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«Pro life violenti». Il totalitarismo del sindaco accende la miccia

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Il sindaco di Modena ha definito «violenti» i pro life che stanno pregando davanti al Policlinico nell'unica tappa italiana di 40 days for life. Parole pericolose, che possono accendere una miccia da un momento all'altro e che svelano la posta in gioco nella battaglia sull'aborto: la libertà di espressione. 

Vita e bioetica 01_10_2024

Non bisogna sottovalutare la reazione che il sindaco di Modena ha avuto di fronte all’inizio dei 40 giorni per la vita, che sono iniziati in questi giorni – fino al 3 novembre – davanti al Policlinico. Non bisogna sottovalutare e soprattutto bisogna cogliere che le parole del primo cittadino Massimo Mezzetti rappresentano una pericolosa deriva autoritaria nei confronti del movimento pro-life che negli Stati Uniti in buona parte del mondo occidentale prega davanti alle cliniche dove si praticano gli aborti. È la spia, infatti, che anche in Italia, l’atteggiamento delle istituzioni si sta irrigidendo di fronte alla causa pro life, accusandola di essere intimidatoria e violenta. Con conseguenze che possono essere imprevedibili e nefaste.

Che cosa ha detto il sindaco?

«Come sindaco – ha scritto - non può lasciarmi indifferente che ci si raduni per condizionare, con subdola violenza, l'esercizio di un diritto stabilito da una legge dello Stato che a sua volta fu una conquista nata da una grande mobilitazione dal basso in tutto il paese, soprattutto delle donne e del movimento femminista». Si tratta di parole pericolose e – queste sì – violente, perché l’attività dei militanti dell’organizzazione che in Italia si è svolta senza intoppi anche lo scorso anno sempre a Modena, non fanno altro che pregare per la causa della vita, cercando di offrire quel conforto e quegli aiuti, alle donne che liberamente si avvicinassero a loro.

Ma Mezzetti (in foto), evidentemente, ha deciso di fare un passo in più rispetto al suo predecessore Gian Carlo Muzzarelli, che ha governato la città Ducale fino al giugno scorso e che, pur non condividendola, non aveva espresso giudizi così totalitari verso 40 days for life limitandosi a garantire la libertà di espressione per tutti.

Mezzetti ha mostrato di essere subito dalla parte delle “streghe” (la definizione deriva da un vecchio slogan anni ’70 delle femministe pro-aborto). Infatti, nelle stesse ore in cui il Comune negava una piazza per i pro-life, che volevano inaugurare l’iniziativa dei 40 giorni, perché «tutte le piazze sono occupate» - questa la motivazione -, la Rete pro Choice di Modena otteneva subito per l’indomani mattina una piazza, quella di Sant’Agostino, per contro manifestare contro i pro Life.

Due pesi e due misure, giustificati dal fatto che Mezzetti ha mostrato subito da che parte stare: «Io rispetto le idee di tutti, ma quando una parte di queste vuole prevaricare e limitare le altre bisogna prendere posizione. Io sono fermamente convinto che la libertà di scelta vada garantita in ogni sede, a maggior ragione negli ospedali dove l'interruzione volontaria di gravidanza viene praticata e le donne, in un momento così intimo e delicato, hanno bisogno di rimanere tranquille. Incontrerò presto la rete Pro-Choice - ha annunciato - che mi ha posto questa e altre questioni».

In realtà le parole del sindaco di Modena sono quanto di più illiberale e totalitario possa esistere perché accusare di violenza chi manifesta il proprio pensiero senza aggredire, pregando, giustifica il fatto che questa violenza debba essere fermata o arginata con ogni mezzo. È una deriva che vediamo si sta riproponendo ogni qual volta la causa pro-life diventa convincente e cresce di numero occupando spazi e consenso. Si trasformano i sostenitori della vita in violenti o para terroristi e il gioco è fatto. In Inghilterra e negli Stati Uniti questo processo è attivo ormai da tempo.

Ma il frutto non cade lontano dall'albero: Mezzetti, infatti, è radicalmente comunista nelle origini, nel 1983 era già dirigente della Fgci e tutta la sua carriera l’ha fatta all’ombra dei partiti della galassia della sinistra estrema, salvo qualche parentesi nel Partito Democratico.

A denunciare il pesante clima di intimidazione, è invece Maria Sole Martucci, portavoce della costola modenese della più vasta organizzazione nata nel 2004: «Rispetto allo scorso anno c’è sicuramente un peggioramento delle condizioni nelle quali ci troviamo a pregare – spiega la donna alla Bussola -, il clima di paura che non consente una vera e propria libertà di scelta è aumentato. Ma noi non facciamo altro che seguire quelle che sono le stesse direttive del Governo. Basti pensare che la Digos ci ha chiesto di non stare davanti al Policlinico, ma, sia chiaro, noi non ce ne andremo mai da qui, perché cadrebbe il senso della nostra iniziativa». Sicuramente il pesante scritto del sindaco, imbeccato a intervenire dagli stessi Pro choice, ha scaldato gli animi. Insomma, la tensione a Modena si sta scaldando e il rischio che la situazione possa degenerare fino al 3 novembre è alto, soprattutto dopo l’accusa del sindaco sulla violenza.

«Quel che è certo – prosegue Martucci – è che qui non si tratta neanche più di favorevoli o contrari all’aborto, ma di una pesante limitazione delle libertà di espressone che viene compromessa».

In effetti, se si pensa che Modena è la prima piazza in Italia dove si svolge 40 days for life (basta guardare la mappa per rendersi conto del fenomeno) e che questo è il secondo anno, le premesse non sono tra le migliori.

Sabato mattina, tra i cartelli che animavano la manifestazione delle “streghe” ce n’era anche uno che tirava in ballo un esponente politico locale: “Fuori gli antiabortisti dai consigli comunali”. Il riferimento era senza ombra di dubbio ad Andrea Mazzi, attivista pro-life tra i più impegnati sotto la Ghirlandina e organizzatore di diverse iniziative pro vita della Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. Oggi è consigliere comunale eletto nelle file della civica Modena in ascolto.

«Ci sono organizzazioni – spiega alla Bussola - che si stanno dando da fare per bloccare l’iniziativa, il sindaco sta dando loro una sponda istituzionale e questo contrasta con la presentazione che Mezzetti appena eletto ha dato di sé come uomo del dialogo e dell’ascolto. Senza aver capito nemmeno di che cosa si tratti 40 days for life, per sua stessa ammissione, si schiera ideologicamente dalla parte di chi pretenderebbe di non ascoltare e di non dialogare. È chiaro che siamo di fronte ad un tentativo di limitare il diritto di espressione democratico. Un segnale preoccupante perché con dichiarazioni di questo tenore, chiunque può sentirsi legittimato a incendiare gli animi e a far precipitare gli eventi».



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