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DA PIOLTELLO AL POLITECNICO

Ramadan: l'islam impone le sue regole, col pretesto del pluralismo

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Già che si chiude la scuola di Pioltello l'ultimo giorno di Ramadan, si chiede lo stesso al Politecnico di Milano. Diversità e indifferentismo religioso, promossi dalla sinistra, portano l'islam a imporsi.

Libertà religiosa 09_04_2024
Politecnico di Milano durante una manifestazione per la Palestina (La Presse)

All’indomani del fatto di Pioltello avevamo previsto che, dato questo precedente, le richieste di sospensione delle lezioni per il Ramadan sarebbero aumentate da parte delle comunità musulmane. Come si ricorderà, il consiglio dell’istituto comprensivo di Pioltello aveva deciso di sospendere le lezioni in occasione della chiusura del Ramadan, data la numerosa presenza di alunni di fede musulmana nelle classi. Si ricorderà anche che anche l’Università di Siena aveva deciso di sospendere le lezioni il 10 aprile, la data appunto della fine del Ramadan. Ora tocca al Politecnico di Milano, dove gli studenti musulmani chiedono la stessa cosa mentre è giustificato prevedere che potrebbero esserci simili richieste anche in altri atenei italiani.

Il direttivo dell’associazione studenti musulmani del Politecnico di Milano (ASM Polimi) ha così motivato la richiesta: «Avere un giorno di vacanza ci permette di celebrare le nostre festività in modo adeguato, perché in ogni caso non andiamo a lezione e le classi rimangono vuote dato che ormai la componente musulmana è veramente grande anche negli atenei, promuovere la sospensione delle lezioni in queste occasioni non solo favorisce la coesione sociale, ma anche il rispetto reciproco e la comprensione interculturale, pilastri fondamentali di una società democratica e pluralista».

Questi studenti, quindi, si appellano ai cosiddetti “nostri” valori come la democrazia, il pluralismo e la laicità, che però non trovano alcuno spazio dentro la civiltà musulmana. Studiosi grandi conoscitori dell’islam, coma Marie-Thérèse Urvoy o Remi Brague, hanno spiegato in modo molto esauriente che questi concetti sono estranei all’islam per il quale non può esserci distinzione tra comunità politica e comunità musulmana (Umma), le disposizioni del Corano o i detti e i fatti di Maometto vanno intesi e interpretati alla lettera, senza la mediazione di una ragione naturale o di una coscienza civica, tra la legge coranica e la legge civile non c’è distinzione, gli uomini non sono tutti sullo stesso piano essendoci differenze qualitative tra musulmani e non musulmani o tra uomini e donne. Il tema della comprensione interculturale è estraneo all’islam, perché in quella civiltà religione e cultura indicano la stessa realtà, non essendoci distinzione tra ragione e fede. Se questi studenti si rifanno a questi principi a loro estranei è perché esercitano una simulazione lecita [taqiyyd] per i musulmani che vivono in contesti non ancora conquistati e quindi ostili, ma si tratta di principi che essi cancelleranno quando dovessero diventare maggioranza: «L’islam rispetta il potere stabilito, a condizione che il principe sia musulmano» (M-T. Urvoy, Islamologie et monde islamique, Cerf, Paris 2016, p. 54).    

Queste richieste dei gruppi musulmani sono appoggiate dalla cultura e dalla politica di sinistra. Anche le bandiere rosse della FLC-CGIL erano presenti al presidio davanti all’Istituto comprensivo di Pioltello, e la segretaria generale di questo sindacato, Jessica Merli, si è appellata all’autonomia degli organi collegiali della scuola per giustificare la decisione circa il Ramadan. Mai la CGIL ha detto una parola sull’autonomia degli organi collegiali quando si trattava di applicare la normativa della riduzione delle festività religiose cristiane, da San Giuseppe a San Francesco.

C’è da chiedersi come mai la politica di sinistra voti musulmano. I motivi sono due, e sono reciproci. Dare spazio alle “altre” religioni, qualsiasi esse siano e in particolar modo a quella islamica che esprime più di altre una propria identità forte, serve a mettere in difficoltà la presenza pubblica della religione cattolica. Più spazio all’islam significa meno spazio al cattolicesimo. Per la sinistra il pluralismo religioso è la via verso il relativismo religioso, ossia verso l’ateismo politico. Però c’è anche il versante da parte musulmana dato che per collaborare bisogna essere in due. Non solo in Italia ma in tutta Europa c’è una intesa di fondo tra neocomunisti e musulmani perché nell’avanzare dei nuovi diritti spinti soprattutto dalle ideologie di sinistra, gli islamici vedono la possibilità di un riconoscimento della loro famiglia patriarcale e poligamica e di tante altre loro convinzioni contrarie alla legge naturale: tutta la sinistra si è mobilitata contro un inesistente patriarcato cattolico, ma non contro quello musulmano.

Su questi temi la Chiesa Cattolica è condizionata da una visione molto discutibile di laicità. Parlando ad un Convegno in Vaticano, il 4 aprile scorso, Francesco ha detto che «Per quanto riguarda il rispetto della diversità, elemento essenziale della democrazia, che deve essere costantemente promosso, il fatto che lo Stato sia "laico" contribuisce molto a creare armonia. Si tratta ovviamente di una sana laicità, che non mescola religione e politica, ma anzi le distingue per il bene di entrambe, e che allo stesso tempo riconosce il ruolo essenziale delle religioni nella società, al servizio del bene comune». Se il fine è il rispetto delle diversità, allora lasciamo che la diversità ci conquisti senza rispetto. La prima a farlo sarà la diversità islamica, ma forse ancora di più la diversità dell’indifferenza. Anche la blasfema pubblicità di Amica Chips rientra nelle diversità da rispettare.



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