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IL CASO

Pro-vita etichettati come "terroristi", lapsus freudiano dell'esercito Usa

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L’esercito degli Stati Uniti ha rimediato una figuraccia. Ma non è una gaffe qualsiasi. Per sette anni, nel corso teorico di addestramento, le Ong pro-vita sono state indicate come organizzazioni estremiste.

Famiglia 02_10_2024
Le Ong pro-vita etichettate come terroriste nel corso per l'Esercito Usa

L’esercito degli Stati Uniti ha rimediato una figuraccia. Ma non è una gaffe qualsiasi. Per sette anni, nel corso teorico di addestramento contro i gruppi estremisti, tenuto a Fort Liberty (North Carolina), fra le potenziali minacce venivano indicate anche delle Ong pro-life che, nella loro storia, non hanno mai torto un capello a nessuno. L’esercito si scusa, in un’audizione al Congresso, ma non vuole rivelare chi sia il colpevole, come sia stato possibile un errore così prolungato, né quali provvedimenti disciplinari intenda prendere. Un atteggiamento molto omertoso che non fa che destare ulteriori sospetti, in un momento in cui i pro-life sono additati, un po’ in tutto l’Occidente, come gruppi “violenti” potenzialmente fuorilegge.

Lo scandalo risale al 2017, ma è scoppiato solo nel luglio scorso, quando sono trapelate su Internet le foto di una classe del corso teorico di addestramento contro i gruppi estremisti. I militari sono intenti a seguire una lezione su come identificare i gruppi più pericolosi, quali siano i loro metodi di sovversione e come combatterli. Uno si aspetterebbe di vedere sigle come l’Isis o (per restare al terrorismo interno) il Ku Klux Klan. Invece, sulle diapositive della lezione si vedono chiaramente i simboli delle Ong pro-vita. E non sono immagini prese a caso, perché in quella slide si leggono effettivamente tutte le nozioni possibili sul modus operandi delle “pericolosissime” associazioni che si oppongono all’aborto negli Usa, come National Right to Life e Operation Rescue.

Le foto hanno sollevato un polverone soprattutto nel mondo conservatore e su iniziativa del deputato repubblicano Jim Banks, il 13 luglio scorso, la Sotto-commissione per il personale militare (da lui presieduta) e la Commissione sul servizio militare, hanno chiesto un’audizione a Christine Wormuth, segretaria dell’Esercito circa il corso di addestramento.

«Scriviamo oggi per esprimere la nostra indignazione per un corso di addestramento della Direzione dei Servizi di Emergenza (DES) tenutosi a Fort Liberty che ha caratterizzato le organizzazioni pro-vita come “gruppi terroristici” – scrivevano i deputati repubblicani Jim Banks e Mike Rogers, presidenti delle due Commissioni – Il corso di addestramento ha etichettato diversi gruppi pro-vita di spicco e ben rispettati come estremisti violenti. Il corso ha anche indicato che i membri di queste organizzazioni sono una minaccia per la sicurezza delle installazioni militari e ha designato i simboli dei gruppi pro-vita, comprese le targhe automobilistiche pro-vita rilasciate dallo Stato, come indicatori di terrorismo. Questo è davvero scioccante per un’organizzazione che insiste nel trattare tutti con “dignità e rispetto”».

Il 19 settembre si è tenuta l’audizione in Congresso, come richiesto. E gli esponenti dell’Esercito si sono presentati con la cenere sul capo, ma poca voglia di parlare. Un’inchiesta era stata avviata subito dopo l’interrogazione della Camera ed era stata rilevata la slide incriminata. Non solo i gruppi pro-life, ma anche altre associazioni non profit perfettamente legali, come gli animalisti della Peta, erano indicati come gruppi terroristi. La colpa è stata attribuita a un “dipendente di Fort Liberty” che ha materialmente compilato le lezioni. Ma non si sa chi sia, né se sia un civile o un militare. Agnes Schaefer, vice-segretaria dell’Esercito, ha semplicemente riferito alla Camera: «L’Esercito sta conducendo una revisione completa per assicurarsi che questi materiali didattici non vengano diffusi altrove». Mentre il generale Patrick Matlock, che supervisiona l’addestramento, ritiene che non sia perdonabile un errore protratto per così tanto tempo, ma ha rifiutato di rispondere ai deputati che gli chiedevano quali provvedimenti disciplinari siano stati presi nei confronti dei colpevoli.

Proprio questo atteggiamento omertoso dell’esercito lascia molti deputati perplessi, anche perché non si è trattato di un errore commesso in un giorno e corretto subito dopo, ma di lezioni che si sono tenute dal 2017 al 2024, sempre con lo stesso materiale didattico, istruendo circa 9mila soldati. Quindi, classi dopo classi di militari americani hanno imparato come identificare la minaccia dei pro-vita e come neutralizzarla.

Amare le conclusioni del deputato Jim Banks, che ha fatto scoppiare il bubbone per primo: «Questo inquietante addestramento ha confermato i miei timori sulla recente pubblicazione della Direttiva 2024-07 dell'Esercito (Gestione delle attività di protesta, estremismo e bande criminali). Questa nuova direttiva definirebbe come estremismo anche la mera espressione di sostegno, da parte dei militari in servizio, a coloro che hanno rifiutato il vaccino Covid... In altre parole, l'Esercito sta usando una politica troppo arbitraria per sorvegliare quel che dicono i militari in servizio di idee conservatrici, mettere a tacere il dissenso e spingere i militari conservatori a nascondere la propria identità per paura di ritorsioni da parte dei loro comandi».

Non si tratta, per altro di un problema che riguarda solo le forze armate. Anche l’Fbi, la polizia federale, infiltrava agenti nelle organizzazioni cattoliche, pro-vita e conservatrici in generale, per prevenire potenziali minacce (ne abbiamo parlato qui). Anche in quel caso, l’agenzia si è discolpata affermando che le azioni dei suoi agenti contro i cattolici sono in violazione dei suoi standard, ma non si sa ancora chi abbia dato l’ordine. Di fatto, la polizia federale considera i pro-vita come terroristi e agisce di conseguenza. Né è un problema che riguarda solo gli Usa, come abbiamo visto in Francia, dove la polizia si addestra su simulazioni di attentati da parte di “estremisti cattolici”. E dove i partecipanti alle pacifiche Manif pour Tous sono stati arrestati come se fossero black block violenti (e trattati anche peggio). L’Italia non è esente da questo pericolo, stando almeno alle dichiarazioni del sindaco di Modena che ha definito “violente” le associazioni pro-vita (ne abbiamo parlato qui).

Contro le associazioni che si oppongono all’aborto, insomma, “stanno creando un clima infame”.