la presenza di aneuploidie fetali comuni in gravidanza, quali quelle relative al cromosoma 21, quello della sindrome di Down, al cromosoma 18, della sindrome di Edwards, al cromosoma 13, della sindrome di Patau, ed ai cromosomi sessuali X e Y, quali per esempio la sindrome di Turner o monosomia del cromosoma X.
Una spiegazione tecnicamente plausibile, ma è evidente che le radici del fenomeno sono culturali e affondano nella mentalità eugenetica di cui Regno Unito è la patria, se si pensa che è unanime il riconoscimento della paternità stessa dell’eugenetica nell’opera e nel pensiero del britannico Francis Galton (1822–1911). Il che spiega pure come mai è nella civile Inghilterra che, alcuni anni fa, dal prestigioso Royal College of Obstetricians and Gynaecology partì un appello che, riletto oggi, oltre che inquietante suona profetico: «Let us kill disabled babies», lasciateci uccidere i bambini disabili.
Per non parlare dei casi, ancora tristemente impressi nella memoria del popolo pro life mondiale, di Alfie Evans, Isaiah Haastrup e Charlie Gard. Tutti bambini inglesi e tutti, allo stesso modo, vittime del clima eugenetico che soffia impetuoso tra i sudditi di sua Maestà. Da questo punto di vista, gli ultimi dati del Dipartimento della Sanità non fanno che confermare un trend mortifero già ampiamente consolidato. Ma del quale, se non altro visti i numeri raggelanti che oramai si sono raggiunti, sarebbe il caso d’iniziare a parlare. Ci sono oltre 3.300 ottime ragioni per farlo.