Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
NUCLEARE

Provocazioni coreane. Perché stavolta devono preoccuparci

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Un altro incidente fra le due Coree. Il Nord ha sparato centinaia di colpi d'artiglieria su due isole del Sud. Ma non è il "solito incidente", ora lo scenario è molto più preoccupante.

Esteri 06_01_2024
Kim Jong-un tiene il discorso di fine anno (La Presse)

La Corea del Nord ha sparato quasi duecento proiettili d’artiglieria contro due isole situate al confine con le acque della Corea del Sud, Yeonpyeong e Baengnyeong. Nessuno è stato ferito e ucciso, gli abitanti sudcoreani delle due piccole isole sono stati nei rifugi finché non si sono concluse le manovre nordcoreane, a cui hanno risposto contro-manovre dell’artiglieria sudcoreana. Insomma un altro incidente militare, come tanti altri, quattro rilevati solo negli ultimi tre anni. Ma questa volta è diverso. Lo scenario coreano e internazionale è molto peggiorato.

Prima di tutto è cambiata la condizione della Corea del Nord. Da quando è scoppiata la pandemia di Covid, il regno eremita ha ulteriormente blindato le sue frontiere, provocando una grave crisi alimentare interna. Osservatori sudcoreani parlano direttamente di una “seconda carestia”, dopo quella, terribile, degli anni Novanta. Questa situazione mette il regime con le spalle al muro: deve sopravvivere politicamente e non ha nulla da perdere.

Con l’invasione russa dell’Ucraina, la Corea del Nord ha subito colto l’occasione di schierarsi apertamente con Mosca, contro l’Occidente, fin dai primi mesi del 2022. E al tempo stesso ha consolidato i suoi rapporti con Pechino. L’unica uscita oltre-confine di Kim Jong-un dall’inizio della pandemia è stata la sua visita di Stato in Russia, per incontrare Putin, lo scorso settembre. E a fine anno, l’unico scambio di auguri ufficiale è avvenuto con Xi Jinping, il presidente cinese. Kim ritiene dunque di avere le spalle coperte dalle due potenze, in un periodo in cui sono più ostili che mai all’Occidente. Al tempo stesso, l’elezione di Yoon Suk-yeol, conservatore e anticomunista, alla presidenza della Corea del Sud, ha contribuito all’ulteriore raffreddamento dei rapporti fra le due Coree.

Nel marzo del 2023, con un discorso ai vertici militari, il leader comunista nordcoreano ha sollecitato la produzione di più materiale fissile per la costruzione di nuove armi nucleari. Non si trattava solo di retorica: in dicembre, l’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu) ha rilevato un nuovo reattore, probabilmente già operativo nel sito di Yongbyon, per la produzione di plutonio, per le armi nucleari. Dunque la Corea del Nord starebbe costruendo nuove testate, da aggiungere al suo arsenale che ne include, secondo stime attendibili, una trentina.

Al tempo stesso, la Corea del Nord ha intrapreso anche un programma di riarmo convenzionale. Kim Jong-un stesso, nell’agosto scorso, ha sollecitato la produzione di più lanciatori mobili e proiettili d’artiglieria. In parte questi vengono esportati alla Russia, per sostenere il suo sforzo bellico in Ucraina, secondo quanto denunciato dalla Corea del Sud. Ma la maggior parte resta in patria, per rendere i nordcoreani: «pienamente preparati a far fronte a qualsiasi guerra in qualsiasi momento». come ha dichiarato lo stesso Kim Jong-un.

Il discorso di fine anno del dittatore nordcoreano è particolarmente preoccupante. Non solo ribadisce la necessità di essere pronti a un conflitto, ma per la prima volta da decenni, definisce la Corea del Sud apertamente come un nemico da conquistare e non come una parte con cui riconciliarsi: «Dobbiamo rispondere rapidamente a una possibile crisi nucleare e mobilitare tutti i nostri mezzi, compresa la forza nucleare, nel tentativo di accelerare i preparativi per il grande evento di porre l'intero territorio della Corea del Sud sotto il nostro controllo».

Il tutto avviene quando la Corea non è affatto al centro dell’attenzione occidentale. La priorità dell’amministrazione Biden, come dimostra la visita del suo Segretario di Stato in Israele, è in Medio Oriente. La guerra in Ucraina prosegue e sta assorbendo buona parte delle riserve militari convenzionali (fra quelle disponibili per l’esportazione, almeno). Kim Jong-un questo lo sa e potrebbe sfruttare il momento.