Erdő: fede o non fede, è la questione essenziale
Proprio perché segnato da disillusione e smarrimento il nostro tempo non può aggirare la persona storica di Gesù e la sua risurrezione. Per l'arcivescovo di Esztergom-Budapest, Cristo risorto è il "punto fermo" della storia e dell'umanità.

Pubblichiamo l'omelia del cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, durante la Messa celebrata il 16 settembre 2015 a Gerusalemme, nella basilica del Santo Sepolcro.
1. “Ecco il luogo dove l’avevano posto” – dice l'angelo alle donne che trovano vuoto il sepolcro del Signore all’alba di Pasqua. Siamo commossi di poter celebrare qui la santa Eucaristia, vicino al luogo dove il nostro Signore è stato sepolto, dove ha vinto una volta per sempre il potere della morte.
Viviamo in tempi in cui bisogna badare prima di tutto alla sostanza. Cesellare ulteriormente qualche dettaglio può essere il compito riservato a epoche tranquille, pretenziose, caratterizzate da grande consenso. A noi cristiani europei oggi non viene data questa tranquillità. Anche se siamo inclini a perderci in dettagli di esperienze ed emozioni spirituali, in seguito a decenni difficili ed esperienze disilludenti, grazie a Dio vediamo con chiarezza e sentiamo con forza che ormai la questione è quella essenziale: fede o non fede, cristianesimo o non cristianesimo. La storia ci ha riportati al punto di partenza della nostra fede, la quale non è un’idea filosofica, né un’esperienza naturale della riflessione umana, bensì la persona di Gesù Cristo stesso.
2. La persona di “Gesù Nazareno, il crocifisso”, che non è una figura mitica ma una persona storica. Egli aveva il suo popolo, la sua terra, la sua cultura, la sua lingua materna, il suo ambiente religioso. La sua vita umana si è svolta su questa terra in un periodo determinato della storia, in un tempo caratterizzato dai nomi di cesari, proconsoli, sommi sacerdoti ed altri personaggi noti. Non possiamo capire la sua persona e il suo insegnamento, se non conosciamo questo ambiente.
È in lui che i discepoli hanno riconosciuto il Messia promesso, benché la sua persona sembrò stoltezza per i pagani che non aspettavano alcun redentore, e scandalo per quelli che aspettavano il Figlio di Davide come liberatore e vincitore in questo mondo. Come potrebbe essere infatti liberatore colui che non è sceso dalla croce? Come potrebbe redimere il popolo colui che è stato ucciso in modo vergognoso da un potere straniero?
Gesù è il Nazareno, è il crocifisso: questi i due grandi argomenti contro la sua persona, contro il riconoscimento della sua missione di Messia e di Redentore.
3. Eppure, egli è risorto. È stato Dio stesso che ha superato ogni immaginazione umana, è stato lui che ha mostrato di essere padrone anche sopra la morte, è stato lui ed è lui per sempre quello che invita ogni essere umano alla risurrezione e alla felicità eterna. La risurrezione di Cristo quindi è il centro della storia. Essa illumina la nostra vita e dà una risposta definitiva alla questione di chi siamo noi uomini. Dà una risposta più bella e più grandiosa di quella che noi stessi potremmo inventare. Ci dà una vocazione e una dignità più grande di quella che potremmo attribuirci secondo la nostra immaginazione. Non siamo soltanto un prodotto del mondo materiale provvisto di interessanti capacità, bensì siamo delle persone immortali dal valore eterno. Siamo invitati da Dio Creatore a vivere nel suo amore e nella sua amicizia. Per lui non è troppo difficile giocare una partita personale simultanea con miliardi di persone umane di tutte le epoche. Rispetto all’infinito, anche il molto è troppo poco. Egli non è limitato dal tempo e dallo spazio.
Ai suoi occhi è preziosa ogni persona innocente uccisa, ogni bambino che soffre per la carestia, ogni malato e ogni sofferente. Per lui sono preziosi coloro che vengono percepiti del cosiddetto mondo sviluppato quasi come fossero un peso. Agli occhi di Dio è prezioso anche il peccatore. Non perché non ci sia differenza tra il bene e il male, bensì perché egli chiama tutti a tornare a casa e a convertirsi dopo la sofferenza dello smarrimento.
Qualsiasi avvenimento infausto ed esasperante accada nella storia delle singole persone, dei popoli o di tutta l’umanità, abbiamo un punto sicuro nel cosmo e al di là dell’universo. Con le parole di Archimede: “Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo”. Questo punto fermo è la risurrezione di Cristo. In questa certezza dobbiamo collocare la nostra vita, in questa fede e in questa carità dobbiamo professare con parole e fatti che siamo cristiani perché Cristo è risorto. Amen.