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conclave

Prevost è Leone XIV, un Papa americano ma non troppo

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Un augurio evangelico, il richiamo alla Madonna di Pompei e la sinodalità nel primo discorso del nuovo Pontefice, descritto come moderatamente progressista. Nato a Chicago, ha ricordato però come "sua" diocesi quella di Chiclayo, in Perù, dove è stato missionario e vescovo.

Ecclesia 08_05_2025
photo by Cecilia Fabiano/LaPresse

Sin dalla mattina c'era la sensazione che potesse essere la giornata giusta. D'altronde gli ultimi due conclavi si sono risolti al secondo giorno, con una votazione in più per Bergoglio rispetto a quanto avvenne otto anni prima per Ratzinger. Prima il cielo scuro e le nuvole minacciose, poi un sole quasi estivo hanno accompagnato la seconda giornata del conclave. Il comignolo sul tetto della Sistina ha riservato un'altra sorpresa nella mattinata. Tutti aspettavano la fumata molto dopo mezzogiorno, specialmente alla luce di quanto accaduto mercoledì sera. Invece la «sfumata» indiscutibilmente nera c'è stata prima delle 12. Niente maggioranza di due terzi nella seconda e nella terza votazione, così come nella serata precedente. La fumata nera delle 11 e 50 non poteva essere interpretata come un segnale di preoccupazione per la candidatura del favorito Pietro Parolin. Troppo presto per considerarla «bruciata».

La prima votazione è in genere quella del voto libero, dato in coscienza «a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto». Nella seconda si comincia, invece, a convergere sul candidato preferito tra quelli emersi con più forza nella votazione precedente. Non è ancora il tempo degli outsider, ma di verificare se il favorito ha abbastanza voti per farcela alla successiva o se esistono delle alternative percorribili.

Borgo Pio, intanto, non è mai sembrato così pieno. Tra piazza Risorgimento e via delle Fornaci non c'è bar che non abbia al tavolino qualche giornalista o teleoperatore. Ne è piena via della Conciliazione, piazza Pio XII, il media center di via dell'Ospedale e la Sala Stampa sotto il porticato. Telecamere, microfoni e ospiti invadono anche le impalcature degli edifici a ridosso della Cupola. Tra gli addetti ai lavori impazzano le dichiarazioni fatte da Pompei dal loquace decano Giovanni Battista Re con l'auspicio di trovare la fumata bianca in serata, al suo ritorno a Roma. Sarà facile profeta.

Alle 18 e 07, quando le cose andavano per le lunghe e si pensava che anche la quarta votazione fossa andata a vuoto, ecco che il comignolo si è colorato di bianco. Nessun dubbio: il nuovo Papa è stato eletto. La piazza si è scatenata in festa, sulla fiducia. Entusiasmo accompagnato dai rintocchi delle campane. Ed è cominciata l'attesa del cardinale protodiacono Dominique Mamberti per il tradizionale «Habemus Papam». Piazza San Pietro torna ad essere anche la piazza dei romani, con residenti e impiegati dei rioni e dei quartieri adiacenti che appresa la notizia dalle televisioni si sono riversati, di corsa, nella bolgia di popolo che già dalla mattina popolava tutto il quadrante.

Tutte le previsioni sembravano andare in una sola direzione, specialmente dopo un'elezione così rapida: Parolin Papa. E invece no, a sorpresa a salutare la piazza è Robert Francis Prevost. Tra la folla e anche in Sala Stampa è scoppiato un boato alla visione del neoeletto con la mozzetta rossa sopra la talare bianca.

Il nuovo Pontefice ha stupito ancora favorevolmente scegliendo come nome pontificale Leone XIV. Non i più quotati Giovanni, Paolo o Francesco. Prevost, il Papa agostiniano missionario in Perù, sceglie il nome usato per l'ultima volta da un Papa nobile originario di Carpineto Romano. Il Pontefice della Rerum Novarum. «La pace sia con tutti voi, fratelli e sorelle carissime», un augurio evangelico come prime parole e non il profano «buonasera».

Leone XIV ha parlato di Cristo risorto, ma anche di pace disarmata e disarmante, ha ricordato che Dio ci ama tutti incondizionatamente, ha menzionato la Madonna di Pompei.
In questa prima benedizione Urbi et Orbi Prevost non ha dimenticato il suo predecessore Francesco, la sua ultima apparizione a Pasqua, il suo cavallo di battaglia della Chiesa sinodale. Però ha parlato anche di «Chiesa unita», ha ringraziato i suoi confratelli cardinali ed ha fissato l'obiettivo di cercare «sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari». «Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui», parole chiare, di fede, che hanno provocato una ventata di sollievo in piazza e tra gli addetti ai lavori ancora storditi dalla mancata elezione di Parolin. Leone XIV ha rivendicato la sua appartenenza all'ordine agostiniano e poi ha parlato in spagnolo per menzionare la «sua» diocesi che non è quella di Chicago in cui è nato, ma Chiclayo nel Perù in cui fu missionario e poi vescovo.

La maggioranza dei cardinali elettori ha scelto alla fine di pescare la «carta» Robert Francis Prevost, l'americano «meno americano» di tutti. Agostiniano, moderatamente progressista, l'ex prefetto del Dicastero per i Vescovi è l'unico statunitense che poteva assurgere al soglio di Pietro. Un profilo meno schierato degli altri connazionali. Le parole sulla Chiesa sinodale hanno rassicurato le «vedove» di Francesco, al tempo stesso il ritorno della mozzetta ha dato un segnale preciso che non si rivedranno gli eccessi del passato pontificato.

Domani il nuovo Papa tornerà nella Cappella Sistina per celebrare la Messa con il sacro collegio, poi domenica sarà la volta del Regina Coeli. Bisognerà aspettare per giudicare il pontificato di Leone XIV, intanto la sua elezione ha provocato un'iniezione di entusiasmo in tutta Roma e tra i cattolici. 



ALLA QUARTA VOTAZIONE

+++ PREVOST È IL NUOVO PAPA: LEONE XIV +++

08_05_2025

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il nuovo papa

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EXTRA OMNES

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