Polonia, un altro golpe bianco per eliminare gli oppositori
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Un clima di intimidazione che non si vedeva dai tempi del comunismo. Il governo Tusk, europeista, aumenta la pressione sugli oppositori conservatori, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo maggio. Cattolici nel mirino.

Le istituzioni europee, la cui miopia sta diventando leggendaria, si confermano assolutamente pavide, ignave e complici del governo di Varsavia presieduto dal liberale e pseudo democristiano Donald Tusk e delle sue vendette per via giudiziaria e a colpi di maggioranza dell’opposizione e dei leader del partito cattolico e conservatore PiS, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 18 maggio (primo turno) e 1 giugno (secondo turno).
Che il governo Tusk e la sua scompaginata coalizione politica che si è arroccata al potere, come abbiamo descritto su queste pagine, seppur sconfitta alle elezioni parlamentari del 15 ottobre 2023, avesse lo scopo principale di eliminare con ogni mezzo le opposizioni ed in particolare distruggere il partito PiS, fiaccare i centri di cultura cattolica e perseguire i cattolici (non inclini a mediazioni con le lobbies woke, relativiste, abortiste ed Lgbt), era stato chiaro sin dall’inizio del mandato. Dopo mesi terribili di repressione ingiustificata nei confronti di Chiesa cattolica, leader cattolici e organizzazioni religiose, descritta in più occasioni da La Bussola, le cui opere hanno il pregio di confrontarsi con la realtà, giudicarla e fecondarla con valutazioni e azioni ispirate alla Dottrina Sociale della Chiesa, dallo scorso metà febbraio anche la repressione politica si sta facendo molto simile a quella del passato regime comunista, con il beneplacito europeo.
Sarà un caso, ma da quando il 13 febbraio scorso il più grande sindacato polacco, “Solidarność”, ha appoggiato ufficialmente Karol Nawrocki, il candidato sostenuto dal partito conservatore di opposizione Diritto e Giustizia (PiS), alle elezioni presidenziali di quest'anno, dopo che lo stesso Nawrocki aveva firmato l’impegno a sostenere le tutele per i lavoratori e le famiglie, ad opporsi alle politiche climatiche dell'Ue e a rispettare i valori cristiani, il governo polacco ha dichiarato la guerra totale anche contro il proprio paese e le proprie radici civili, sociali e politiche. A criticare il governo Tusk si era messo anche l’autorevole l’Hudson Institute di Washington che il 17 febbraio aveva pubblicato un priprio report, intitolato When Democrats govern undemocratically: The case of Poland. L'Hudson Institute è un gruppo di orientamento repubblicano fondato nel 1961, tra i cui esperti figurano l'ex ministro britannico Tom Tugendhat e l'ex ambasciatrice statunitense all'Onu Nikki Haley, candidata alle ultime primarie presidenziali repubblicane.
Nel report si accusa il governo Tusk di non rispettare lo stato di diritto e l'Ue di essere stata selettiva nell'accusare i conservatori polacchi all'opposizione (PiS) mentre ora appare compiacente seppur, «da quando si è insediato, il governo Tusk ha adottato misure dubbie con il pretesto di ‘ripristinare la democrazia’, molte delle quali hanno una stretta somiglianza con quelle di cui ha accusato il governo del PiS». Secondo il think tank americano infatti, «da quando si è insediato nel dicembre 2023, il governo Tusk si è imbarcato in una campagna di legalizzazione e criminalizzazione delle differenze politiche, il cui obiettivo è garantire che il PiS non rappresenti mai più una seria sfida al suo potere», tagliando i finanziamenti pubblici al PiS, epurando ambasciatori e procuratori nominati durante governo precedente. Ebbene il 27 febbraio, la Procura generale del governo Tusk ha preso di mira l'ex premier polacco Mateusz Morawiecki (PiS/ECR), accusato di aver abusato della sua autorità per aver organizzato le cosiddette “elezioni via posta” all'inizio del 2020, al culmine dei primi divieti di circolazione a causa della epidamia da coronavirus.
Morawiecki, nominato presidente del partito Conservatore e Riformista Europeo (ECR) dal gennaio scorso, ha volontariamente rinunciato all'immunità in modo che i pubblici ministeri possano farlo testimoniare al più presto. Le richieste di persecuzione politica dei leader dell’opposizione ora non sembrano più fermarsi ed il 6 marzo il Parlamento polacco approvato la revoca dell'immunità parlamentare del leader del PiS Jarosław Kaczyński e dell'ex ministro della Difesa del governo guidato dal PiS, Mariusz Błaszczak, nonostante accuse risibili.
Il clima di intimidazione creato e sostenuto dal governo Tusk non si vedeva dai tempi del regime comunista. La situazione può solo peggiorare, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo maggio, dopo che i sondaggi iniziano a mettere in dubbio la vittoria del candidato del partito del primo ministro in carica e sindaco di Varsavia, l’abortista pro Lgbt Rafał Trzaskowski, visto che i due candidati conservatori e cattolici Sławomir Mentzen (Konfederacja) e Karol Nawrocki (PiS) potrebbero unire i propri consensi al secondo turno e superare agevolmente il 50% dei consensi. Sempre che i due candidati delle opposizioni potranno proseguire la sfida elettorale e non la concludano prematuramente in galera o nelle aule giudiziarie. Le istituzioni europee continueranno a tacere davanti alle incivili, illegittime ed antidemocratiche misure intraprese da Donald Tusk, del quale il Ppe dovrebbe vergognarsi, o invece Bruxelles interverrà a difesa della democrazia e dello stato di diritto? Purtroppo c’è da temere che la compiacenza ed il sostegno già visti nel colpo di Stato in corso a Bucarest, pur di evitare che il voto demoratico possa prevalere sui camintetti di potere, si ripeta anche a Varsavia.
Non a caso, i desideri depravati e l’obiettivo di scristianizzazione sociale della Polonia di Bruxelles, si stanno avverando: in una sentenza storica per le persone trans in Polonia, la Corte Suprema ha emesso lo scorso 4 marzo una risoluzione che dichiara che chi desidera cambiare il proprio sesso ufficialmente riconosciuto non ha più bisogno di coinvolgere i propri genitori nella causa. Finora le persone che volevano cambiare il proprio sesso dovevano citare in giudizio i propri genitori, anche se adulti. Questa pratica rendeva il processo più difficile per le persone coinvolte mentre l’8 marzo si è inauguata a Varsavia la prima clinica abortista privata “Abotak” (un portmanteau di “aborcja”, che significa aborto, e “tak”, che significa sì), dove si offre alle donne uno spazio per assumere pillole abortive e consigli su come interrompere la gravidanza, anche aiutando a organizzare e finanziare aborti chirurgici all'estero. Noi siamo per l’Europa e contro questo europeismo dal volto oppressivo e inumano.