Quali e quante armi l'Italia ha fornito all'Ucraina
Benché il contenuto del decreto sia segreto, indiscrezioni giornalistiche permettono di ricostruire quali e quante armi l'Italia sta inviando all'Ucraina. Si tratta di armi che avanzavano nei nostri magazzini, o perché eccedenti, o perché tecnologicamente superate. In ogni caso, utili per combattere tank ed elicotteri. Se finissero in cattive mani?
- BARTOLOMEO IN POLONIA di W. Redzioch
Il decreto con cui il governo ha varato la fornitura di armi all’Ucraina è rimasto segreto anche se indiscrezioni giornalistiche hanno cercato di fare luce sulla tipologia di armi fornite a Kiev.
Il 2 marzo il Corriere della Sera aveva riferito per primo della presenza di missili antiaerei spalleggiabili Stinger uniti a armi anticarro, mortai da 120 mm, lanciatori Stinger, mitragliatrici M2 Browning e MG con relative munizioni oltre a equipaggiamento non letale quali razioni K, radio, elmetti e giubbotti antiproiettile. Il 18 marzo Il Fatto Quotidiano ha fornito maggiori dettagli confermando gli Stinger, le mitragliatrici, i mortai da 120 mm e l’equipaggiamento non letale ma aggiungendo dettagli circa le armi anticarro che sarebbero lanciarazzi M-72 Law e missili Milan, sostituiti dai più moderni Spike israeliani nei ranghi del nostro esercito.
I lanciatori Stinger sono armi portatili, efficaci contro aerei ed elicotteri a bassa quota già forniti agli ucraini in ampie quantità dai nostri alleati della NATO. Il 7 marzo il Pentagono valutava che Kiev avesse già ricevuto 17mila armi anticarro e 2mila Stinger, numeri certo accresciuti nelle successive tre settimane anche se i russi potrebbero aver distrutto una parte delle armi inviate colpendo con i missili diverse basi ucraine nell’ovest del paese. Il solo Regno Unito ha ammesso di aver fornito alle forze armate ucraine oltre 4mila sistemi missilistici anticarro per aiutare "la loro resistenza contro l'aggressione russa" come ha reso noto il ministero della Difesa su Twitter, secondo cui i mezzi inviati all'Ucraina sono armamenti leggeri anti carro di nuova generazione (NLAW).
Secondo il comandante del reggimento di difesa aerea britannico, colonnello Graham Taylor, i piloti russi ci penseranno due volte a salire sui loro aerei militari dopo che i suoi uomini avranno addestrato gli ucraini a utilizzare i missili antiaerei Starstreak, i più veloci della loro categoria (raggiungono i 4mila chilometri orari) e impiegabili anche contro mezzi terrestri. Il colonnello ha dichiarato al Times che truppe britanniche sono state dispiegate in una località segreta in Europa orientale per addestrare i combattenti ucraini all’impiego del sistema missilistico portatile fornito da Londra a Kiev.
Tornando alle armi italiane, le mitragliatrici MG-42 e M2 Browning sono datate ma molto efficaci e in servizio in tutto il mondo, il cui munizionamento dovrà però essere fornito in grandi quantità dai paesi NATO tenuto conto che in Ucraina è diffuso e viene prodotto il munizionamento di tipo russo/sovietico. I lanciarazzi M-72 Law come le altre armi fornite dall’Italia sono “surplus”, presenti in ingenti quantità nei depositi militari perché in eccesso rispetto alle esigenze (le Forze Armate italiane hanno subito sensibili riduzioni di organico negli ultimi anni) o perché radiati dai reparti. Tali forniture non avranno quindi costi particolari se non quelli del loro trasferimento in Polonia in vista della cessione alle forze ucraine, probabilmente non solo ai militari e ai membri della Guardia Nazionale ma anche ai molti civili che vengono armati o inquadrati in unità territoriali.
Una troupe della RAI ha visitato a Kiev un reparto del Battaglione Azov (il reparto di ispirazione nazista inquadrato nella Guardia Nazionale e macchiatosi di crimini di guerra nel Donbass) dove sono state mostrate mitragliatrici e lanciarazzi anticarro italiani. Parte delle armi fornite dai paesi della NATO e arrivate ai reparti combattimenti ucraini (inclusi antiaerei Stinger, anticarro NLAW britannici e Javelin statunitensi) sono state catturate in un numero imprecisato dalle truppe russe come dimostrano foto e video diffusi da Mosca, che per decisione del presidente Vladimir Putin ha disposto che vengano cedute con tutto il materiale catturato alle milizie del Donbass, cioè ai reparti combattenti delle Repubbliche di Donetsk e Luhansk.
Il rischio maggiore, che pare venga con disinvoltura ignorato o comunque taciuto in Italia e in Europa, è che un tale flusso di armi possa finire fuori controllo al mercato nero. Del resto si tratta di armi facilmente occultabili e trasportabili consegnate a una nazione in guerra, potenzialmente vicina al collasso, che arma i civili e che ha un elevato tasso di corruzione e una malavita organizzata ben ramificata in Caucaso e Medio Oriente. Un contesto che può favorire e il traffico di queste armi anticarro e antiaeree (di grande valore al mercato nero e dalle potenzialità terroristiche devastanti se usate contro il traffico aereo civile e nelle città) a milizie e gruppi jihadisti, come accadde in Siria con le armi che gli Usa fornirono negli anni scorsi alle milizie addestrate in Turchia affinché combattessero lo Stato Islamico e poi confluite nei reparti dello stesso Isis o di al-Qaeda.