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porti aperti

Protezione speciale: la sinistra pro migranti purché irregolari

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Meloni intende eliminare la concessione introdotta nel 2018 da Salvini e allora criticata dai fautori dell'immigrazione selvaggia: gli stessi che oggi ne temono l'abolizione perché miravano a trasformarla da misura d'eccezione a via libera incontrollato.

Politica 19_04_2023

Il 16 aprile il  primo ministro Giorgia Meloni, mentre era in visita in Etiopia, ha annunciato la decisione del suo governo di abolire la protezione speciale attualmente concessa, a determinate condizioni, agli immigrati irregolari.

Quando era stata istituita nell’ottobre del 2018, inserita nel decreto sicurezza e immigrazione  dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini, i partiti, le associazioni e le cooperative dei “porti aperti”, difensori del diritto a emigrare illegalmente, erano insorti. Sostituiva il permesso di soggiorno per motivi umanitari, fino ad allora largamente concesso agli emigranti illegali che chiedevano asilo, ma non ottenevano né lo status di rifugiato né protezione sussidiaria – le due forme previste di protezione internazionale in Europa – perché era stato accertato che non erano in fuga da guerre, persecuzione, situazioni estreme di violenza, anche se è questo che avevano dichiarato per non essere respinti, e non correvano il rischio di subire violenze e danni gravi se rimpatriati. Nel 2015, ad esempio, il 5% dei richiedenti asilo ha ottenuto lo status di rifugiato, ma il 22% ha potuto restare in Italia grazie a un permesso per motivi umanitari; nel 2017 lo status di rifugiato è stato riconosciuto all’8% dei richiedenti, il permesso per motivi umanitari al 25%. Tra le motivazioni per giustificare l’ingresso illegale: minacce di morte da parte di parenti cattivi, creditori insistenti, questioni di interessi e di eredità tra famigliari, la maledizione di uno stregone…

La protezione speciale invece doveva essere una concessione del tutto eccezionale, appunto speciale: da adottare principalmente per consentire l’accesso a cure mediche agli stranieri arrivati in condizioni di salute critiche, tali da non poter eseguire un provvedimento di espulsione senza il rischio di gravi conseguenze; e inoltre per contingenze di eccezionale gravità e per atti di particolare valore civile. Così è stato ed è per questo che la sua adozione aveva suscitato aspre critiche negli ambienti pro immigrazione illegale. Nel 2019 è stata concessa a 616 emigranti illegali, pari all’1% delle richieste esaminate; nel 2020 l’hanno ottenuta 737 persone, pari al 2% delle richieste esaminate.

Adesso invece quegli stessi soggetti pro immigrazione illegale insorgono contro la sua abolizione. Il motivo è che in seguito la protezione speciale da concessione eccezionale è diventata, come il precedente provvedimento per motivi umanitari, la forma più frequente autorizzazione a risiedere in Italia, accordata ogni anno a migliaia di persone che non hanno i requisiti per ottenere protezione internazionale. È successo che a fine ottobre 2020 il ministro dell’interno Luciana Lamorgese, subentrata nel settembre del 2019 al ministro Salvini, ha modificato il decreto Sicurezza ampliando le possibilità di divieto di espulsione, aumentando i requisiti per ottenere protezione speciale e rendendoli meno vincolanti. Nel 2021 il numero dei titolari di protezione speciale è salito così a 7.092, pari al 14% delle richieste esaminate.

La decisione di abolire la protezione speciale annunciata dal primo ministro Giorgia Meloni mentre era in visita in Etiopia vede concordi Fratelli d’Italia e Lega. «Aboliremo norme permissive che abbiamo ereditato dai governi precedenti – ha dichiarato il senatore FdI Lucio Malan – è un passepartout per qualsiasi immigrato irregolare». «La protezione speciale crea condizioni attrattive per l’immigrazione e la azzereremo», conferma Nicola Molteni della Lega, sottosegretario all’Interno, perché è diventata una specie di «sanatoria».

Le prime reazioni avverse denotano malafede e però anche sostanziale ignoranza dei fatti. Il segretario del Pd, Elly Schlein, nell’annunciare battaglia evoca persino una inesistente sentenza di condanna della Corte costituzionale contro il Decreto sicurezza del ministro Salvini. Riccardo Magi, segretario di +Europa, confonde Cas, hotspot e centri per il rimpatrio, ma inspiegabilmente afferma che il sistema di accoglienza degli immigrati illegali sarà smantellato se la protezione speciale sarà cancellata.

Alessandra Sciurba, docente presso il dipartimento di giurisprudenza di Palermo, intervistata dal portale della sostenibilità sociale, economica e ambientale Vita, difende gli emigranti illegali perché «fuggono dalla loro terra per cercare di sopravvivere soprattutto alle guerre», quando invece solo una piccolissima percentuale di richiedenti asilo fugge da una guerra e a loro ovviamente viene concesso asilo secondo quanto prevedono la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e il diritto internazionale. Conclude attribuendo addirittura l’introduzione dell’istituto della protezione speciale non al ministro Salvini nel 2018, ma al ministro Lamorgese nel 2020.

Riccardo Magi ha anche detto che con l’abolizione della protezione speciale aumenteranno di nuovo a migliaia gli immigrati irregolari. La stessa critica – produce un maggior numero di immigrati irregolari – era stata avanzata quando la protezione speciale è stata istituita, in sostituzione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, e che ricorre ogni volta che si tenta una stretta sull’immigrazione illegale. Ovviamente è infondata. Più rigore nel giudicare le richieste di asilo ha come effetto di individuare un maggior numero di irregolari, non di aumentarli.